Nucleare e fonti rinnovanili

Quando l’Europa può salvare la Francia: per una vera politica energetica europea

, di Florent Banfi

Quando l'Europa può salvare la Francia: per una vera politica energetica europea

Lo shock petrolifero del 1973 mise in luce la dipendenza francese nel campo energetico. Da allora, i diversi governi che si sono succeduti hanno puntato sull’energia nucleare.

Oggi, il 78.3% della produzione di elettricità francese proviene dall’energia nucleare. Il resto è prodotto grazie all’energia termica a fiamme (carbone, gas) ed alle fonti energetiche rinnovabili (idraulica principalmente).

Il ritardo nello sfruttamento delle fonti rinnovabili in Francia può essere spiegato dall’autosufficienza della Francia riguardo certi problemi energetici. Infatti, avendo una produzione di elettricità basata sul nucleare, ha subito in modo minore rispetto agli altri paesi europei le costrizioni legate all’effetto serra od alla crescita del prezzo del barile di petrolio.

Le centrali nucleari basteranno a procurare la quantità di elettricità richiesta fino al 2030

La sua situazione privilegiata durante tutti questi anni ha creato un sentimento di sicurezza riguardo l’energia nucleare e le sue capacità di fornire elettricità a sufficienza per soddisfare la domanda interna. Le centrali nucleari basteranno a procurare la quantità di elettricità richiesta fino al 2030. In queste condizioni, l’investimento nelle fonti rinnovabili è rimasto molto debole, poiché la Francia non ne sente l’urgenza.

Autosufficienti solo in apparenza...

La strategia energetica francese ha dimostrato di essere ottima non solo dal punto di vista ambientale (diminuzione delle emissioni di gas serra), ma anche rispetto alla dipendenza dall’esterno.

Nonostante tutti i suoi benefici, l’energia nucleare necessita l’importazione di materie prime come l’uranio e quindi rende l’Europa dipendente dall’estero. Questo aspetto è spesso dimenticato perchè gli effetti finanziari sono meno visibili per l’energia nucleare che per i combustibili fossili.

Ciò non toglie che le risorse d’uranio non sono infinite e che i problemi di approvvigionamento presenti oggi per il petrolio si ripresenteranno nei prossimi anni anche per il nucleare. Un altro problema a lungo termine è rappresentato dall’alta radioattività dei residui legati alla tecnica della fissione nucleare. Per queste ragioni il nucleare non rappresenta una soluzione durevolmente valida nemmeno per la Francia.

...i problemi di approvvigionamento presenti oggi per il petrolio si ripresenteranno nei prossimi anni anche per il nucleare

Per superare i problemi della dipendenza energetica dobbiamo cercare di andare oltre il nucleare. L’unico modo per rendere indipendente energeticamente la Francia è sfruttare energie presenti sul suo territorio. Da questa considerazione possiamo individuare due vie possibili: o la Francia sfrutta altre fonti di energia oppure si allarga ad includere i paesi che possiedono uranio. I due parametri da considerare sono dunque il tipo di energia ed il territorio.

Le fonti rinnovabili: soluzione miracolo?

Le energie rinnovabili sono l’unica fonte di energia presente sul suolo francese non produttrice di gas ad effetto serra. Fotovoltaico ed eolico parrebbero essere le due tecnologie più avanzate oggi disponibili: le caratteristiche di entrambe lasciano individuare un futuro da fonti principali di energia entro qualche anno.

Ma altri studi in materia sembrano mostrare invece l’incapacità di queste tecnologie allo stadio attuale di soppiantare il nucleare in Francia. Supponiamo di dismettere tutte le centrali nucleari francesi ed arrivare a produrre la stessa quantità di elettricità con l’energia eolica: in questo caso, la lunghezza del litorale francese (3.805 km) non basterebbe nemmeno ad impiantare tutte le centrali eoliche necessarie.

Ugualmente, se al posto dell’energia eolica cercassimo di produrre la stessa quantità di elettricità con la tecnologia fotovoltaica, la superficie necessaria sarebbe superiore a quella disponibile. Questi semplici calcoli illustrano bene quanto queste tecnologie non siano ancora mature. Ed è per questo che il loro impiego rimane marginale sia in Francia che in Europa come fonti di energia principali.

Questo non significa che la ricerca scientifica non possa, fra qualche anno, fare un passo in avanti e aumentare la loro produttività e competitività, ma solamente che l’energia nucleare rimane comunque per il momento, almeno per quanto concerne la Francia, l’unica energia non produttrice di CO2 capace di soddisfare le esigenze del mercato nazionale dei consumi.

Politica energetica e politica estera: due sfere inseparabili

L’indipendenza energetica dall’uranio, non essendo resa possibile dalla tecnologia esistente, spinge dunque alla ricerca anche nella seconda direzione: l’allargamento del territorio per includere fonti primarie di energia. In questo caso, il legame più forte immaginabile per assicurare l’indipendenza energetica della Francia è “l’annessione dei paesi esportatori di uranio alla Francia”.

Questa dichiarazione non deve essere presa alla lettera bensì come la necessità di creare legami fra i paesi che possiedono le risorse e quelli che le sfruttano. Senza arrivare fino a questo estremo, esistono altri modi per sviluppare relazioni privilegiate fra paesi importatori e esportatori.

La Francia per esempio, ha per anni sostenuto dittature in Africa in cambio della possibilità di sfruttamento delle rispettive materie prime. Questo fenomeno è stato possibile grazie alle relazioni ereditate dal suo passato colonialista. Questa seconda via è direttamente collegata alla politica estera del paese.

L’Europa come futuro?

Oggi la Francia non è più in grado di concludere accordi con paesi esteri in quanto si trova in concorrenza con la Cina o gli Stati Uniti. Anch’essa si ritrova vulnerabile sullo scenario mondiale e questo può e deve spingerla verso una maggiore collaborazione con gli altri paesi europei per la promozione di politiche effettivamente comunitarie.

La Francia ha infatti bisogno dell’Europa in tutti e due i casi. Per quanto riguarda la ricerca è necessario che i paesi europei investano massicciamente per rendere le tecnologie legate allo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia più efficienti; e che lo facciano insieme, secondo una politica energetica coordinata e che non dia adito a spiacevoli ed inefficaci sovrapposizioni.

...gli attori maggiormente competitivi sulla scena mondiale per l’approvvigionamento di fonti energetiche sono Stati Uniti e Cina

Ugualmente, per quanto riguarda lo sviluppo di relazioni più strette con i paesi esportatori di materie prime, il problema francese può essere risolto solo attraverso l’Europa. Oggi, gli attori maggiormente competitivi sulla scena mondiale per l’approvvigionamento di fonti energetiche sono Stati Uniti e Cina.

Il problema della sicurezza degli approvvigionamenti si trasforma così in problema di politica estera. Il peso della Francia non è paragonabile a quello degli altri concorrenti sul mercato mondiale ed essa può dunque conseguire i propri obiettivi solo sfruttando un’eventuale presenza dell’Europa tutta, ovvero dell’Unione, ad avviare negoziati in materia.

La situazione è molto complessa poiché la Francia, non trovandosi attualmente in una situazione di crisi energetica né prevedendola a breve termine, esprime una certa resistenza a delegare i propri poteri a livello sovranazionale e ad aprirsi per investire in politiche energetiche comunitarie efficaci che comportino una limitazione della propria capacità decisionale autonoma in materia.

Fonte immagine: Flickr

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