La primavera della democrazia nel mondo arabo. Per un processo federativo in seno alla Lega Araba.

Comunicato del Movimento Federalista Europeo

, di Movimento Federalista Europeo

La primavera della democrazia nel mondo arabo. Per un processo federativo in seno alla Lega Araba.

Dopo la caduta dei regimi fascisti nell’Europa mediterranea, in America latina e in Asia e di quelli comunisti nella ex Unione Sovietica e’ giunto il momento del risveglio dei popoli arabi.

I governi dell’Unione europea e degli Stati Uniti sono stati colti di sorpresa dal moto spontaneo delle masse popolari che hanno invaso le piazze delle citta’ dell’Africa del nord e del Medio Oriente.

In nome della stabilita’ internazionale hanno appoggiato fino all’ultimo i vecchi regimi oppressivi e corrotti di Tunisia ed Egitto e ne hanno accolto la caduta con disappunto.

Il sistema internazionale, con il declino degli Stati Uniti e l’assenza dell’Europa, non sembra avere le risorse economiche e di potere ne’ la visione politica per influire positivamente sugli avvenimenti in corso e per orientare la transizione alla democrazia.

I dirigenti politici europei percepiscono il movimento dei popoli che si vogliono liberare dall’oppressione dei loro governi solo in termini di sicurezza e propongono solo di inviare poliziotti a presidiare le coste.

E’ questa l’Europa che non vogliamo – afferma Lucio Levi, Presidente del Movimento Federalista Europeo - : l’Europa fortezza che si chiude in se stessa, che esibisce il volto odioso della xenofobia, che esclude la Turchia perche’ islamica.

Il progetto dell’Unione per il Mediterraneo e’ fallito. L’area di libero scambio progettata per il 2010 non si e’ realizzata ne’ i governi europei hanno onorato l’impegno a interrompere la cooperazione economica con i paesi che non rispettano i diritti umani.

La Lega araba rimane il potenziale veicolo di un processo di integrazione regionale, che l’UE avrebbe potuto incoraggiare, come hanno fatto gli Stati Uniti con l’Europa quando hanno lanciato il Piano Marshall, condizionando l’erogazione degli aiuti alla formulazione di un piano di ricostruzione concertato in comune.

Lo spauracchio dell’estremismo islamico, agitato dai governi dell’Occidente per giustificare il sostegno ai regimi autoritari, appartiene a una logica del passato, che non tiene conto dello sviluppo economico, della modernizzazione sociale e della secolarizzazione in corso nella regione.

All’avanguardia del movimento ci sono i giovani, i quali, malgrado la buona istruzione, sono penalizzati dall’esclusione dal mercato del lavoro. Hanno usato i nuovi mezzi di comunicazione ai fini della mobilitazione, sostituendosi ai partiti e alle altre organizzazioni della politica tradizionale. Le inconsuete dimensioni della rivoluzione mostrano che il mutamento economico e sociale, sviluppatosi sull’onda della globalizzazione, richiede in modo imperativo cambiamenti politici e istituzionali.

La transizione alla democrazia sara’ un percorso lungo e insidioso. Tanti anni di governi autoritari hanno distrutto le strutture associative essenziali perche’ le elezioni possano aprire la strada a un governo democratico: partiti politici, sindacati indipendenti, associazioni della societa’ civile.

La transizione avra’ successo se saranno elaborate le norme costituzionali che assicurino la formazione di uno spazio pubblico dove il dibattito politico e la selezione dei leaders possano avvenire in modo libero e trasparente. Su queste basi potra’ risorgere il panarabismo all’insegna della solidarieta’ tra popoli che hanno scelto la liberta’ e la vogliono difendere costruendo istituzioni comuni e avviando un processo federativo in seno alla Lega araba.

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  • su 25 febbraio 2011 a 17:00, di Luca Alfieri In risposta a: La primavera della democrazia nel mondo arabo. Per un processo federativo in seno alla Lega Araba.

    Ho alcune riserve su alcune parti del testo.

    In particolare questa parte:

    "Lo spauracchio dell’estremismo islamico, agitato dai governi dell’Occidente per giustificare il sostegno ai regimi autoritari, appartiene a una logica del passato, che non tiene conto dello sviluppo economico, della modernizzazione sociale e della secolarizzazione in corso nella regione. All’avanguardia del movimento ci sono i giovani, i quali, malgrado la buona istruzione, sono penalizzati dall’esclusione dal mercato del lavoro. Hanno usato i nuovi mezzi di comunicazione ai fini della mobilitazione, sostituendosi ai partiti e alle altre organizzazioni della politica tradizionale. Le inconsuete dimensioni della rivoluzione mostrano che il mutamento economico e sociale, sviluppatosi sull’onda della globalizzazione, richiede in modo imperativo cambiamenti politici e istituzionali.«Relativamente alla prima parte riguardante»lo sviluppo economico, della modernizzazione sociale e della secolarizzazione in corso nella regione." si può leggere questo articolo: http://www.inviatospeciale.com/2011/02/neocolonialismo-giornalistico/

    Va osservato che forse l’autore del sopracitato articolo è troppo pessimista nella sua visione del nord Africa e forse confonde la situazione economica congiunturale con quella strutturale. Probabilmente la realtà si trova nel mezzo tra questa posizione e quelle troppo ottimistiche dei media occidentali.

    Stessa cosa per quanto riguarda le nuove tecnologie. Se non si può non osservare che le innovazioni tecnologiche recenti abbiano avuto una parte importante nelle attuali rivolte in nord Africa e Medio oriente, sembra comunque eccessivo parlare di rivoluzioni made in «Facebook» o «Twitter»

    Per quanto riguarda la la parte del testo in cui si dice che i giovani «hanno usato i nuovi mezzi di comunicazione ai fini della mobilitazione, sostituendosi ai partiti e alle altre organizzazioni della politica tradizionale.» si guardi questo articolo di Limes sull’Egitto.

    http://temi.repubblica.it/limes/egitto-in-rivolta-il-risveglio-del-gigante/19380

    A quanto sembra esistevano già da mesi, se non anni, strutture di opposizione in Egitto a parte i fratelli mussulmani.

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