Lunedì 6 maggio, presso l’università La Sapienza di Roma, si è tenuto il seminario “Europa di chi? Riflessioni sullo spazio pubblico europeo”.
Dopo i saluti di Eugenio Gaudio, Magnifico Rettore della Sapienza Università di Roma, e l’apertura di Tito Marci, Preside della Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione della Sapienza, l’incontro, moderato da Alessandra Sardoni, giornalista La7, ha visto protagonisti docenti ed esperti -Sergio Fabbrini, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche, Università Luiss di Roma; Enrico Letta, Direttore della Paris School of International Affairs dell’Institut d’études politiques de Paris; Maarten Van Aalderen, corrispondente per l’Italia del quotidiano olandese De Telegraaf, e Vladimiro Zagrebelsky, giudice della Corte europea dei diritti umani (2001-2010)- riflettere sul futuro dell’Unione Europea, evidenziando come, a poche settimane dal voto per il rinnovo del Parlamento Europeo, i cittadini chiamati alle urne siano ancora poco consapevoli della propria cittadinanza europea.
Perché l’Europa non viene ancora concepita come identità?
Sempre più spesso gli stati percepiscono l’Unione Europea come una minaccia alla propria sovranità; secondo Enrico Letta, le cause che hanno determinato il distacco nei confronti dell’unione sono state la crisi economica e la crisi dei migranti, che nel corso degli anni hanno attirato sulle istituzioni comunitarie la sfiducia di alcuni stati membri, Italia compresa.
Lo scenario europeo è diventato complicato, ma, come dichiara Sergio Fabbrini, è importante capire la necessità dell’Unione Europea, che oltre a garantire la sicurezza e lo sviluppo economico, si occupa di quelle politiche che i singoli Stati non potrebbero gestire da soli: tra queste la difesa, la gestione della moneta delle frontiere e delle infrastrutture. Molto spesso diamo per scontato i settant’anni di pace che, ancora oggi, “permettono alle due parti di Cipro di non farsi la guerra tra loro” dice Vladimiro Zagrebelsky. Non solo la sicurezza, ma anche la condivisione di idee che garantiscono lo sviluppo scientifico e tecnologico, motori principali della crescita di ogni paese; inoltre l’Europa garantisce lo scambio culturale soprattutto grazie al progetto Erasmus, che permette agli studenti universitari di soggiornare per un periodo all’estero durante gli studi e che allarga i confini della ricerca.
Quale scenario dopo il voto?
Tra lo scenario più rischioso, dopo il voto del 26 maggio, potrebbe esserci “la disarticolazione dell’Unione: l’esito di queste elezioni potrebbe mettere in discussione il progetto europeo pensato nel secondo dopoguerra” afferma Fabbrini, Il Direttore ha poi aggiunto, che per la prima volta potrebbe formarsi uno schieramento sovranista all’interno del Parlamento Europeo, rappresentato dalla Lega di Matteo Salvini e dalla destra di Marine Le Pen. Questo schieramento sancisce la fine della divisione tra destra e sinistra, per inaugurare quella tra europeisti e coloro che cercano di indebolire l’Unione.
Come muoversi?
Bisogna lavorare per una unione di Stati, costruendo una Europa che affianca la sua identità a quelle nazionali e ne condivide la sovranità. Gli italiani in vista del 26 maggio devono chiedersi se hanno bisogno di questa unione e rendersi conto che uniti è possibile competere con grandi potenze mondiali, come gli Stati Uniti e il Giappone. Senza rendercene conto, potremmo trovarci in un futuro dove l’Europa diventa un piccolo campione per far spazio ad altri, ha dichiarato Letta, aggiungendo che “il nostro futuro è un futuro in cui i nostri valori avranno forza solo se saremo insieme, altrimenti ogni singolo paese, nel caso di 28 Brexit, dovrà decidere se essere una colonia americana o cinese”.
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