One Laptop Per Child ed il potere dei visionari

, di Francesco Ferrero

One Laptop Per Child ed il potere dei visionari

La recente pubblicazione di un paper dal titolo One Laptop Per Child Overview. The status of OLPC and its iconic XO-1 laptop in 2009 [1], a cura di W. Vota, C. Derndorfer, B. Berry, redattori del sito olpnews.com, ci consente di ripercorrere i primi passi del progetto One Laptop Per Child (OLPC), annunciato al mondo nel 2005 da Nicholas Negroponte, antesignano dell’era di internet, cofondatore della rivista Wired e del Media Lab dell’MIT.

L’essenza del progetto OLPC non è essenzialmente tecnologica, ma educativa. La missione della OLPC Foundation, creata da Negroponte con partner del calibro di AMD, Brightstar Corporation, eBay, Google, Marvell, News Corporation, SES, Nortel Networks, e Red Hat, è infatti, come suggerisce il nome, quella di donare un laptop ad ogni bambino (povero) del mondo, ma con uno scopo ben preciso: sperimentare su scala mondiale la teoria del Constructionism di Samuel Papert, secondo la quale l’apprendimento avviene in modo più efficace quando è attivo e collaborativo, con un feedback costante tra docenti e allievi, e tra gli allievi stessi.

Nel 1982, in un progetto pilota sponsorizzato dal governo francese, Papert e Negroponte provarono a

... l’essenza del progetto OLPC non è essenzialmente tecnologica, ma educativa ...

distribuire un microcomputer Apple II agli allievi di una scuola elementare di Dakar, Senegal, giungendo alla conclusione che, come previsto da Papert, i bambini di regioni svantaggiate apprendono l’uso del computer con la stessa facilità di qualsiasi altro bambino del mondo. Questa conclusione fu confermata da successive sperimentazioni in Pakistan, Tailandia e Colombia.

Nel corso di tali esperienze Negroponte maturò anche un’altra convinzione: i moderni PC, progettati per paesi nei quali la disponibilità di energia elettrica, connettività a banda larga, e reti di assistenza tecnica è pressoché universale, non sono adatti per funzionare nei PVS, dove sono chiamati ad operare in condizioni ambientali avverse e nella quasi totale assenza di infrastrutture.

Il progetto OLPC si ripropose dunque di costruire un laptop da 100$, capace di operare per almeno cinque anni in un PVS. Per raggiungere quest’obiettivo, il team di progettisti assemblato da Negroponte è riuscito a racchiudere in XO-1, un oggetto leggero e compatto, dal peso di appena 1,5 Kg, un concentrato di soluzioni tecnologiche innovative, assenti persino nei laptop di fascia alta, tra le quali:
 Un sistema operativo open source chiamato Sugar, derivato da Linux, specificamente progettato per stimolare l’apprendimento in un contesto collaborativo, favorendo la co-produzione e la condivisione di contenuti multimediali.
 Un sistema di connessione wireless, che va sotto il nome di mesh networking [2], che consente agli XO-1 di collegarsi automaticamente con i laptop vicini, senza alcuna interazione da parte dell’utente. Per ovviare alla scarsità di collegamenti con internet, la connessione di un unico laptop può essere automaticamente condivisa da tutti quelli che partecipano alla rete mesh, anche a chilometri di distanza. Le originali antenne situate sul coperchio dell’XO-1, che ricordano ai bambini le orecchie di un coniglio, consentono infatti ad ogni laptop di comunicare con gli altri entro un raggio di 1 Km.
 La possibilità di trasformare XO-1, con una semplice rotazione dello schermo, in un lettore di eBook. Ogni laptop può contenere centinaia di eBook, e può condividerli con tutti gli altri nodi della rete. Come se non bastasse, lo schermo è configurato per passare da una modalità a colori, ad alta risoluzione, ad una in bianco e nero ad elevato contrasto, che consente di leggere anche quando lo schermo è esposto al sole e riduce i consumi della batteria (che in modalità eBook arriva a 24 ore di durata).
 Un’efficienza energetica senza pari: con un assorbimento compreso tra i 3 ed i 6 W, contro oltre 100W di un laptop tradizionale, XO-1 è uno dei computer più efficienti che esistano, e può essere ricaricato anche in assenza di rete elettrica, utilizzando caricatori che sfruttano il sole, il vento e persino l’energia ottenuta dalla rotazione di una manovella.
 La capacità di operare in condizioni estreme: XO-1 non ha parti in movimento (HD, ventola, CD-DVD), né fessure dalle quali possa infiltrarsi sabbia o polvere, e può resistere ad un temporale. Le parti meccaniche sono disegnate in modo che la riparazione sia molto semplice, e possa essere effettuata direttamente dai piccoli utilizzatori, diventando essa stessa un momento di apprendimento collaborativo.

Il costo di questo concentrato di innovazioni è oggi di circa 200$: il numero di ordinazioni, la svalutazione del dollaro e l’aumento del costo delle materie prime non hanno consentito, per il momento, di scendere sotto la soglia psicologica di 100$.

Alla luce dello straordinario rapporto qualità/prezzo verrebbe da pensare che il progetto sia stato coronato da immenso successo, ma purtroppo non è questo il caso. Il piano originale di Negroponte consisteva nel convincere rapidamente i leader politici di molti PVS ad acquistare un milione di pezzi ciascuno, e a distribuire l’XO-1 nelle scuole, al posto dei libri di testo. I milioni di dispositivi ordinati avrebbero consentito di abbattere i costi di produzione e di centrare il target-price di 100$. La storia ci dice, purtroppo, che quel piano è sostanzialmente fallito.

Dopo aver annunciato accordi con i presidenti di Argentina, Brasile, Libia, Nigeria e Tailandia per un milione di ordini ciascuno, la fondazione si è vista cancellare, uno dopo l’altro, tutti questi ordini. Per rimediare, fu lanciato l’innovativo programma G1G1

... alla luce del rapporto qualità/prezzo ...

(Give One Get One): in occasione del Natale 2007 la fondazione propose ai consumatori americani di acquistare due laptop al prezzo di 400$. Uno sarebbe stato recapitato all’acquirente, ed un altro donato ad un bambino di un PVS. Il successo fu elevato: in sole 6 settimane furono acquistati 160.000 computer. Purtroppo, l’operazione si trasformò ben presto in un boomerang: la fondazione, che aveva previsto l’acquisto di blocchi da un milione di pezzi ciascuno, non era attrezzata per distribuire 80.000 computer ad utenti sparsi sul territorio americano, e non disponeva neppure delle scorte necessarie. I forum furono invasi dai messaggi di protesta degli utenti, che dovettero attendere mesi per vedersi

... ma purtroppo il progetto non è stato coronato da successo ...

recapitare il proprio laptop. Come se non bastasse, XO-1, specificamente concepito per i bambini dei PVS, e quindi dotato di un’interfaccia estremamente semplificata, di una grafica elementare, di una tastiera troppo piccola per le dita di un adulto, di appena 256 Mb di RAM e 4 Gb di storage, e più lento di un laptop commerciale, non entusiasmò i consumatori americani, abituati ad ogni sorta di gadget elettronico. Il danno d’immagine fu enorme.

Ben presto, la fondazione dovette confrontarsi con un altro problema: Intel, irritata perché i progettisti di XO-1 avevano optato per un microprocessore del concorrente AMD, dopo aver criticato pubblicamente il progetto, immise sul mercato un prodotto concorrente, l’Intel Classmate, con una dotazione più vicina a quella dei PC di fascia alta ed un costo compreso tra i 300 ed i 400$. Grazie alle proprie relazioni politiche, e ad una rete di vendita e distribuzione neanche lontanamente paragonabile a quella di OLPC, Intel ha ottenuto un successo di vendite molto superiore. Commentando la vicenda, Negroponte, ha dichiarato: «È un po’ come se McDonald’s facesse concorrenza al World Food Programme».

Per risollevarsi, la fondazione puntava molto sul G1G1 2008, tanto da stringere una partnership con Amazon per la distribuzione dei laptop in territorio americano, ma la crisi economica si è portata via, insieme alla ricchezza dei cittadini americani, anche la loro generosità. I laptop venduti nell’edizione 2008 di G1G1 ammontano ad appena 12.500, con un crollo delle vendite del 93% rispetto al 2007.

Secondo Vota et al., la causa primaria del fallimento delle ambizioni iniziali del progetto OLPC va ricercata in un errore fondamentale di strategia. Per raggiungere in tempi brevissimi gli ordini necessari ad abbattere i costi di produzione, Negroponte ha deciso di saltare la fase dei progetti pilota, chiedendo in sostanza ai governi di molti PVS di investire al buio 200 milioni di dollari, in un progetto basato su

... un errore fondamentale di strategia ...

un modello educativo mai sperimentato su vasta scala, e totalmente privo di casi di successo documentati. Di fronte al fallimento di questa strategia, all’inizio del 2009 la Fondazione ha annunciato una ristrutturazione delle proprie operazioni, basata su quattro linee guida:
 Lo sviluppo di Sugar verrà trasferito ad un’organizzazione separata.
 La fondazione ha stretto un accordo con Microsoft, che fornirà al prezzo di 3$ la licenza di Windows XP per gli acquisti da parte di alcuni governi.
 Le operazioni in America centro-meridionale e in Africa sono state cedute a terzi. OLPC concentrerà i propri sforzi su Medio Oriente, Afghanistan e Pakistan.
 OLPC ha da tempo annunciato lo sviluppo di un nuovo modello, XO-2, che conterrà significativi avanzamenti tecnologici, su tutti un design dual-screen, nel quale un touch screen sostituirà la tastiera. Si può dunque affermare che il progetto OLPC sia stato un fallimento? È certo che la fondazione è oggi molto lontana dagli obiettivi iniziali di vendita di 5-10 milioni di pezzi nel 2008. Ad oggi gli ordini significativi (più di 10.000 pezzi) sono:
 Uruguay: 300,000 per tutti i bambini iscritti a scuole primarie
 Peru: 260,000 per i bambini iscritti a scuole rurali
 Rwanda: 110,000 per le scuole elementari
 Stati Uniti e Canada: 67,000 tramite G1G1
 Messico: 50,000 per le biblioteche delle aree rurali
 Mongolia: 20,000 per alcune scuole
 Stati Uniti: 15,000 per il distretto scolastico di Birmingham, AL.

Ciò detto, la fondazione ha ridotto l’ordine minimo a 1.000 pezzi ed è ormai entrata nell’ottica di una penetrazione più lenta nel mercato. Inoltre, nello scorso aprile è giunta la notizia che il governo indiano, che aveva annunciato a propria volta la distribuzione in massa di un PC da 10$, poi rivelatosi una bufala, ha firmato un accordo con OLPC per l’acquisto «iniziale» di 250.000 laptop. Considerando le dimensioni della popolazione in età scolastica dell’India, e il fatto che il paese ha scommesso molte delle proprie chance sulla formazione tecnologica dei giovani, le potenzialità di questo accordo sono enormi.

Ma c’è di più. Con la sua idea visionaria di un laptop da 100$ Negroponte ha letteralmente rivoluzionato il mercato mondiale dei personal computer. Prima di OLPC i laptop costavano in media 1.000$ e stavano diventando sempre più pesanti, potenti ed affamati di energia. Il successo di vendite del primo programma G1G1 negli USA, del tutto imprevisto, ha mostrato ai giganti mondiali di hardware e software che esisteva, anche nel mercato dei paesi sviluppati, un potenziale enorme per un laptop ultraleggero, con bassi consumi, facilmente collegabile alla rete, e dal costo contenuto. Siamo tutti testimoni di come questo genere di prodotto, ribattezzato netbook, abbia letteralmente invaso i nostri mercati. Vota et al. ricordano che i netbook sono «la categoria con il più alto tasso di crescita delle vendite nel mercato dei PC, con 14.6 milioni di pezzi venduti nel 2008, pari all’11% dei laptop venduti». Quando Negroponte annunciò un laptop da 100$, l’industria reagì sbeffeggiandolo: i fatti hanno dimostrato che aveva ragione. Certamente l’obiettivo di OLPC era e rimane tutt’altro, ma l’impatto delle idee innovative è spesso molto diverso da quello immaginato.

La critica più frequentemente mossa ad OLPC è questa: perché un paese dove scarseggiano il cibo e l’acqua potabile dovrebbe investire 200 milioni di $ in laptop? Ebbene, a noi pare che un senso ci sia. In un’epoca in cui lo sviluppo economico si basa in larga misura su tecnologia e conoscenza, la possibilità di partecipare ad un’esperienza di apprendimento collaborativo e di prendere confidenza con la tecnologia sin da bambini può rappresentare una straordinaria opportunità di emancipazione. Proprio l’esperienza dell’India, la cui industria ICT sta riscuotendo enormi successi grazie alla visione di Nehru, che decise di investire molte risorse nella formazione dei giovani, dimostra le potenzialità di questa strategia. Ci sembra che si applichi perfettamente a questo caso il detto di Confucio: «Se vedi un affamato non dargli del riso: insegnagli a coltivarlo».

La cosa che maggiormente colpisce, pensando ad OLPC, è che un progetto del genere sia stato promosso da un manipolo di visionari, e portato avanti da una fondazione privata, non-profit, senza il sostanziale appoggio delle istituzioni e sfidando la fortissima opposizione dell’industria informatica. Tuttavia, l’operazione OLPC non è la sola con queste caratteristiche: i giovani Page e Brin, fondatori di Google, presero le mosse dall’obiettivo di organizzare tutta l’informazione del web, per metterla a disposizione dell’umanità, e la start-up israeliana Better Place, che investe nell’auto elettrica con un originale modello di business basato sul

... un progetto promosso da un manipolo di visionari ...

noleggio delle batterie, dichiara espressamente che la propria missione è liberare il mondo dalla dipendenza dal petrolio. La rivoluzione scientifica e tecnologica ha mutato in profondità la struttura delle nostre società, consentendo a individui dotati di visione, e capaci di interpretare le esigenze profonde dell’umanità, di raggiungere livelli di potere superiori a quelli della maggior parte dei governi.

La presente crisi finanziaria si deve essenzialmente al fatto che l’avidità ha avuto il sopravvento sulla solidarietà. Il risparmio generato a livello mondiale veniva utilizzato per finanziare la parte più ricca dell’umanità, che si indebitava senza alcun limite per

... la crisi, in cui l’avidità ha avuto il sopravvento sulla solidarietà ...

soddisfare bisogni del tutto artificiali, indotti da un incessante bombardamento pubblicitario. Ora che questo modello di sviluppo si è dimostrato insostenibile, occorre immaginarne un altro, rovesciato, nel quale il risparmio venga utilizzato per soddisfare i bisogni, per niente artificiali, della parte più svantaggiata dell’umanità. Al di là dei problemi che ne hanno caratterizzato i primi passi, il progetto OLPC va esattamente in questa direzione, e meriterebbe pertanto un forte sostegno, a partire da quello delle istituzioni sovrannazionali.

Fonte dell’immagine: OLPC Foundation

Note

[2Il protocollo wireless utilizzato è l’IEEE 802.11s

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