Situazione non definitiva
Alla chiusura dei conteggi, la coalizione di centro-sinistra ha fatto registrare – sia per la Camera dei Deputati sia per il Senato – il maggior numero di preferenze.
Ciò, però, non garantirà a Pier Luigi Bersani la formazione di un Governo stabile, poiché le regole previste dall’attuale legge elettorale hanno fatto sì che la coalizione di centro-destra si veda assegnare un numero maggiori di seggi al Senato, considerato che è risultata essere coalizione di maggioranza nelle regioni più popolose; inoltre, per quel che riguarda la Camera dei Deputati, la differenza tra le due coalizioni è talmente esigua che, anche con il premio di maggioranza previsto, sarà difficile avere un Governo se non con un’improbabile große Koalition centrodestra-centrosinistra, considerando che Monti avrà con sé pochi deputati e che quello che può essere indicato come il vero e inaspettato vincitore di queste elezioni, ossia il MoVimento 5 Stelle, difficilmente si concederà ad alleanze.
Quindi, anche aspettando i risultati della circoscrizione estero; anche ipotizzando un nuovo ritorno al voto (non prima di qualche mese); anche valutando come plausibile la realtà remota ipotesi di un riconteggio, richiesta al Viminale da Angelino Alfano, e quindi, infine, anche considerando delle sostanziali modifiche all’attuale quadro, non si può sottovalutare quanto emerso da questa tornata elettorale.
Nuovi interlocutori
D’ora in poi nessuno potrà permettersi di sottovalutare il già citato MoVimento 5 Stelle, capace di essere il partito più votato per la Camera dei Deputati (circa 8700000 preferenze), che quindi dovrà essere considerato, anche dai federalisti, come un interlocutore di primissimo ordine.
Il problema è che il MoVimento 5 Stelle è un partito assolutamente non convenzionale; anzi, esso ripudia la definizione stessa di “partito”, e ciò si riflette anche nella propria organizzazione: non esistono sedi, portavoce, responsabili, dirigenti, posizioni ufficiali espresse tramite mozioni o risoluzioni. Risulta quindi molto difficile contattare un responsabile, non esistendone, od ottenere una posizione ufficiale su un tema non trattato nei loro programmi o nel celeberrimo blog del “garante politico” del movimento, Giuseppe “Beppe” Grillo (a tal proposito, si legga l’esperienza avuta dai redattori di “Le Scienze” [1]). Tutto questo deve essere considerato nell’azione politica federalista, che non può prescindere dal dialogo con quello che è il principale partito italiano.
Italia euroscettica
Altra questione, ben più grave, è rappresentata dal fatto che il prossimo Parlamento sarà costituito per oltre il 50% da parlamentari del MoVimento 5 Stelle e della coalizione di centro-destra, fazioni che si sono dichiarate apertamente contrarie a molte delle situazioni dell’attualità europea (prima su tutte, l’appartenenza dell’Italia all’Eurozona, vista come il responsabile primo della crisi, nonché una presunta sudditanza nei confronti della Germania, rea di aver imposto la politica dell’austerity). È perciò lecito attendersi, in un futuro prossimo, una serie di campagne contro la moneta unica e contro l’unione politica europea. Inutile sottolineare che le forze federaliste devono farsi trovare più che pronte a fronteggiare tali eventualità.
Un altro dato preoccupante è rappresentato dal fatto che, per la prima volta nella storia della Repubblica, si può affermare che in Italia prevalgano forze politiche ufficialmente avverse all’integrazione europea. Essendo in democrazia, ciò significa che il popolo ha trovato sensate tali posizioni: le forze europeiste e federaliste devono interrogarsi sulla causa di ciò e moltiplicare gli impegni. Il periodo di crisi ha rivelato l’inadeguatezza dell’attuale UE, e a questo punto ci sono due possibili soluzioni: o ci si sposa, o ci si lascia. Sta ai federalisti comprare le fedi.
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