Come l’Estrema Destra di tutta Europa sta cavalcando il malcontento degli agricoltori

, di Arianna Mappelli

Come l'Estrema Destra di tutta Europa sta cavalcando il malcontento degli agricoltori

Dalla Germania alla Francia, per arrivare in Belgio e in Italia, tutte le proteste che stanno smuovendo l’Europa in questi giorni condividono l’ostilità verso le scelte prese con il Green Deal Europeo.

Gli agricoltori ritengono che questa linea politica, più “ecosostenibile”, avrà come unico risultato quello di danneggiare il loro lavoro. Le principali preoccupazioni sono legate all’aumento del costo delle materie prime, come del gasolio ad uso agricolo; un ulteriore abbassamento dei salari e, infine, che l’adesione all’Unione europea dell’Ucraina - potenza agricola globale - possa incidere sulla ripartizione dei sussidi comunitari in termini a loro sfavorevoli.

Vediamo, Stato per Stato, cosa si muove apparentemente però, oltre le istanze degli agricoltori stessi, nel substrato politico nazionale.

Germania

È a dicembre 2023 che, in Germania, le proteste hanno avuto il loro inizio, rapidamente diffondendosi poi nel resto d’Europa.

Il Governo Scholz non deve fare i conti solo con quella fetta di popolazione che a oggi blocca le strade, ma deve affrontare un’estrema destra sempre più alla ricerca di consenso. Il partito di Alice Weidel, l’Afd, continua a crescere nei sondaggi, assicurandosi il secondo posto tra i partiti tedeschi con il 20% dei consensi. Il rischio è che possa ottenere il governo in due Länder: Sassonia e Brandeburgo, mentre ha da poco perso il ballottaggio in Turingia.

L’avversione dell’Afd verso l’Unione europea è nata insieme al partito stesso nel 2013: dall’ostilità verso l’Euro, al battersi contro la decisione di utilizzare i soldi dei contribuenti per aiutare i Paesi del sud Europa nel pieno della crisi dell’Eurozona, fino alla scelta di spostare il proprio focus verso la questione dell’immigrazione e dell’Islam, questo tra il 2015 e il 2016.

Oggi si batte per sostenere le proteste degli agricoltori che sono scesi in strada per manifestare il loro dissenso nei confronti delle politiche del Governo Scholz. Il Cancelliere aveva da un lato assicurato pieno sostegno all’Ucraina e, dall’altro, l’impegno verso la transizione energetica. Si è andato però a ritrovare tra l’incudine e il martello. Deve mantenere gli impegni politici presi, ma anche rispondere a un buco nelle finanze pubbliche di circa 60 miliardi. Il settore che ci ha rimesso è stato quello agricolo.

Le prossime elezioni europee danno un’ulteriore spinta a questo partito che, in un’intervista al Financial Times, non ha escluso la possibilità di un referendum per far uscire la Germania dall’Unione europea.

Francia

La situazione in Francia non è dissimile. I gilet verdi portano avanti la protesta sotto una molteplicità di slogan. I salari attuali sono considerati insufficienti, le normative europee sulla protezione ambientale sono viste e percepite come eccessivamente restrittive. La stessa azione del Governo per ridurre l’inflazione sugli alimenti ha causato l’incapacità di molti produttori di coprire i costi, sempre più alti, legati a energia, fertilizzanti e trasporti.

Come altrove, anche in questo caso l’estrema destra nazionale sta tentando di strumentalizzare le proteste al fine di raccogliere consensi in vista delle prossime europee. Qualche giorno fa Marine Le Pen, leader di Rassemblement National, è salita sul trattore di un partecipante alla protesta in una sorta di legame simbolico tra la battaglia del suo partito e quella del movimento degli agricoltori.

In una lettera aperta pubblicata sul sito del Partito di estrema destra francese, il Presidente Jordan Bardella ha manifestato tutto il suo sostegno nei confronti degli agricoltori e ha posto alcuni punti utili a tracciare una nuova linea politica. Ha affermato di essersi battuto contro qualsiasi attacco portato avanti dall’Unione europea nei confronti dell’agricoltura francese durante il suo lavoro all’opposizione come deputato europeo, votando a sfavore della strategia “Farm to Fork” o contro “l’estensione del campo di applicazione della direttiva IED sulle emissioni industriali”.

Ecco alcune proposte avanzate dal partito di Marine Le Pen per ovviare a questa situazione:

  • un’aliquota d’imposta stabile sul diesel non stradale;
  • una proroga sugli accordi di libero scambio;
  • l’esenzione dalle imposte di successione sui trasferimenti di aziende agricole;
  • la lotta contro la concorrenza sleale internazionale con l’introduzione di “clausole specchio” nei trattati commerciali;
  • una legge che dia accesso prioritario ai contratti pubblici per gli agricoltori francesi
  • l’etichettatura di prodotti al fine di garantire un’autentica tracciabilità.

Secondo il sondaggio politico di Figaro Magazine, Marine Le Pen è la figura politica favorita dal panorama elettorale francese in questo momento. Le recenti decisioni prese da Attal potrebbero aiutare Macron a riprendere un po’ del consenso che ha perso, ma non è detto che basti a contrastare l’ascesa del populismo della Le Pen.

Italia

Il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, in un post su Facebook, ha dichiarato che il Governo Meloni sostiene pienamente le rivendicazioni portate avanti dagli agricoltori e ha attaccato le politiche dell’Unione europea e dei precedenti Governi che avrebbero “fatto scelte tese a diminuire la produzione e le terre coltivate in cambio di sussidi sempre più bassi, utilizzando la sostenibilità ambientale come una clava”.

Le rivendicazioni delle varie sigle che sono scese in piazza in queste ultime settimane - tra cui Cra (Comitato agricoltori traditi) e il Coordinamento del Riscatto Agricolo - di rado coincidono, ma su una cosa si trovano d’accordo con il resto dei Paesi europei: accusano Bruxelles di voler emarginare l’agricoltura nazionale con degli accordi sfavorevoli sulle importazioni.

Il Coordinamento del Riscatto Agricolo ha diramato un manifesto in cui descrivono le motivazioni della protesta in dieci punti, tra cui: la revisione del Green Deal europeo, la rimozione dell’obbligo di non coltivare il 4% dei terreni, il mantenimento delle agevolazioni per il carburante agricolo e il contrasto ai cibi sintetici.

Giorgia Meloni durante la sua visita al 3Sun gigafactory, la fabbrica Enel di pannelli solari, ha affermato, in un maldestro tentativo di placare le proteste, che i fondi del Pnrr per il settore agricolo passeranno da cinque a otto miliardi.

Quei tre miliardi in più, come si legge in un articolo su “Repubblica”, non sono una novità ma sono già stati nominati il 24 novembre dal Ministro dell’Agricoltura: «Grazie al lavoro del Governo Meloni e del dicastero che rappresento, raddoppiate le risorse del Pnrr destinate al settore agroalimentare. La Commissione UE, infatti, ha approvato le nostre richieste e la dotazione finanziaria passerà da 3,68 a 6,53 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti i fondi del Piano nazionale complementare, pari a 1,2 miliardi, per un totale di circa 8 miliardi di euro: il più grande stanziamento economico mai registrato per l’asset primario della nostra Nazione».

Quindi, gli stessi soldi presentati sul tavolo l’anno scorso sono stati riproposti, ma le manifestazioni continuano e si stanno spostando sempre di più verso la capitale mirando anche al Festival di Sanremo.

Le opposizioni non hanno atteso molto nel contestare le dichiarazioni del Governo Meloni, definendo questa notizia l’ennesima presa in giro.

In lontananza non si vede nessun aiuto concreto da parte del Governo, che punta tutto sulle elezioni europee e sul cambio di rotta che ne deriverà - secondo quanto affermato nell’intervista svolta al Consiglio europeo del 1 febbraio a Bruxelles.

I possibili effetti sulle prossime elezioni europee

All’interno di una situazione politica mondiale sempre più incerta, dalle elezioni in America dove si teme un ritorno di Trump, alle varie guerre che da occidente a oriente continuano a imperversare, queste elezioni saranno fondamentali per capire se l’Europa avrà o no un ruolo centrale nel panorama internazionale.

Le elezioni europee che si svolgeranno a Giugno sono i frutti di un enorme lavoro di azioni e propaganda che da questa estate ogni partito sta tentando di promuovere. Per ora la meglio sembra averla la destra e il timore più grande per la stabilità del Parlamento europeo è la presenza di partiti anti-Europa che non desiderano altro che il fallimento dell’Unione europea.

Secondo gli ultimi sondaggi l’ascesa dell’estrema destra e dei conservatori è inevitabile, in 9 Paesi (Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Slovacchia) la vittoria sembra già proclamata e in molti altri Paesi arriveranno secondi.

Le conseguenze di questa svolta riguarderanno principalmente la politica estera e l’ambiente. Nel mirino ci sarà il Green Deal europeo, come hanno dimostrato le manifestazioni arrivate davanti al Parlamento dell’Unione europea, e la PAC (Politica agricola comune). Vacillerà anche il sostegno all’Ucraina, poiché un numero maggiore di deputati si dirà solidale nei confronti della Russia.

Giugno sarà il mese decisivo per questo 2024 già molto instabile e non c’è alcuna certezza su quello che accadrà tanto in Europa quanto in America e di conseguenza nell’assetto dei rapporti internazionali. Non resta da fare altro che attendere e sperare che quello che avverrà a Giugno non sia così tremendo come si prospetta.

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