Cartesio non frequenta il Justus Lipsius

, di Pier Virgilio Dastoli

Cartesio non frequenta il Justus Lipsius

I capi di Stato e di governo dei paesi membri dell’Unione europea hanno partecipato pochi giorni fa a Bruxelles alla riunione del Consiglio europeo, ma alcuni di essi avevano già discusso degli stessi temi nel tradizionale incontro delle famiglie politiche europee: i popolari, i socialisti ed i liberali che sono al governo in coalizioni talvolta multicolori ed a geometria differenziata nei paesi membri.

Fra gli incontri delle famiglie politiche e la riunione dei capi di Stato e di governo esiste uno strano rapporto perché spesso i leader politici tessono la sera una tela europea che viene disfatta dai governi o piuttosto dalle diplomazie nazionali nelle conclusioni del Consiglio europeo. E’ del resto noto agli addetti ai lavori che il progetto di conclusioni del Consiglio europeo è preparato dalla presidenza di turno con largo anticipo rispetto alla riunione al Vertice e che il progetto viene sottoposto ad un esame puntiglioso da parte dei rappresentanti permanenti prima di essere sottoposto al vaglio dei ministri degli esteri nella riunione che precede quella del Consiglio europeo.

... il Palazzo del Consiglio a Bruxelles dedicato a Joost Lips che seppe mescolare astuzia e frode nella via mediana tra politica e morale ...

Come molti sanno, il Consiglio europeo si riunisce da alcuni anni nel Palazzo del Consiglio a Bruxelles che ha preso il nome dall’umanista fiammingo Joost Lips vissuto nella seconda metà del sedicesimo secolo fra il natio Belgio, la Francia e la Germania insegnando prima presso i calvinisti e conciliandosi poi con i gesuiti in un ribaltone dovuto ad un suo personale adattamento alle circostanze. Discusso filosofo del diritto, cercò una via mediana fra la politica e la morale giustificando – dicono i suoi detrattori – l’astuzia e talvolta la frode in un prudente compromesso con la virtù.

Di una generazione più giovane è invece, come è noto, il filosofo-scienziato Cartesio nato alla fine del sedicesimo secolo conosciuto ai più per la chiarezza e la coerenza della sua esposizione filosofica, inizialmente sottoposta a censura dalla Chiesa Cattolica della contro-riforma.

E’ probabile che i capi di Stato e di governo dei paesi membri dell’Unione europea non abbiamo compulsato né il Politicorum sive civilis doctrinae libri sex di Joost Lips né il Discours sur la méthode di Cartesio prima di concordare la loro posizione sulle conseguenze del nil irlandese.

Le conclusioni alle quali essi sono giunti meritano tuttavia una riflessione attenta se si vuole (se i governi vogliono) analizzare le cause del nuovo freno al processo di integrazione europea e cercare una soluzione che eviti in futuro risultati uguali a quelli verificatisi alcuni giorni fa in Irlanda ma in passato in Francia, nei Paesi Bassi, ancora in Irlanda ed inizialmente in Danimarca.

Sappiamo che i governi dei paesi membri hanno unanimemente concordato alla fine del 2001 che il Trattato di Nizza – da essi approvato un anno prima – non era la risposta adeguata per permettere all’Unione di prendere le decisioni «nel modo più trasparente possibile e il più vicino possibile ai cittadini» Per questa ragione è stato avviato (o si è tentato di avviare) un dibattito pubblico e poi una discussione istituzionale che ha avuto come protagonista una convenzione composta non di funzionari e banchieri ma di deputati europei e nazionali nonché di un gran numero di ministri degli esteri dei paesi membri.

Le technicalities istituzionali proposte dalla Convenzione prima, accolte dalla Conferenza intergovernativa nel testo del Trattato costituzionale del 2004 ed innestate da una seconda conferenza intergovernativa nel Trattato di Lisbona del 2007, sono state unanimemente considerate indispensabili per consentire all’Unione di agire con efficacia e con metodo democratico in una serie di politiche a dimensione europea (energia, immigrazione, competitività, sicurezza esterna ed interna…) che sfuggono al potere di intervento degli Stati nazionali ma anche per evitare i rischi di un’errata interpretazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità, allo scopo di rispondere con atti concreti ai bisogni ed ai problemi dei cittadini europei.

Con un compromesso reso necessario da contrapposte visioni sul futuro dell’Unione europea, il Trattato di Lisbona è stato sottoposto alle ratifiche nazionali e le discussioni che hanno preceduto l’accettazione nei diciannove parlamenti che lo hanno votato hanno sottolineato i vantaggi che ciascuno di noi potrà trarre dall’Unione europea rinnovata e l’opportunità che il nuovo sistema entri in vigore prima delle elezioni europee che avranno luogo nella primavera del 2009.

Il NIL (no in gaelico, n.d.r.) irlandese rinvia nella migliore delle ipotesi di molti mesi l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona che nessuno vuole, per ora, rinegoziare, ma al NIL dovrà seguire un TA (sì in gaelico, n.d.r.)espresso in un nuovo referendum, poiché i sondaggi ci dicono che l’80% degli irlandesi vogliono restare nell’Unione europea.

... in Europa vi è una diffusa critica dei cittadini verso l’Unione considerata sorda e lontana ...

Secondo i governi, esiste tuttavia in Europa una diffusa critica dei cittadini verso l’Unione che è considerata lontana e incapace di rispondere alle loro domande. La risposta dei capi di Stato e di governo appare come l’uovo di Colombo: una soluzione insospettatamente semplice ad un problema apparentemente impossibile. Il Consiglio europeo invita se stesso, il Consiglio dei Ministri, la Commissione europea ed il Parlamento europeo e le altre istituzioni a adottare con urgenza le decisioni che si impongono a livello europeo.

Di fronte alla soluzione prospettata dal Consiglio europeo, sorge spontaneo un dubbio:
 o le technicalities del trattato di Lisbona sono astruse ed inutili preziosità istituzionali perché l’assenza di decisioni concrete è stata la conseguenza sino ad ora di insufficiente o inesistente volontà politica. In questo caso, si lasci cadere il complicato testo firmato nella capitale portoghese e ci si impegni finalmente a dare ai cittadini le risposte concrete che essi si attendono.

... Cartesio non frequenta il Justus Lipsius ...


 o le technicalties rappresentano l’indispensabile razionalizzazione del sistema europeo per renderlo più efficiente e più democratico. In questo caso le promesse dei capi di Stato e di governo rischiano di impantanarsi in meccanismi inefficaci, elitari e burocratici con la conseguenza di un aumento della disaffezione popolare che si potrebbe manifestare clamorosamente alle elezioni europee nel 2009.

Per ora, Cartesio non frequenta il Justus Lipsius

Fonte dell’immagine: World Wide Web

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