La questione dei visti tra la Turchia e L’UE

, di Jacopo Barbati

La questione dei visti tra la Turchia e L'UE

La Turchia è l’unico Paese, tra quelli candidati all’ingresso nell’UE, i cui cittadini hanno ancora bisogno del visto d’ingresso per poter circolare nei paesi dell’Unione.

Controllo dell’immigrazione e “privilegi”

A causa della posizione geografica turca, gran parte (circa l’80% nel 2010) degli immigrati clandestini nei Paesi dell’Unione sono arrivati in Europa transitando appunto attraverso il Mar di Marmara. Quindi a molte Nazioni è parso ovvio chiedere maggior rigidezza sui controlli dei flussi migratori alle estremità dell’UE e, a quel punto, mantenere intatto il regime dei visti è parsa l’unica soluzione plausibile. Inoltre, dal 2002 l’UE chiede al Governo di Ankara di sottoscrivere un accordo che impegni la Turchia a prendersi cura, a proprie spese, di tutti gli immigrati clandestini scovati nei Paesi dell’Unione che siano transitati dalla Turchia. L’offerta è sempre stata - ovviamente - declinata. Questo conferma come l’UE abbia bisogno di una politica comune per gestire il fenomeno dell’immigrazione clandestina, che, allo stato attuale delle cose, grava sulle nazioni più facilmente raggiungibili: Italia, Malta, Spagna, e Turchia, per l’appunto. Nel dicembre del 2009, però, il regime dei visti è stato eliminato per i cittadini di Serbia, Montenegro e Macedonia, i quali hanno iniziato a poter entrare senza visti nell’area Schengen per un totale di 90 giorni ogni sei mesi. La cosa ha indispettito non poco i turchi, tant’è vero che il Ministro per gli Affari Esteri, Ahmet Davutoğlu, ha dichiarato in quell’occasione che “[...] è inaccettabile che sia stato dato il privilegio di Schengen ad alcune Nazioni balcaniche che sono nelle fasi iniziali del processo d’ingresso [nell’UE] e che non hanno ancora iniziato i negoziati, mentre alla Turchia no - considerando i livelli raggiunti dalle relazioni UE-Turchia”. L’anno seguente, il “privilegio” è stato esteso ai cittadini di Albania e Bosnia ed Erzegovina, ma non ci sono state proposte per la Turchia.

Scambio (proposto)

In realtà una proposta c’è stata, come risposta alle prime polemiche turche di fine 2009, quando l’UE propose un vero e proprio scambio ai turchi: la riconsiderazione della questione dei visti in cambio del famoso accordo sul controllo dell’immigrazione. La Turchia si rese disponibile a rinegoziare quell’accordo, e ci si aspettava una chiara indicazione dall’incontro del settore del Consiglio sulla Giustizia e gli Affari Interni del 24 e 25 febbraio del 2011. Ma l’esito della riunione fu tutt’altro che amichevole nei confronti dei turchi, i quali, fu annunciato, avrebbero visto solo dei miglioramenti nei processi burocratici riguardanti la valutazione dei visti per l’area Schengen richiesti dai cittadini turchi. Inutile dire che Davutoğlu non l’ha presa bene: “[...] La Turchia non è un Paese di seconda classe. Vogliamo lo stesso trattamento riservato alle Nazioni civilizzate. […] Finché il Consiglio non darà alla Commissione il mandato necessario a esentare i cittadini turchi dalla richiesta di visti, non firmeremo né implementeremo alcun accordo sull’immigrazione. […] La nostra posizione è chiara: impegno per impegno, accordo verbale per accordo verbale, decisione scritta per decisione scritta, implementazione per implementazione”. Le ragioni di questo ostruzionismo non sono mai state chiarite; ma in Turchia molti pensano che qualche grosso e potente stato dell’UE (chissà quale? …) preferirebbe mantenere lo status quo per motivi che esulano dall’opportunità economica, politica, sociale.

Sviluppi (poco positivi)

Da allora, quasi nulla è cambiato. Nel dicembre del 2012, l’UE ha proposto una road map di 20 pagine per l’implementazione del famoso accordo (senza dare ai turchi garanzie sulla questione dei visti), che è stata rimandata al mittente. Dulcis in fundo, sempre nell’ultimo mese dello scorso anno, la Grecia non ha esitato a spendere oltre tre milioni di Euro per erigere una recinzione fatta da filo spinato e cemento armato, per una lunghezza totale di oltre 10 km sul confine con la Turchia lungo il fiume Evros / Meriç. La prima proposta in tal senso ci fu all’inizio del 2011; in quell’occasione, la Commissione ha reagito duramente, escludendo quest’ipotesi. Ma nell’aprile del 2012, la responsabile del dossier, Cecilia Malmström, ha dichiarato che non essendo stati elargiti fondi comunitari, la questione avrebbe riguardato esclusivamente la Grecia. Come se non fosse un Paese dell’Unione che sta letteralmente chiudendo le porte a uno dei partner storici. Insomma, il matrimonio tra l’Europa e la sua storica fidanzata non s’ha da fare...

Fonte immagine Flickr

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