I nemici dell’Europa federale

Risposta a Gianni Baget Bozzo sul futuro d’Europa

, di Nicola Vallinoto

I nemici dell'Europa federale

Con questa lettera vorrei replicare alle provocazioni di Gianni Baget Bozzo pubblicate su La Stampa del 23 ottobre nell’articolo «In morte dell’Europa federale». Vorrei smentire la tesi di fondo indicata chiaramente nel titolo dell’articolo e, in particolare, alcune valutazioni che ritengo infondate e senza alcun riscontro con la realtà.

La prima è che la «globalizzazione del mondo ha posto fine alla federazione europea come entità superiore agli stati.» E’ vero, semmai, il contrario. La globalizzazione, soprattutto economica, ha posto le condizioni per l’affermazione della democrazia aldilà dei confini dello Stato nazionale. Infatti stanno nascendo in tutte le regioni del mondo istituzioni sovranazionali: esempi concreti, Unione europea a parte, sono l’Unione africana e il Mercosur. Tali istituzioni rappresentano entità superiori agli Stati nazionali che, anche per le loro dimensioni, non sono in più in grado di affrontare le sfide poste dalla globalizzazione. Si tratta di

... la globalizzazione, soprattutto economica, ha posto le condizioni per l’affermazione della democrazia aldilà dei confini dello Stato nazionale ...

un processo in evoluzione che ridisegna i contorni della geopolitica mondiale e ristruttura il potere mondiale.

L’integrazione europea è, anch’essa, un processo in divenire che, tra alti e bassi, ha portato l’Ue ad allargarsi dai sei paesi fondatori agli attuali ventisette. Sebbene si possa affermare che l’obiettivo della federazione europea non sia all’ordine del giorno nell’agenda politica europea è, anche, vero che di strada ne è stata fatta, e non poca, se pensiamo all’istituzione del Parlamento europeo, primo esempio nella storia di parlamento sovranazionale, e alla moneta unica che ha sostituito monete nazionali forti come il franco francese e il marco tedesco. Siamo in mezzo al guado ma non possiamo certo dire che l’idea federale sia stata definitivamente abbandonata.

... il NO francese è da considerarsi per lo più europeista ...

La seconda affermazione banalmente falsa è che «il referendum francese e poi quello olandese hanno rigettato l’idea che l’Europa dovesse avere una Costituzione, un inno e una bandiera.» Il NO francese non fu un rifiuto alla Costituzione in quanto tale. Fu, piuttosto, una critica feroce su alcuni contenuti del testo ed esprimeva la richiesta di avere più Europa sociale e non, certo, meno Europa politica. Se escludiamo piccole minoranze della destra, legata al Fronte Nazionale, e della sinistra nazionalista il NO francese è da considerarsi, per lo più, europeista.

La terza affermazione mendace è che «l’Europa federale è morta a Lisbona» dove è caduta «l’idea di una Ue come uno Stato sopra gli Stati». In realtà l’Europa federale, come obiettivo di riferimento del trattato, è stata esclusa nel febbraio 2003, durante i lavori della Convenzione europea, e non pochi giorni fa nella capitale portoghese. L’opzione federalista sostenuta dal Presidente della Convenzione, Giscard D’Estaing, fu respinta dai veti dei governi inglese, spagnolo e italiano allora rappresentato dall’ex Ministro degli Esteri Gianfranco Fini, che a tal fine presentò un emendamento abrogativo.

... l’Europa federale non è nei trattati, ma è chiara la fine che spetta ai suoi nemici ...

L’antieuropeismo del precedente governo, di cui Baget Bozzo fu un portavoce di rilievo, non fu un’invenzione mediatica ma poggiava su solide basi che l’intervento al Parlamento europeo dell’ex presidente del Consiglio, in occasione della presentazione del semestre europeo a guida italiana, suggellò con la vergognosa figura nei confronti di tutti gli eurodeputati, chiamati turisti della democrazia, e del capogruppo socialista Schultz, denominato kapo’. Ed anche il filoamericanismo del governo Berlusconi non poteva trovare migliori alleati di Blair e Aznair con i quali non solo votò contro l’Europa federale ma giunse a dividere l’Europa appoggiando gli Usa nella guerra contro l’Iraq nonostante le rispettive popolazioni avessero dimostrato la propria contrarietà nelle manifestazioni del 15 febbraio 2003. Il sostegno alla guerra irachena unito all’antieuropeismo sono state tra le cause della mancata rielezione dei tre leader nei rispettivi paesi. E la stessa sorte è toccata pochi giorni fa all’antieuropeo e filoamericano Kaczynski.

... l’idea di un’Europa federale quale alternativa al nazionalismo, è viva e vegeta ...

Nonostante l’Europa non sia ancora federale ed abbia poteri limitati continua ad esercitare una forza di attrazione straordinaria nei confronti dei Paesi che non ne fanno parte oltre ad orientare le politiche dei Paesi membri e punire elettoralmente quei governanti che si muovono perseguendo l’esclusivo interesse nazionale. Nonostante l’orazione funebre di Gianni Baget Bozzo l’idea di un’Europa federale, quale alternativa al nazionalismo, sia esso di destra che di sinistra, è viva e vegeta e il voto dei cittadini polacchi, e dei giovani in particolare, ne è solo l’ultima dimostrazione.

Tuoi commenti
  • su 10 novembre 2007 a 11:17, di Matteo, pensatore di traverso In risposta a: I nemici dell’Europa federale

    L’articolo di Badget Bozzo è una lettura miope del trattato di Lisbona. Evidentemente la sua analisi è piena di pregiudizi. Vorrei tuttavia sottolineare alcuni punti, Nicola, da te citati. Sulla questione della globalizzazione: è vero che le forme sovranazionali stanno prendendo piede, ma ciò vale soltanto per gli stati che mancano della massa critica sufficiente. I paesi grandi non hanno bisogno di federarsi per essere ascoltati. In secondo luogo, il referendum. I due elementi citati sono state entrambe cause importanti, ma penso che la confusione abbia in ogni modo prevalso, così come il vote sanction contro chirac, vera causa della bocciatura. In aggiunta, l’espressione «federale» è uscita dal vocabolario ufficiale della Comunità sin da Maastricht, ovvero da quando si è iniziato a fare i conti con una vera prospettiva politica e la retorica ha lasciato spazio al realismo. Infine, sui tre antieuropeisti che hai citato, Blair, Berlusconi e Aznar, c’è una grave imprecisione. Blair era impopolare, ma ha scelto di dimettersi. Nessuno glielo lo ha imposto: né il partito né l’elettorato. Aznar era popolarissimo in Francia. Ha scelto di non ricandidarsi. Zapatero ha vinto per gli attentati di Madrid, anche se dopo ha rafforzato il suo consenso. Su Berlusconi, quantomeno ha pareggiato le elezioni, dopo un formidabile recupero. Anche i Kacinski non sono stati sconfitti, anzi i loro seggi alla dieta sono aumentati. Sono stati i loro alleati a scomparire politicamente. Purtroppo scettici e antieuropeisti sono molto diffusi.è un’amara, quanto realista costatazione... Non serve discutere di formule(federale-confederale-intergovernativa): quello che serve è un’Europa politica!!!!

  • su 10 novembre 2007 a 20:56, di Nicola In risposta a: I nemici dell’Europa federale

    Ciao.

    Siamo d’accordo sulla lettura miope del trattato di Lisbona.

    Ma veniamo ai punti da te sollevati.

    1) la questione della globalizzazione e i paesi che non hanno bisogno di federarsi: come ho già detto si tratta di un processo in evoluzione ovvero di una tendenza. E’vero che per il momento paesi come gli Stati Uniti d’America e come la Cina non ammettono limitazione della propria sovranità (anche se gli stessi Stati Uniti si sono arresi davanti al pantano iracheno) ma è anche vero che i processi di integrazione regionale continuano a crescere in tutti i continenti. Ti faccio due esempi recenti in Africa e in SudAmerica: l’Eac (East African Community) ha deciso, nel mese di settembre 2007, di dotarsi di una moneta unica e di approdare all’integrazione doganale entro il 2012. Il progetto politico prevede la creazione di un parlamento quale primo passo per la federazione dell’area. A fine anno l’Unasur (Unione delle nazioni del sud America), organizzazione sovranazionale, unirà le due organizzazioni esistenti nel continente: il Mercosur e la Comunità Andina. Tra gli obiettivi: una moneta unica, la creazione di un mercato, la libera circolazione da Caracas alla Terra del Fuoco. Come vedi si tratta di un processo in evoluzione. E presto o tardi anche i paesi più riluttanti dovranno arrendersi a questa tendenza.

    2) sull’opzione federale: ti confermo che durante la convenzione europa c’è stato uno scontro sulla parola federale ma hanno vinto gli oppositori (i governi inglese, spagnolo ed italiano) grazie, soprattutto, al potere di veto.

    3) Sul trio antieuropeo e filoamericano: ripeto che le decisioni in politica estera hanno fatto si che tutti non siano stati confermati, vuoi perchè non si sono ricandidati (da buoni politici si erano accorti di aver perso il sostegno della propria gente) vuoi perchè sono stati sconfitti alle elezioni. Berlusconi, nonostante stia ancora ricontando le schede e la pessima legge elettorale approvata per impedire la governabilità, ha perso le elezioni. Su Kaczynski ti invito a leggere il commento politico di Limes —> http://limes.espresso.repubblica.it/2007/10/24/chi-vince-chi-perde-in-polonia/?p=293

    [..]nel nuovo Parlamento la PO avrà 209 seggi e il PIS 166 seggi, in Senato la PO conterà 60 rappresentanti e il PIS 39 seggi. Il PIS ha perso nonostante la sua incredibile determinazione e l’invidiabile energia del suo leader, perché dalle sue roccaforti della Polonia orientale non ha conquistato il resto del paese[..]

    Il PO è la piattaforma civica (Platforma Obywatelska) di Tusk, passata dai meno di 3 milioni di voti (pari al 24,1% dei voti) del 2005 agli attuali 6,7 milioni (41,5%). Mentre il PIS è il partito di Jaroslav Kaczynski che ha perso anche per il suo antieuropeismo nazionalista.

    4) sull’EUropa politica: non possiamo permetterci di restare nel vago. Così si fa il gioco dei nemici dell’Europa federale. Quello che serve è parlare chiaro: senza un governo federale europeo e una Costituzione federale l’Europa e gli europei non hanno futuro!

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