Dopo il veto di Polonia e Ungheria sul bilancio europeo, Macron indica la strada da percorrere: una vera sovranità europea

, di Paolo Milanesi

Dopo il veto di Polonia e Ungheria sul bilancio europeo, Macron indica la strada da percorrere: una vera sovranità europea
Fonte: Emmanuel Macron durante il passaggio dei poteri con Arnaud Montebourg al ministero dell’economia e delle finanze il 27 agosto 2014, https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Emmanuel_Macron_(27_ao%C3%BBt_2014).jpg

È singolare che lo stesso giorno in cui Polonia e Ungheria pongono ufficialmente il proprio veto su uno dei pilastri del Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027, minacciando di far cadere anche il Fondo Next Generation EU che poggia su di esso, il presidente francese Emmanuel Macron, in un’intervista concessa a Le Grand Continent rivista parigina di geopolitica, provi ancora una volta a rilanciare l’azione europea.

Ma andiamo con ordine. Dopo l’accordo raggiunto dai 27 Capi di Stato e di Governo il 21 luglio sul bilancio europeo e sul Recovery Fund (poi chiamato Next Generation EU), il Parlamento Europeo aveva insistito e ottenuto il rafforzamento degli strumenti di controllo e di sanzione circa il rispetto da parte degli Stati dei valori del pacchetto (una ripresa verde, digitale e sostenibile) e dello stato di diritto. Questo esito era stato ferocemente contrastato dai governi di Polonia e Ungheria, che da qualche anno stanno cercando di instaurare di fatto nei loro paesi un regime autoritario e plebiscitario, fondato sulla dittatura della maggioranza, sulla progressiva distruzione delle garanzie liberali, un nazionalismo esasperato: un paradigma da loro battezzato “democrazia illiberale”. Non potendo affossare l’intero programma tout court, che richiedeva l’approvazione a maggioranza qualificata degli Stati, facilmente raggiunta, hanno posto il veto sull’adozione di nuove risorse proprie, procedura che necessita, invece, dell’approvazione unanime di tutti gli Stati membri (come decisione del Consiglio Europeo all’unanimità, e approvazione da parte di ogni Stato membro secondo le sue rispettive norme costituzionali).

Il bilancio europeo ha due fonti principali di finanziamento: i versamenti da parte degli Stati in base Reddito Nazionale Lordo e in percentuale sull’IVA ed entrate minime basate su dazi doganali e prelievi agricoli. La grave crisi economica causata dalle necessarie misure di contenimento del contagio pandemico aveva portato la risposta europea su due direzioni principali. La prima, rivoluzionaria, che la Commissione Europea recuperasse sul mercato un fondo di 750 miliardi di euro, aggiuntivo al bilancio europeo, creando di fatto un embrione di debito europeo. La seconda, una conseguenza della struttura dell’UE, che le garanzie finanziarie di questo fondo non pesassero ulteriormente sulle finanze già in affanno degli Stati. Per raggiungere questi scopi, il pacchetto prevede l’introduzione di nuove risorse proprie con la creazione di un embrione di tasse europee (plastic tax, tasse sul digitale, le emissioni di carbonio e le transazioni finanziarie). Queste risorse permetterebbero all’UE di finanziarsi direttamente e avrebbero dunque, (almeno parzialmente) risolto il problema. Questo in linea teorica: vediamo il perché.

La verità scomoda è che l’UE non ha autonomia fiscale e finanziaria dai suoi Stati membri. Gli Stati sono i “padroni dei trattati” e hanno sempre deciso di tenere questa competenza sotto il loro stretto controllo: di conseguenza allargare la base delle risorse autonome dell’UE richiede un’approvazione unanime. Questa situazione si presta naturalmente ad un ricatto sadico e perverso come quello portato avanti da Polonia e Ungheria. Un ricatto portato avanti da chi sa di non avere nulla da perdere, da chi dà la priorità alla difesa di un modello politico basato non solo su valori estranei a quelli europei, ma su non-valori, rispetto alle necessità dei propri cittadini che hanno un serio bisogno dei fondi di ripresa.

Siamo però di fronte non tanto ad una crisi dei valori: l’attacco ai valori europei giunge da ben altre parti (Cina e Russia in primis) e i valori in cui tutti noi europei ci riconosciamo si sono già manifestati nella storia. Lo stallo è principalmente politico. Anzi è questo stallo che può portare ad una crisi di valori. Nell’intervista citata Macron delinea un chiaro legame tra questi due aspetti:

È evidente il gioco portato avanti dalla Cina e dalla Russia, che promuovono un relativismo dei valori e dei principi, e un gioco che cerca di ri-culturizzare, di rimettere questi valori in un dialogo di civiltà, o in un conflitto di civiltà. […] Penso che sia indispensabile che la nostra Europa ritrovi i modi e i mezzi per decidere da sola di fare affidamento su se stessa, di non dipendere da altri, in tutti i settori, tecnologico, come ho già detto, ma anche sanitario e geopolitico, e di poter collaborare con chi vuole. Perché? Perché penso che siamo un’area geografica coerente in termini di valori, in termini di interessi, e che è bene difenderla in sé

I valori che professiamo, relativi alla dignità umana, corrispondono ad una visione dell’uomo nel suo complesso e devono necessariamente tendere ad aprirsi e ad accogliere l’intera umanità, altrimenti non sarebbero dei veri valori e cadrebbero nel vacuo relativismo. La vera battaglia è quella di difendere questi valori, fare in modo che non corrispondano ad una parentesi storica destinata a dare spazio ad un modello basato sull’autoritarismo cinese o russo. La vera soluzione è che istituzioni che sono nate basandosi su questi valori funzionino davvero per i loro cittadini, conciliando la risposta alle loro necessità con la responsabilità di difendere questi valori come la protezione del nostro pianeta, la regolamentazione del mercato, la lotta contro le disuguaglianze, per la libertà e la legalità.

Il nodo, soprattutto per l’Europa, è sostanzialmente politico. Nel caso, esposto poc’anzi, del bilancio la soluzione sembrerebbe semplice: dare all’UE autonomia fiscale e di bilancio. Benché semplice all’apparenza, questo è il cuore della questione. Il bilancio autonomo è la condicio sine qua non dell’esistenza di uno Stato, da cui deriva l’autonomia di affrontare le problematiche ricordate sopra, che hanno raggiunto dimensioni continentali, se non globali e sicuramente al di là della portata degli Stati Nazionali. È questo il concetto di sovranità europea che lo stesso Macron aveva affrontato nel suo discorso alla Sorbona nel 2017. Una sovranità che non è legata al nazionalismo, né a velleità egemoniche, ma anzi è legata alla possibilità dei cittadini di decidere il loro futuro:

Un popolo, in seno ad una nazione, decide di scegliere i suoi leader e di avere persone che votino per le sue leggi, penso che sia perfettamente compatibile, chi deciderebbe, altrimenti? Il popolo come potrebbe costituirsi e decidere? […] A chi delegare per scrivere le leggi all’interno di una società, se non ai leader che hai scelto? Le aziende? Il caso? Leader non eletti, ma che sarebbero illuminati? Personalmente, non vorrei nessuna di queste alternative. Voglio poter scegliere ogni giorno, ogni volta che sono chiamato a votare, con elezioni regolari e in un sistema trasparente

Il concetto di sovranità e dell’istituzione da esso derivata, lo Stato, non sono in crisi ma hanno una debolezza di scala e di efficacia. È anacronistica la posizione dei nazionalisti che incentrano la loro battaglie politiche sulla difesa della sovranità nazionale. Essi caricano questo concetto di un apparato ideologico fortemente conservatore. I problemi più urgenti che la politica dovrebbe risolvere e, dunque, le richieste dei cittadini vanno ben al di là dei confini e della portata degli strumenti degli Stati Nazionali: arroccarsi sulla sovranità nazionale significa sapere che queste istanze verranno affrontate in modo parziale e inefficace esacerbando la disaffezione dei cittadini. Dall’altro lato rinunciare ad una sovranità europea vorrebbe dire lasciare i rapporti tra gli Stati europei sotto il solo influsso del mercato e dell’egemonia delle grandi nazionali senza un controllo esercitato da un potere politico legittimato dai cittadini. Questa non è la soluzione: la soluzione è una vera sovranità europea e uno stato federale europeo!

L’articolo è stato precedentemente pubblicato da Publius al link seguente.

L’articolo è stato scritto prima della pubblicazione degli esiti delle trattative tra Germania, Ungheria e Polonia.

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