Tulipani gialli ed altri fiori dal mondo (III)

Storia di una straordinaria avventura

, di Claudia Muttin

Tulipani gialli ed altri fiori dal mondo (III)

CAPITOLO III - FINALMENTE!

Valentijn doveva avere ragione e il nonno confermò presto i nostri sospetti.

“Ah! Che furbetti i miei ragazzi! Avete proprio ragione: è stata la terra ad unirci, a metterci davanti alla semplicità dell’essere figli dello stesso mondo”

“Allora cosa aspetti? Dai! Raccontami!”

“Ovviamente non avrei potuto conoscere Augustyn in città perché a noi era permesso frequentare solo la comunità degli immigrati, il quartiere degli “ospiti in terra straniera”, i negozi ed i club degli italiani… ma lì, tra i tulipani gialli, per la terra eravamo tutti lo stesso uomo, provavamo tutti la stessa fatica, la stessa sete e lavoravamo tutti per il futuro dei nostri figli”

“Quante cose sono cambiate da allora! Quando io e Valentijn avremo l’età che voi avevate a quel tempo dovremo preoccuparci solamente di scegliere il paese in cui frequentare il nostro anno Erasmus”

“Eh sì, è proprio vero. Voi non avete bisogno che il lavoro e la terra vi uniscano, vi bastano le vite di chi ha saputo credere prima di voi nell’amicizia al di là di ogni confine e nel sogno di un continente unito nel segno della pace. Non dimenticarlo mai.”

Augustyn e nonno Paride avevano lavorato fianco a fianco tra solchi di terra nera, erbacce da estirpare e bulbi umidi da piantare senza mai scambiarci una parola. Quando a primavera erano spuntati i primi tulipani gialli avevano condiviso in silenzio la stessa soddisfazione; e quando nel pieno della stagione gli ultimi fili verde avevano lasciato il posto ad un mare di petali gialli, si erano fermati un attimo e avevano trovato il coraggio di gioire insieme.

L’uno accanto all’altro, alla guida di carichi colmi di tulipani verso il mercato dei fiori della regione del Limburg, avevano imparato a comunicare in un misto delle loro due lingue e avevano parlato moltissimo.

La terra li aveva costretti a conoscersi, le parole, il tempo ed il mondo avevano fatto il resto. Per chilometri attorno a loro altri uomini avevano lasciato che le proprie culture si mescolassero e unissero dopo essersi scontrate per secoli.

Valentijn ed io eravamo ancora troppo piccoli per capire quanto era stata grande la nostra intuizione, ma abbastanza grandi per sentircene parte, per sentire da qualche parte dentro di noi l’orgoglio e l’onore di vivere un momento della storia che così tanti uomini avevano sognato per tutta la loro vita.

Fu così che il nostro Patto dei Tulipani Gialli diventò il Patto dei Ventisette tulipani. Ventisette come gli stati dell’Europa che avremmo visitato, in cui avremmo conosciuto coetanei mossi quanto noi dalla voglia di onorare le conquiste del sogno dell’integrazione, dalla voglia di conoscersi, di unirsi nelle diversità, di far sapere al mondo quanto fosse forte il sogno che ora condividevamo con i nostri nonni - nati per combattersi in guerra e cresciuti per diventare amici – e con i padri dell’Europa, che per primi avevano saputo trasformare le volontà degli uomini nelle volontà degli stati.

Fiero della sfida che avevamo lanciato dalle nostre camerette al mondo, entusiasta di aver scoperto un nuovo straordinario gioco, mi costrinsi a sfogliare il terribile sussidiario che, ad essere sincero, avevo scelto di avvicinare ben poche volte nella mia ancora breve carriera scolastica. Prima di tutto veniva la geografia, con i comuni, le province e le regioni, l’Italia intera e qualche accenno

... “Spiriti aperti alle idee”? ERAVAMO NOI! CHE MERAVIGLIA! ...

agli altri stati d’Europa e ai continenti; notai subito l’analogia: ora, stampati su carta patinata quelle ventisette nazioni erano le regioni di un unico stato, certo, diverse tra loro, ma non più del Veneto e della Sicilia, dell’Alsazia e della Borgogna, della Castiglia e dell’Andalusia, della Noord Holland e della Zuid Holland.

Poi c’era la storia, dalla preistoria ai giorni nostri; abbastanza interessante, dovetti ammetterlo, ma poco illuminante finché non scorsi tra gli schemi colorati e i vari documenti qualche nome in grassetto e un titoletto in corsivo:“Congresso degli amici della pace – Parigi, 21 agosto 1849”.

“GIORNO VERRÀ IN CUI TU FRANCIA, TU ITALIA, TU INGHILTERRA, TU GERMANIA, VOI TUTTE, NAZIONI DEL CONTINENTE, SENZA PERDERE LE VOSTRE QUALITÀ PECULIARI, VI FONDERETE STRETTAMENTE IN UNA UNITÀ SUPERIORE E COSTRUIRETE LA FRATERNITÀ EUROPEA. GIORNO VERRÀ IN CUI NON VI SARANNO ALTRI CAMPI DI BATTAGLIA ALL’INFUORI DEI MERCATI APERTI AL COMMERCIO E DEGLI SPIRITI APERTI ALLE IDEE. GIORNO VERRÀ IN CUI I PROIETTILI E LE BOMBE SARANNO SOSTITUITI DAI VOTI."

Victor Hugo? Amici della pace? 1849? Prima che nascesse persino l’Italia? “Spiriti aperti alle idee”? ERAVAMO NOI! CHE MERAVIGLIA!

Chiunque fosse quel Victor Hugo la pensavamo esattamente nello stesso modo! Inviai a Valentijn una copia del documento e aggiunsi un appunto senza avere una minima idea di come realizzarlo, senza preoccuparmi dei dettagli e soprattutto senza tenere in minima considerazione la nostra età e i millecinquecento chilometri che ci separavano:

È il momento giusto. Dobbiamo agire, farci conoscere e dobbiamo sapere tutto sulla nostra Europa. Leggi Victor (Hugo, ndr) e fammi avere tue notizie. Kus, Samuele

Ci sarebbero voluti due giorni perché la lettera gli arrivasse e altri due perché la sua risposta mi raggiungesse. Decisamente troppi. Non potevo aspettare tutto quel tempo così decisi di cominciare a stendere un piano per conto mio.

Da dove iniziare? Come far conoscere a tutti la nostra idea? Serviva un volantino! Ad essere sincero, di preciso non sapevo cosa fosse, ma a scuola ce ne davano sempre un sacco: iniziative, associazioni, comunicazioni. Chissà, forse avrei potuto cominciare proprio da lì, dalla mia classe. Se anche solo un altro dei miei compagni avesse conosciuto un nostro coetaneo in un altro paese d’Europa avrebbe potuto farglielo sapere e nel Patto dei Ventisette Tulipani e saremmo già stati in quattro! Mi misi all’opera, deciso a sottoporre la bozza a Valentijn non appena avessi ricevuto sue notizie.

Mamma e papà mi erano sembrati un po’ perplessi ma il nonno li aveva rassicurati e si era offerto di aiutarmi a realizzare il mio progetto. Disegnai ventisette sagome di bambini e bambine, le vestii con i colori delle bandiere degli stati europei e scrissi sullo stesso foglio con caratteri enormi l’annuncio più interessante semplice e misterioso che riuscii a pensare: “Vuoi essere uno dei Ventisette Tulipani Gialli?”.

Aggiunsi il mio contatto e quello di Valentijn, ne stampai venticinque copie di venticinque colori diversi per i miei compagni di classe e le maestre e mi preparai a portarle a scuola il giorno seguente.

Fonte dell’immagine: Flickr.com

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