Caso Cospito: le proteste nel mondo e la prospettiva della stampa estera

, di Mirko Giuggiolini

Caso Cospito: le proteste nel mondo e la prospettiva della stampa estera

Dagli scontri politici (e non solo) nazionali agli assalti alle ambasciate italiane all’estero: alcune precisazioni e alcuni approfondimenti sulla vicenda che da mesi infiamma gli animi delle anarchiche e degli anarchici (e solidali) d’Italia, d’Europa e del mondo intero.

Alfredo Cospito è un militante anarchico di 55 anni; il suo nome abita oggi le mura e le pareti degli edifici e delle università di molte città italiane, a segnale delle proteste e delle rivolte - spesso, in particolare negli ultimi giorni, molto vive - che da mesi vedono protagoniste le realtà anarchiche e simpatizzanti e solidali italiane ed europee. Mesi perché, sebbene la stampa nazionale ed internazionale abbia iniziato ad occuparsi della questione in maniera attenta solo negli ultimi giorni, i gruppi militanti organizzati iniziarono a far sentire la loro voce già da ottobre dell’anno appena trascorso. Proprio ad ottobre, difatti, Cospito iniziò lo sciopero della fame che tuttora porta avanti in opposizione al regime carcerario del 41-bis (con questo nome, appunto, perché previsto dall’articolo 41-bis della legge sull’ordinamento penitenziario), al quale fu assegnato nel maggio del 2022 poiché considerato dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, nel contesto di un ergastolo ostativo ricevuto (durante l’espiazione di una già precedente condanna attribuitagli per la gambizzazione di un dirigente di Ansaldo Nucleare) a seguito di un attentato con esplosivi di fronte ad una scuola di allievi dei Carabinieri che non fece vittime (rivendicato come attentato dimostrativo ovvero non mirato ad uccidere o ferire, sebbene le perizie tecniche effettuate sugli ordigni evidenzino anacronismi con questa tesi), come capo di un’organizzazione con carattere terroristico. È, in proposito, proprio questo l’ambito operativo che venne attribuito per eccellenza al regime del 41-bis - fino ad allora in uso solo per rispondere alle rivolte nelle carceri - durante la stagione più accesa della lotta alla mafia e al terrorismo, quella degli ultimi decenni del ‘900; il 41-bis (anche chiamato “carcere duro”), per come è strutturato, si pone la finalità - che riesce a raggiungere efficacemente - di allontanare totalmente la detenuta o il detenuto dalla realtà criminosa organizzata a cui appartiene, così da fare in modo che sia impossibilitata o impossibilato dal continuare a guidare le e i criminali al suo servizio, mafiose e mafiosi o terroriste e terroristi, dall’interno del carcere. Tale fine viene raggiunto grazie a quelle che sono le condizioni detentive di chi è sottoposta o sottoposto al regime carcerario oggetto di questo articolo; la cella, infatti, si trova in un reparto isolato del carcere, dotato di alta sorveglianza e situato spesso in un piano interrato; è stretta, di piccole dimensioni e con un soffitto molto alto (caratteristiche le quali, secondo le anarchiche e gli anarchici e il Consiglio d’Europa, sono spesso causa di disagi psichici, fisici e legati alla vista) e la o il detenuto è costretta o costretto a trascorrervi 22 ore al giorno con il divieto assoluto di parlare e l’impossibilità di leggere libri provenienti dall’esterno; un’ora al giorno può essere dedicata alla conversazione con altre detenute e altri detenuti in regime di 41-bis, ma solo su selezione della direzione del carcere - che può modificare i gruppi e vietare l’ora di dialogo in qualunque momento - e solo se sono effettivamente presenti altri individui in 41-bis; l’ora d’aria si svolge in un cortile di dimensioni molto ridotte, con pareti molto alte e una rete come soffitto; le visite dall’esterno del carcere sono limitate ad una volta al mese (contro le sei di detenute e detenuti in regime carcerario ordinario) e devono avvenire di fronte ad un vetro e senza contatto alcuno, e le telefonate sono allo stesso modo limitate ad una al mese - tuttavia, con il costo di non poter ricevere visite se si sceglie la telefonata.

È dunque - come si accennava - la struttura così descritta del 41-bis che consente il raggiungimento di un distacco totale della detenuta o del detenuto dalla realtà mafiosa o terroristica da lei o lui guidata, così da avvicinarsi ad un duplice obiettivo: da un lato quello di indebolire tale realtà criminale, privandola appunto della sua leadership, e dall’altro quello di “epurare” la detenuta o il detenuto così da persuaderla o persuaderlo a collaborare con la giustizia facilitandone anche la riabilitazione.

Come espresso dal fumettista romano Zerocalcare attraverso alcune sue vignette, le anarchiche e gli anarchici e solidali considerano il 41-bis una forma di tortura, ben distante dalla finalità rieducativa che la nostra Costituzione assegna alla pena, e, nelle circostanze di Cospito, un vero e proprio strumento di repressione: le anarchiche e gli anarchici (nonostante fra di loro vi sia una forte corrente insurrezionalista) non si considerano un gruppo terroristico e vedono nel 41-bis di Cospito non uno strumento per contenere gli attentati e garantire la sicurezza pubblica bensì un mezzo per - attraverso il divieto alla corrispondenza imposto all’anarchico, così da impedirgli di pubblicare per le riviste della propria organizzazione come faceva fino a qualche mese fa - schiacciare e reprimere ulteriormente un ideale - che in quanto tale dovrebbe essere libero - già tendenzialmente per nulla tollerato dagli apparati statali di qualunque epoca.

Proprio sulla base di queste ragioni, come già preannunciato nelle prime battiture, nell’ottobre del 2022 Cospito iniziò lo sciopero della fame - appunto ancora in corso - che, con il trascorrere dei mesi, lo ha portato al peso attuale di 45 kg (a fronte degli oltre 80 precedenti lo sciopero) e che, con il sempre maggiore aggravarsi - a causa di ciò - del suo stato di salute, ha condotto le anarchiche e gli anarchici - e tutte quelle realtà affini, sia in termini ideologici che, in senso più ampio come nel caso dell’ANPI o di +Europa, in termini di aderenza ai valori del garantismo e della tutela dei diritti umani - a mobilitarsi. Non c’è una richiesta cantata a coro univoco: realtà non anarchiche come quelle sopra menzionate si limitano a chiedere la sospensione di Cospito dal regime del 41-bis e - in quello che è l’ordinario della loro linea politica - una revisione generale del sistema carcerario italiano; altre dimensioni associative e organizzative, anarchiche e anarchici in prima linea, chiedono l’abolizione totale del 41-bis, oltre che dell’ergastolo ostativo (ovvero quella forma di ergastolo che non da diritto a sconti di pena), dell’ergastolo in generale e a volte del carcere tutto.

Le proteste a cui sopra si è fatto riferimento non si sono svolte esclusivamente in Italia; sebbene nelle ultime ore le principali notizie di cronaca riguardino gli scontri con le forze dell’ordine e gli attacchi di vandalismo condotti dalle anarchiche e dagli anarchici verso le istituzioni in città quali Roma e Milano, anche le e i militanti degli altri Paesi europei - e non solo - sull’onda del sentimento propriamente - ma non esclusivamente - anarchico di superamento e abbattimento di tutte le frontiere, hanno ingaggiato mobilitazioni più o meno violente a sostegno della liberazione di Cospito. E come a Santiago del Cile le compagne e i compagni dell’anarchico italiano, invocando il carattere globale della “guerra contra el Estado, el Capital y la autoridad”, da mesi si riuniscono periodicamente - e più di recente anche in prossimità di rappresentanze diplomatiche italiane - per condannare “los centros de exterminios” gestiti dagli Stati (e finalizzati a condurre l’individuo ad “una muerte lenta”) come il 41-bis in Italia ma anche il CAS in Cile e il FIES in Spagna (regimi detentivi, anche lì, ad alto livello di sicurezza e particolarmente rigidi), in Francia il collettivo d’informazione Paris-luttes invita ed esorta ad organizzare una rivolta su scala mondiale per salvare Cospito dalla morte a cui sta andando incontro a causa dello sciopero della fame - non mancando di dipingere l’anarchico come un combattente tenace che si è sempre battuto per la liberazione di tutte le detenute e tutti i detenuti (evidenziando, in questo passaggio, che si trovano in 41-bis anche una brigatista e due brigatisti delle Nuove Brigate Rosse, e sottolineando come la lotta di Cospito li riguardi e si ponga anche a loro difesa) e di affermare che “[l’]État italien, qui a toujours protégé les massacreurs fascistes, veut maintenant condamner deux anarchistes pour massacre, suite à une attaque qui n’a fait ni victimes ni blessés” [1], che “le 41 bis est de la torture, car il est conçu pour provoquer de la souffrance, dans le but de soutirer des confessions ou des informations” [2] e che, per via delle condizioni deumanizzanti attribuite al 41-bis, “[l]e traitement infligé à Alfredo nous rappelle ce que Benito Mussolini aurait dit à propos de Gramsci: il faut empêcher à ce cerveau de fonctionner pendant vingt ans” [3]. Allo stesso modo, parallelamente al Cile e alla Francia e come riportato da Reuters, si sono verificate proteste e attacchi alle rappresentanze diplomatiche o al personale stesso anche in Grecia, Bolivia, Argentina, Brasile, Spagna, Germania e Svizzera. Proprio a riguardo della prospettiva della stampa estera sul tema: mentre il già citato Reuters descrive le vicende legate ad Alfredo Cospito senza eccedere in dettagli, mantenendo un profilo abbastanza composto e anche, in qualche sorta, dando amplificazione all’allarme di Tajani per cui tutte le ambasciate italiane nel mondo sarebbero a rischio di assalti anarchici, la BBC tratta con particolare enfasi ed esaustività le condizioni disagianti del 41-bis, menzionando anche le opinioni avverse a tale regime carcerario espresse da varie giuriste e vari giuristi oltre che da Amnesty International e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (senza, di contro, presentare il pensiero delle magistrate e dei magistrati e non solo che lo sostengono), facendo inoltre anche riferimento al caso di Nadia Lioce, terrorista delle Nuove Brigate Rosse già sopra menzionata che, a causa del tempo trascorso nel “carcere duro”, ha accusato gravi conseguenze psicologiche, ad oggi ancora presenti. E mentre oltralpe Le Monde sta aprendo una finestra di dialogo sulla questione in maniera equilibrata, i siti d’informazione della Svizzera italofona segnalano scritte sulle balle di fieno e manifestazioni in strada.

In Italia tanto quanto nei contesti esteri sopra citati, negli ultimi giorni in specie non si manca di sottolineare quanto le condizioni di Cospito si siano aggravate con il decorrere del tempo - per via, ancora una volta, dello sciopero della fame - e come l’anarchico sia effettivamente vicino alla morte. Di rilievo sarà seguire gli avvenimenti dei giorni successivi e comprendere se dall’eventuale decesso di Cospito nascerà un’insurrezione anarchica mondiale che stravolgerà gli apparati statali e di governo di tutto il pianeta o se, di contro e come forse maggiormente probabile, le anarchiche e gli anarchici si limiteranno a compiere qualche piccolo atto di violenza - come sta accadendo anche adesso - e a celebrare Cospito come un martire alimentando, per tramite di ciò e come già fatto a seguito della morte di Pinelli e altre e altri, l’idea per cui uno Stato, anche se democratico, per la sua semplice esistenza è necessariamente oppressore e merita di essere sabotato e abolito.

In merito alla recente voce sollevata da alcune e alcuni secondo la quale Alfredo Cospito sarebbe in organizzazione con la criminalità organizzata per raggiungere comunemente a questa - e a vantaggio di questa - l’abolizione del 41-bis, è bene precisare, al di là di ciò, che il dibattito che vede opposizione alla validità del 41-bis è portato avanti da autorevoli giuriste e giuristi oltre che dalla Corte europea dei diritti dell’essere umano e dal Consiglio d’Europa da ben prima che Cospito iniziasse lo sciopero della fame e da ben prima che venisse recluso in 41-bis. In linea generale, da decenni - già a partire dagli anni di Marco Pannella, che fu tra i primi ad usufruire del diritto dei parlamentari di visitare le carceri - si mantiene viva una discussione molto accesa sulla conformità del nostro attuale sistema di esecuzione della giustizia penale rispetto al principio costituzionale che prevede che la pena sia finalizzata alla rieducazione e al reinserimento in società; discussione che da tempo obietta sulle condizioni a cui sono sottoposte le detenute e i detenuti nelle carceri, sulla natura dell’ergastolo (verso cui già Bianca Guidetti Serra si dichiarava apertamente contro) - in cui la finalità riabilitativa, poiché la condanna è a vita, secondo alcune e alcuni è assente - e, da periodi più recenti, anche sulla legittimità dell’esistenza di regimi quali il 41-bis.

Note

[1Lo Stato italiano, che ha sempre protetto i massacratori fascisti, vuole ora condannare per strage due anarchici (ndr: per gli ordigni esplosi di fronte alla scuola degli allievi dei Carabinieri a cui si faceva accenno in apertura, Cospito e un suo compagno sono stati condannati per strage), a seguito di un attentato che non ha lasciato né vittime né feriti.

[2Il 41 bis è tortura perché diretto a indurre sofferenza al fine di estorcere confessioni o informazioni (ndr: poiché, in passi precedenti dello scritto, si sostiene l’ipotesi per cui la liberazione dal 41-bis sia possibile solo collaborando con la giustizia e fornendo informazioni agli inquirenti sui propri complici fuori dal carcere).

[3Il trattamento inflitto ad Alfredo ci ricorda quello che Benito Mussolini avrebbe detto di Gramsci: dobbiamo impedire che questo cervello funzioni per vent’anni.

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