Deficit Democratico ed elezioni nazionali

, di Francesco Nicoli

Deficit Democratico ed elezioni nazionali

Per sanare il deficit democratico dell’Unione Europea e avvicinare le istituzioni ai cittadini sono naturalmente necessarie grandi riforme, una revisione complessiva dei trattati, e un rafforzamento del ruolo del Parlamento Europeo. Un processo, insomma, che può durare (e durerà) svariati anni, forse un decennio.

Dobbiamo rassegnarci, nel frattempo, ad un’Europa non democratica? Dobbiamo continuare a regalare consenso politico per un decennio ai partiti antieuropeisti e nazionalisti?

La risposta, naturalmente, è negativa. Ci sono enormi progressi che possono essere fatti indipendentemente da un cambio dei trattati. Alcune opportunità sono a livello Europeo, come l’elezione parlamentare (e politica) della Commissione Europea: una decisione in mano ai partiti politici del continente. Altre opportunità invece riguardano gli stati nazione stessi, e soprattutto i loro governi. L’imminenza delle elezioni italiane, a questo riguardo, ci induce ad avanzare una proposta.

Uno degli organismi meno trasparenti e democratici dell’Unione, infatti, è il Consiglio dell’Unione europea, o semplicemente Consiglio. Quello che pochi sanno è che il Consiglio (di fatto il “Senato” dell’UE) è una istituzione a geometria variabile. Geometria variabile orizzontalmente nella misura in cui riunisce, a seconda dell’oggetto di discussione, l’insieme dei Ministri nazionali competenti. Ma soprattutto, il Consiglio ha una geometria variabile anche verticalmente. I ministri, infatti, nella maggior parte dei casi non fanno che sancire l’accordo raggiunto, o limare i dettagli su cui non vi è accordo. Ma la gran parte dei negoziati (e del processo di voto) avviene a livello inferiore, nel cosiddetto Comitato dei Rappresentanti Permanenti (COREPER).

Il COREPER è un’istituzione dai grandi poteri, la vera “Seconda Camera” dell’Unione. È al suo interno che avviene la maggior parte del processo negoziale tra stati membri riguardo ogni nuova proposta legislativa, ed è sempre questa istituzione che negozia con l’altra Camera dell’Unione, il Parlamento Europeo, i dettagli della legislazione ordinaria. Ma a differenza del Parlamento Europeo (i cui membri sono eletti a suffragio universale) il COREPER non è affatto eletto. Riunisce infatti gli “ambasciatori” degli Stati Membri, nominati dai governi dei rispettivi Paesi non necessariamente in maniera trasparente - e tantomeno democratica.

Una gran parte del deficit democratico dell’UE potrebbe quindi essere cancellato, a livello di ogni singolo stato membro, semplicemente cambiando le procedure di selezione dei Rappresentanti Permanenti che siedono in Consiglio. Ad esempio, gli stati desiderosi di sanare il deficit democratico potrebbero vincolare la posizione di Rappresentante Permanente alle elezioni nazionali, ad esempio rinnovando la posizione ogni quattro – cinque anni in seguito al voto e scegliendo i rappresentanti dai ranghi della maggioranza parlamentare. Questo sarebbe anche il modo più corretto di portare i Parlamenti nazionali a influire direttamente sul processo democratico dell’UE, in un modo molto più diretto ed efficace che tutte le procedure di consultazione studiate e poi istituzionalizzate nel Trattato di Lisbona.

In un secondo momento, la posizione potrebbe perfino diventare elettiva, sanando del tutto il deficit democratico dell’Unione. Il Consiglio si trasformerebbe progressivamente, in questo modo, in una vera “Seconda Camera” completamente democratica; e tutto questo, senza toccare una virgola dei trattati, poiché le procedure di selezione dei rappresentanti permanenti sono di stretta competenza nazionale. A ben vedere, una simile soluzione non necessita nemmeno di un accordo tra Paesi: gli stati membri intenzionati a favorire i propri cittadini, sanando il deficit democratico per il loro Paese, possono procedere cambiando la procedura di selezione autonomamente.

Per questo rivolgiamo un invito al prossimo governo italiano: lasci che il nuovo Parlamento elegga tra le fila della maggioranza parlamentare i nuovi rappresentanti permanenti; saranno l’Italia, l’Europa ma soprattutto i cittadini stessi a beneficiarne più di ogni altro.

1. Questo articolo è inizialmente apparso sul PARMAEUROPA - il Blog della GFE Ducale

2. Fonte immagine Flickr

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