L’Italia post elezioni: una riflessione in chiave europeista

, di Davide Corraro, Riccardo Bodini

L'Italia post elezioni: una riflessione in chiave europeista

«L’Italia non è allo sbando e non esiste nessun rischio di contagio» di altri Paesi UE con una presunta instabilità. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella conferenza stampa dopo l’incontro con il Presidente della Repubblica Federale di Germania, Joachim Gauck, a Berlino, tranquillizza anche la Merkel sulla situazione del nostro Paese dopo le elezioni e chiarisce: «Non abbiamo preso nessuna malattia».

Sono queste le prime dichiarazioni che il Presidente dalla Repubblica ha fatto per rassicurare i mercati e l’eurozona suggerendo loro che l’Italia è in grado di formare un governo capace di continuare ad affrontare l’emergenza economico-finanziaria e proseguire il cammino europeo. Ma quanto si è parlato di Europa in queste elezioni? E quanto se ne parla dopo il voto?

I tre gruppi che si sono spartiti il consenso del popolo sovrano risultano essere il Movimento 5 Stelle e le Coalizioni di centro destra e centro sinistra. Il movimento capitanato dal comico e improvvisato politico Beppe Grillo ha da sempre mostrato un’identità populista: vengono improvvisate note di comunismo, accordi di autoritarismo, qualche interludio che vede l’alternarsi di statalismo e di ultraliberismo, il tutto accompagnato da un sottofondo antieuropeista e da dichiarazioni ricche di “lodevoli” intenzioni prive però di credibili applicazioni nell’economia reale, come per esempio il reddito minimo di 1000 euro garantito ai disoccupati che costerebbe la bellezza di 36 miliardi annui che purtroppo il nostro Paese non è in grado di offrire, soprattutto nel periodo di crisi che stiamo vivendo. Grillo pensa di poter sostenere il suo programma economico uscendo dall’eurozona e ristampando la moneta nazionale.

Se un governo avesse l’accortezza di ritirare tutti gli euro in circolazione e di reimmettere sul mercato interno il vecchio conio alle 17.56 del venerdì pomeriggio (un instante dopo la chiusura dei mercati internazionali), il sistema economico del Paese arriverebbe fino alle 9.00 del lunedì successivo: ora della riapertura dei mercati. Questa previsione che può sembrare irrealistica e al limite dell’apocalittico, presenta solide basi teoriche. Infatti è sufficiente pensare alla pressione speculativa mondiale, all’incapacità competitiva del nuovo sistema commerciale italiano quasi del tutto privo di materie prime, e al rifiuto internazionale della nuova moneta da parte dell’Eurozona e delle grandi potenze economiche mondiali come USA e Cina, per capire la fragilità di questa proposta.

PD e PdL, invece, sono favorevoli alla prosecuzione del progetto di integrazione europea, seppur con qualche punto di disaccordo. Vi è la convinzione che l’Italia non possa nulla senza l’Europa, ma che anche questa abbia bisogno del contributo dell’economia industriale e della cultura del nostro paese. Il Presidente della Repubblica dovrà quindi nominare il nuovo governo tendendo in considerazione gli impegni assunti dall’Italia con l’Europa nell’ultimo governo Monti, ma soprattutto ricordando agli eletti che il nostro Paese è da sempre stato in prima linea per la realizzazione degli Stati Uniti d’Europa.

È inoltre da sottolineare che il voto dato al Movimento dei grillini, getta le proprie basi sulla crisi totale della credibilità politica italiana. Questo fenomeno deve far riflettere tutte le forze partitiche, favorendo il cambio generazionale e attuando quelle riforme politiche, quali il dimezzamento dei parlamentari, la riduzione dei costi della politica e l’eliminazione del finanziamento ai partiti. Sono iniziative che, pur non risolvendo concretamente il problema del debito sovrano, possono aiutare nel concreto alcune realtà industriali e sociali prive di mezzi adeguati e possono dare un nuovo volto alla politica, ristabilendo quel rapporto solidale tra Stato e cittadino che è alla base della nostra Costituzione, ma ancor prima del senso ultimo di democrazia.

Fonte immagine Flickr

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