Prima i fatti, poi le opinioni. Atteniamoci ad un’antica massima del giornalismo e partiamo dai fatti. In giugno il Parlamento italiano, accogliendo le istanze dei movimenti europeisti e federalisti, propone la convocazione di Assise interparlamentari sull’avvenire dell’Europa e chiede che il semestre di presidenza italiana dell’UE abbia un carattere costituente. Il 7 agosto si insedia a Roma il Comitato per il semestre di presidenza italiana. In quell’occasione il Presidente Letta annuncia un ambizioso programma per far diventare il 2014 «un grande anno dell’Europa in Italia». In settembre verrà diffuso il bando per il logo del semestre e soprattutto verrà proposto un dibattito in Parlamento per definire le linee programmatiche del semestre. In ottobre, a Milano si terrà il vertice Europa - Asia (ASEM), che dovrebbe, tra l’altro, far da volano all’Expo 2015.
In autunno verrà inoltre lanciata una grande consultazione pubblica per coinvolgere, anche via web, forze sociali, movimenti, associazioni, cittadini nella elaborazione del programma del semestre. Infine, il Comitato ha accolto la proposta del Parlamento italiano di convocare a Roma le Assise interparlamentari, sull’esempio di quelle che si tennero sempre a Roma nel 1990 dopo la caduta del Muro ed in vista degli accordi che portarono al Trattato di Maastricht.
Se fossimo un Paese serio, ci sarebbero concreti motivi per prendere per buone tanto le decisioni quanto le intenzioni del Parlamento e del Governo. Purtroppo in Italia, per dirla con Ennio Flaiano, la situazione è sempre grave, mai seria. I provvedimenti di politica economica, in particolare sull’IMU, e poi la condanna definitiva di Berlusconi da parte della Cassazione, con la conseguente discussione sulla sua decadenza da senatore, hanno dato la stura ad una serie di ipotesi che vanno dalla caduta del Governo fino a nuove elezioni in autunno o in primavera.
Si aggiunga che in questa campagna elettorale permanente i conflitti non sono solo tra le forze politiche, ma anche al loro interno: tra falchi e colombe nel PDL, tra le varie correnti e personalità nel PD. Si ha così l’impressione di assistere ad una guerra di tutti contro tutti, che coinvolge anche i partiti di opposizione e che umilia le istituzioni.
L’instabilità politica ha già prodotto i suoi primi effetti sul fronte finanziario con l’aumento dei tassi sui titoli del debito pubblico. Non a caso la Spagna per qualche giorno ha ottenuto uno spread più vantaggioso rispetto all’Italia. A livello europeo non sono certo mancati i campanelli d’allarme sia da parte della BCE che da parte della Commissione. Ancor più pressanti risultano gli appelli delle forze economiche e sociali, che vedono vanificare i germi della ripresa a causa della irresponsabilità della classe politica. È facile infine immaginare con quale angoscia segua queste vicende il nocchiero, non di rado solitario, che risiede al Quirinale.
Come abbiamo scritto più volte, le fibrillazioni del nostro Paese non hanno conseguenze solo interne. Ad esempio, possiamo dar quasi per certo che il precipitare della situazione italiana avrebbe favorito l’affermazione del partito euroscettico Alternative für Deutschland nelle recenti elezioni tedesche. I federalisti non possono dimenticare che l’Italia è stata spesso in bilico tra l’essere uno Stato protagonista del processo di unificazione europea e promotore di alcuni importanti avanzamenti e, d’altro lato, un paese sull’orlo del baratro, capace, anche per il suo peso economico e demografico, di rappresentare una minaccia per l’intero continente.
Che fare in questa condizione non certo inusuale? In primo luogo lottare contro le forze irresponsabili che in simili momenti di crisi trovano il migliore ambiente per prosperare. In secondo luogo seguire il precetto kantiano: compiere il nostro dovere come se (als ob) alla fine dovesse prevalere il buon senso e quell’ambizioso programma di fare del 2014 «un grande anno dell’Europa in Italia» dovesse realizzarsi. Ben sapendo che alcune cose non dipendono da noi, ma altre invece dipendono solo da noi: costituire comitati per la Federazione europea, batterci per creare le condizioni per il lancio dell’Iniziativa dei Cittadini Europei sul Piano di Sviluppo, promuovere la costituzione di intergruppi federalisti nei consigli regionali, prendere contatto con le sezioni nazionali e locali dell’UEF per dare un respiro sempre più sovranazionale alla campagna federalista. Le Assise sono un’occasione troppo importante perché noi ci mettiamo ora a scommettere sulla probabilità che vengano convocate invece che adoperarci col massimo vigore per creare, in Italia ed in Europa, un vasto schieramento di forze in grado di assicurare il loro successo.
Non molto tempo prima della morte di Spinelli uno dei tanti euroscettici aveva preconizzato il fallimento della sua ultima battaglia. Altiero gli rispose che andava alle corse dei cavalli non come uno spettatore, ma come un fantino desideroso di lottare e di vincere. Nei prossimi mesi dobbiamo essere tutti fantini.
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