9 maggio: W l’Europa!

, di Nicola Martini

9 maggio: W l'Europa!

“La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche. La Francia, facendosi da oltre vent’anni antesignana di un’Europa unita, ha sempre avuto per obiettivo essenziale di servire la pace. L’Europa non è stata fatta: abbiamo avuto la guerra […].”

Così iniziava la celebre dichiarazione Robert Schuman, Ministro degli Esteri della Quarta Repubblica francese, che il 9 maggio 1950 diede formale avvio alle trattative tra le diplomazie dei Sei Paesi fondatori che portarono, l’anno seguente, alla nascita della CECA, Comunità europea del carbone e dell’acciaio. Nell’economia della prima metà del novecento, infatti, con l’acciaio si producevano i cannoni, e con il carbone si facevano funzionare gli altiforni necessari per fondere l’acciaio usato dall’industria bellica: con l’intento di mettere sotto un comune controllo gli strumenti indispensabili per la guerra si cercava di imporre la pace tra gli Stati europei, che si erano così duramente combattuti nei decenni precedenti. Da questo ricordo, dunque, nasce la Festa d’Europa.

Già il fatto che si parli di un “processo di unificazione europea”, ovvero “di integrazione europea”, implica un giudizio storico: l’Europa si sta muovendo verso una maggiore unità, e non verso la divisione. Dopo oltre mezzo secolo di lento, ma costante, progresso delle Istituzioni che siamo stati in grado di creare in modo condiviso nel Vecchio Continente è tempo, di fare qualche bilancio. Nel 2007 ci sono state infatti due importanti ricorrenze: il cinquantenario dalla firma dei Trattati di Roma (che, istituendo la CEE e l’EURATOM, hanno posto le basi per l’attuale UE) ed il centenario dalla nascita di Altiero Spinelli.

L’Europa è una grande costruzione...

Oggi l’Europa ha una moneta, l’Euro, adottata da 15 paesi dell’Unione ed una sola Banca Centrale, che stabilisce i tassi di interesse per tutta l’area monetaria. L’Unione ha una sola politica commerciale e nel commercio mondiale si muove come un autentico unico attore.

Il Sole 24 ore ha riportato due importanti notizie sull’Europa economica. Nel 2007 l’Area-Euro (e quindi solo dei 15 Paesi di “Eurolandia”) ha superato il Prodotto interno lordo (PIL) degli USA, e lo ha prodotto utilizzando la metà dell’energia. E la notizia è la seconda, non la prima: l’Europa ha un modello di sviluppo orientato all’ambiente ed alla produzione di benessere in grado di consumare poca energia e salvaguardare le identità, culturali, sociali e linguistiche, dei popoli che in essa sono coinvolti.

L’Europa è una grande costruzione, si potrebbe dire una scommessa, che la generazione che ha combattuto la resistenza contro il nazifascismo lascia in eredità a quanti, per loro fortuna, non hanno conosciuto direttamente gli orrori dell’ultimo conflitto mondiale. C’è ancora molto da fare. Infatti tutti i problemi con i quali i cittadini europei si trovano di giorno in giorno a doversi confrontare hanno una dimensione continentale, o anche mondiale. Lo sviluppo economico, la tutela dell’ambiente, la pace, il terrorismo, la partecipazione dei cittadini alle grandi scelte del futuro e la democrazia internazionale non sono questioni che possono essere efficacemente affrontate e risolte in ambito nazionale.

...ma ancora mancano un Ministro degli Esteri, un Ministro dell’Economia, un Ministro dell’Energia...

Oggi vale la condizione che Immanuel Kant, il grande filosofo di Königsberg, scrisse nel saggio “Per la Pace Perpetua” che gli esseri umani sarebbero stati pronti per l’instaurazione di un pace perpetua, intesa non come momentanea assenza delle guerre, ma come loro materiale impossibilità, nel momento in cui una qualsiasi violazione del diritto, compiuta da qualunque uomo in qualunque parte del mondo, sarebbe stata percepita da ogni altro uomo in ogni altra parte del mondo come una violazione commessa sul proprio suolo natio ad un proprio diritto. A queste violazioni si sarebbe potuto rispondere con un “libero federalismo di popoli”, ovvero una Federazione mondiale, in grado di garantire il “progresso” del genere umano.

All’Europa, per rispondere ad una tale domanda di tutela del diritto dell’uomo, mancano ancora molte cose. Manca un Ministro degli Esteri europeo, in grado di far sentire nel mondo la voce del popolo europeo, manca un Ministro dell’Economia, che si affianchi alle scelte della Banca Centrale proponendo anche un modello di sviluppo per il nostro Continente, affiancando quindi alla “fredda” regolazione monetaria dei flussi finanziari il “cuore” delle grandi scelte per il futuro. Manca un Ministro dell’Energia europeo, che sia in grado di affrontare la penuria delle fonti di energia e possa promuovere veramente l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili.

...in definitiva sono necessari un Governo europeo e una Costituzione europea, democratica e federale

In definitiva è necessario un autentico Governo europeo, con un Presidente della Commissione eletto dal Parlamento europeo sulla base degli esiti delle elezioni europee, in linea con tutti i democratici sistemi parlamentari attualmente in funzione. Serve quindi, dopo i progressi che il Trattato di Lisbona introdurrà – in termini, ad esempio, di efficienza decisionale, collegamento democratico tra gli organismi comunitari – nelle nostre Istituzioni comunitarie raccogliendo quasi completamente le proposte del cd. “Trattato Costituzionale”, una vera Costituzione europea, democratica e federale, che possa scolpire le norme fondamentali dell’esplicarsi della democrazia tra gli Stati dell’Unione. Questo era il progetto di Altiero Spinelli, che lui non ha potuto vedere realizzato durante la sua vita. Sta a noi, giovani cittadini europei, imparare dai suoi insegnamenti, raccogliere le forze e proseguire in questo percorso ben sapendo che per questo non riceveremo onori e monumenti, e nessuno intitolerà strade alla nostra opera.

I politici, in fin dei conti, pensano alle prossime elezioni; gli statisti, invece, pensano alle prossime generazioni.

Immagine: La firma dei Trattati di Roma nel 1957.

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