Lo scorso ottobre Dan Barna è stato eletto leader dell’USR, la forza politica fondata dopo il grande risultato ottenuto dal partito Salvate Bucarest alle elezioni amministrative del 2016. Attualmente è il terzo partito politico della Romania dopo le elezioni legislative del 2016, durante le quali ha ottenuto l’8,87% dei voti. L’USR gode di molti consensi nelle grandi città e tra i romeni che manifestano contro le riforme giudiziarie del partito al governo.
Georgi Gotev (GG): Potrebbe presentare se stesso e la forza politica che rappresenta?
Sono il presidente di Unione Salvate la Romania, il terzo partito del paese, nato a livello locale e fondato solo un anno e mezzo fa. Nel panorama politico attuale è il partito più europeista, più moderno e che maggiormente sostiene lo stato di diritto.
Quasi tutti i nostri membri sono professionisti che non si erano mai impegnati in politica. È un partito che viene dalla società civile. Siamo stati molto attivi durante le proteste, cercando di contrastare l’attentato alla giustizia messo in atto dalla maggioranza dei parlamentari. Il loro leader, Dragnea, è in attesa di essere condannato, per questo stanno facendo di tutto per cambiare la legge.
GG: Anche la diaspora romena sostiene fortemente l’USR?
Sì, i migliori risultati li abbiamo ottenuti all’estero e nelle zone più sviluppate della Romania, dove si concentra la maggior parte delle persone istruite.
GG: Prima di accettare un incarico ministeriale nel gabinetto del primo ministro Dacian Cioloș lei era un imprenditore di successo. Perché ha deciso di entrare in politica?
La storia è divertente. Lavoravo in una società di consulenza che si occupava di fondi strutturali. Con un collega riuscii a sviluppare un portale web, structuralfunds.ro. Per via di questo successo, per così dire, nel 2016 il primo ministro Dacian Cioloş mi chiamò a far parte del suo breve governo in qualità di tecnico e divenni segretario di stato nel ministero per i fondi europei. Per sei mesi lavorai sodo per migliorare la capacità di assorbimento dei fondi europei della Romania.
Accettare di lavorare per il governo fu per me una grande sfida. Persi tre chili chiedendomi se valesse la pena porre fine alla mia confortevole vita da imprenditore cominciando quell’attività. Decisi di provarci e alla fine dei sei mesi dovetti prendere un’altra decisione: tornare nel privato o entrare in politica candidandomi per l’USR, che all’epoca era un partito nuovo, appena nato, espressione della società civile.
Ho sempre pensato che è meglio rimpiangere di aver provato qualcosa, piuttosto che rimpiangere di non averlo fatto. Questa è la storia di come sono diventato deputato.
GG: Ritiene che la sua forza politica sia parte dello stesso fenomeno di En Marche?
Sì, l’Unione Salvate la Romania è esattamente lo stesso tipo di movimento. Anche questo mese in Romania abbiamo in corso un programma che si chiama “USR: è la tua voce”. I cittadini vengono interrogati per strada, compilano moduli fornendo risposte su quali dovrebbero essere le priorità del paese, usiamo lo stesso approccio che Macron e En Marche hanno adottato in Francia. Con una piccola differenza. I membri di En Marche sono ex membri di altri partiti. L’USR è partita con l’idea di coinvolgere essenzialmente persone che non hanno mai fatto politica. Tra i nostri criteri c’è quello di non avere come membri persone che hanno ricoperto posizioni dirigenziali in altri partiti, mentre i membri di altri partiti vengono accettati solo dopo un periodo di puro sostegno al partito.
GG: Questa è una misura di salvaguardia per impedire che si cambi rotta al partito?
Esatto, questo fa sì che non venga “dirottato” da professionisti. Anche oggi, mentre parliamo, la politica la stiamo ancora imparando, a volte commettiamo degli errori. In termini di capitale umano, la qualità del nostro partito è più elevata rispetto ad altri. Ma in termini di esperienza politica siamo giovani, è vero.
GG: Siete forti nelle città ma non in provincia. Lo ritiene un grosso problema?
È vero, siamo molto forti nelle grandi città della Romania, a Bucarest, Timișoara, Sibiu, Brașov, a Cluj, sono queste le grandi città. Ma nelle zone rurali abbiamo difficoltà a identificare i messaggi giusti e a raccogliere consensi, a causa dei socialdemocratici al governo che mietono voti perché portano aiuti sociali.
GG: Le prossime elezioni alle quali voteranno i romeni sono le europee. Ciò vuol dire che probabilmente dovrete decidere in quale famiglia politica entrare. Non avete ancora fatto la vostra scelta, vero?
Non ancora, è una decisione su cui stiamo ragionando. In termini di valori siamo più vicini al gruppo ALDE. Perché sul piano economico siamo di centrodestra, sul piano delle politiche sociali e dei diritti umani ci situiamo al centro, e più in generale nel centrodestra.
GG: Ma in Romania c’è un partito chiamato ALDE, guidato dall’ex primo ministro Călin Popescu-Tăriceanu, e non credo che vi piaccia il fatto di essere associati a loro.
Esatto, in Romania questo partito è davvero un partito corrotto che governa insieme ai socialisti. Per noi, affermare di far parte dell’ALDE (come gruppo politico europeo) sarebbe estremamente difficile da spiegare. Dovremmo dire: “vedete, facciamo parte dell’ALDE, ma non dell’ALDE romeno, c’e un altro ALDE che è migliore”.
ALDE Europa è perfettamente consapevole del problema con Tăriceanu, ma afferma che non ci sono precedenti in cui un membro del gruppo sia stato cacciato. Anche se sono consapevoli che ALDE Romania è un partito filo-socialista e corrotto.
GG: Macron ha lo stesso problema. Non hanno deciso in quale famiglia politica entreranno. Forse creeranno un loro gruppo ed entrerete anche voi…
Per noi potrebbe essere una soluzione. O magari Macron entrerà nell’ALDE, il gruppo assumerà un altro nome e noi potremo entrare.
GG: La vostra forza politica ha anche radici ambientaliste?
In un certo qual modo sì, perché alcuni dei nostri membri hanno militato contro il progetto di estrazione dell’oro a Roșia Montana e le nostre proposte in materia ambientale sono solide. Ma i verdi sono percepiti come forza di sinistra, mentre noi non lo siamo.
GG: Cosa ne pensa della “Coalizione per la Famiglia” in Romania, che apparentemente cerca di raccogliere i consensi delle forze tradizionali e conservatrici, isolando quelle moderne e liberali come la vostra?
È cominciata come un’iniziativa pubblica che cercava di imporre una modifica superflua all’interno della Costituzione. La Costituzione romena afferma che la famiglia consiste nella libera unione dei coniugi. Intendonoo cambiare questa menzione con “unione tra un uomo e una donna”.
Cosa del tutto inutile, perché in ventisei anni da quando esiste la Costituzione nessuno ha mai avuto problemi con questa definizione. Il matrimonio gay non è ancora un tema del dibattito pubblico, non c’è alcuna iniziativa che promuova il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Forse le generazioni future, fra venti o trent’anni, si occuperanno di questo tema, ma per adesso non è una priorità. È un’idea proposta dai partiti tradizionali, per spostare l’attenzione dalla giustizia e dagli investimenti mancanti nelle infrastrutture ai valori tradizionali, perché torna loro comodo.
GG: Non sarà che la “Coalizione per la famiglia” intende mettere l’USR all’angolo?
Non penso che ci riusciranno, perché ho abbastanza fiducia in quella parte della società romena aperta ai valori europei, al mercato aperto europeo, all’iniziativa privata.
Tutti vogliono davvero una Romania migliore. Durante le manifestazioni c’è una frase ricorrente: “vogliamo una Romania come fuori”, ma un fuori occidentale, non come la Russia, l’Ungheria o la Polonia di questi giorni. Noi lo diciamo chiaramente: le nostre priorità sono le infrastrutture e un sistema giudiziario funzionante. Sono queste le priorità per la Romania, e l’USR se ne sta occupando.
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