ELEZIONI EUROPEE 2019: che cosa è veramente in gioco?

, di Giampiero Bordino

ELEZIONI EUROPEE 2019: che cosa è veramente in gioco?

Le elezioni del Parlamento europeo del prossimo mese di maggio costituiscono un evento nuovo e di decisiva importanza per la vita dei popoli e degli Stati dell’Unione Europea, e di conseguenza anche per la vita dell’Italia e degli italiani che ne fanno parte.

Anzitutto, che cosa rappresenta oggi, nei fatti, l’Unione Europea nel mondo? È un’area di 28 Stati (27 se uscirà la Gran Bretagna) con leggi e istituzioni comuni, di più di 500 milioni di abitanti, che produce il 25% del PIL globale, che è la principale area commerciale del pianeta, che dispone (per quanto riguarda i 19 paesi dell’eurozona) della seconda moneta mondiale dopo il dollaro, che sviluppa le più avanzate politiche ambientali del pianeta. Ed è, ancora, l’area con la maggiore concentrazione di democrazie rappresentative e di Stati di diritto del mondo (in altre parole con il maggior grado di libertà politiche e civili), e con la più elevata spesa sociale (Welfare, spese sanitarie e previdenziali, istruzione ecc.) a livello mondiale: l’Europa, con il 7% della popolazione mondiale, realizza da sola il 50% del totale della spesa sociale del pianeta.

L’Europa, la sua Unione, ha molte contraddizioni, una statualità e una democrazia deboli e incompiute, disuguaglianze inaccettabili sia fra i diversi territori sia fra le diverse categorie sociali, e non è ancora in grado di parlare “con una voce sola” nel mondo per far valere le proprie idee e i propri interessi. Ma è comunque, relativamente alle altre, l’area del mondo con le migliori condizioni di vita.

Basta viaggiare altrove, uscire dall’Europa, e osservare e confrontare i diversi contesti in cui vive la maggior parte delle persone, per rendersi conto di tutto ciò.

Dunque, che cosa è veramente in gioco nelle prossime elezioni del Parlamento europeo? Che cosa noi cittadini possiamo perdere o guadagnare a seconda dei diversi possibili risultati?

Ci sono, nei fatti, due fondamentali possibilità, due diverse strade davanti a noi. La prima consiste nel dare inizio ad un processo di “smontaggio” dell’Unione, ridare tutto il potere ai singoli governi nazionali, contrapporre fra loro le diverse identità - “prima gli Italiani“, “prima i Francesi”, “prima i Tedeschi” e così via, in un “gioco a somma zero” che si ispira nei fatti allo slogan “America First” di Trump – ridurre e tendenzialmente eliminare tutto ciò che nel corso di 60 anni i Paesi europei usciti dall’epoca tragica delle due guerre mondiali (almeno 60 milioni di morti ammazzati europei) avevano messo in comune anzitutto per garantire la pace reciproca. La seconda consiste invece nel proseguire il cammino dell’unificazione politica, in sintesi costruire gli Stati Uniti d’Europa, cambiando nel contempo, anche radicalmente se necessario, le istituzioni e le politiche attuali. Quindi non conservare questa Europa come è, ma costruire un’Europa diversa, più unita e solidale, caratterizzata da una più forte democrazia, da una maggiore uguaglianza fra i diversi territori e le diverse categorie sociali, capace di far valere i propri valori e i propri interessi nel mondo di fronte alle grandi potenze tradizionali (Stati Uniti, Russia ecc.) o emergenti (Cina, India ecc.), comunque sempre potenze nucleari in grado di distruggere più volte il mondo, di dimensioni continentali che oggi competono e confliggono fra loro.

In un mondo multipolare come questo, i singoli Stati europei, anche i maggiori, sono destinati all’impotenza e alla sconfitta se non riescono a mettere in comune e condividere a livello continentale la propria sovranità. Ciascuno per sé, “padroni a casa propria”, significa nei fatti rinunciare alla propria sovranità, dipendere dalla volontà e dalle decisioni degli altri.

È chiaro, adesso, che cosa è veramente in gioco, per noi italiani e per noi europei, nelle prossime elezioni europee? E come possiamo contribuire, noi singoli cittadini, noi soggetti e movimenti della società civile, a realizzare l’unità politica dell’Europa nello stesso tempo riformandone le istituzioni e le politiche per costruire un’Europa diversa e migliore?

Tutto questo è in gioco, e non è quindi né legittimo né conveniente “stare a guardare”.

Fonte immagine: Flickr.

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