Bien Joué, M. Hollande!

, di Jacopo Barbati

Bien Joué, M. Hollande!

Le dichiarazioni del Presidente della Repubblica francese, François Hollande, a favore di un “Governo economico” e di un’“Unione politica” europea giungono al momento giusto nel posto giusto. Che sia la volta buona?

Il momento giusto

Il 2013 avrebbe dovuto segnare il periodo della svolta, del rilancio dopo gli ultimi, tragici anni di crisi economica e sociale. Invece anche i più ottimisti hanno dovuto arrendersi all’evidenza dei fatti: a parte qualche timido segno di ripresa, l’uscita definitiva dalla crisi pare ancora lontana.

Esiste un gruppo di Paesi che condividono una moneta unica ma non esiste un Governo unico che possa amministrare le politiche economiche e sociali di questo gruppo di Paesi. Una contraddizione in termini troppo grande da non essere colta. Il Movimento Federalista Europeo parla di “Federazione europea” (oppure di “Stati Uniti d’Europa”) da ben settant’anni, ossia dalla sua fondazione. Il suo fondatore, Altiero Spinelli, ne parlava addirittura due anni prima: infuriava la Seconda Guerra Mondiale, e la stavano vincendo i tedeschi. Gli Stati Uniti d’Europa avrebbero garantito la Pace.

Messaggio recepito, fino a giungere all’incompleta Unione europea odierna. Oggigiorno la Pace (perlomeno all’interno dei confini europei) non è più l’obiettivo principale, ma il messaggio federalista è rimasto sempre attuale: unirsi o perire, economicamente parlando.

Possiamo quindi dire che Hollande – così come i vari Merkel, Sarkozy (che insieme presentarono, nel 2011, una proposta per un Governo economico per l’Europa, ma con scarsa convinzione), Letta (rimanendo a coloro che rappresentano i “pesi massimi”; la lista sarebbe molto più lunga), che più o meno recentemente hanno parlato di “Federazione europea” – ha fatto la classica “scoperta dell’acqua calda”. Meglio tardi che mai, comunque, considerando che i tempi sono grami e la svolta è necessaria.

Il posto giusto

Ciò che conferisce particolare importanza ai proclami federalisti di Hollande è l’occasione utilizzata per tali annunci: la conferenza stampa semestrale dell’Eliseo, al termine del primo anno di mandato e in previsione del secondo. Le intenzioni sono a tutti gli effetti “ufficiali”, quindi.

Inoltre, tali aperture segnano una discontinuità nella politica estera di Hollande, che è parsa finora più vicina al nazionalismo di De Gaulle che all’europeismo di Delors (del quale Hollande è stato “allievo”).

Il programma di rafforzamento europeo di Hollande si articola in quattro punti: un Governo economico per l’Eurozona, un piano per l’occupazione giovanile, una Comunità Europea per l’energia, e infine una “nuova unione politica” (gli Stati Uniti d’Europa?), con la spinta propulsiva della Francia. Poco è stato detto su come effettivamente arrivare a questa unione politica e possibilmente alla Federazione europea: dentro o fuori dai Trattati? E con chi?

A questo punto non rimane che aspettare le reazioni dei partner storici di Parigi, Berlino in primis. Le affermazioni di Hollande, per quanto vaghe, possono e devono segnare una svolta per la Storia dell’Europa. La Federazione europea non è un capriccio di un gruppo di utopisti, è una necessità. Pare che ora in molti l’abbiano capito.

Fonte immagine Commons.wikimedia

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