Europa, un progetto di futuro

, di Giuseppe Caizzi

Europa, un progetto di futuro

In questi ultimi mesi è stato uno sbocciare di appelli pro-Europa. Un segno di risveglio? Temo che sia insufficiente. In tutti questi manifesti si enunciano proposte assolutamente condivisibili, ma che difettano di un punto fondamentale: la tempistica e con quali forze si intende realizzare concretamente quelle proposte. Perché, ahimè, di proposte sono pieni gli armadi delle istituzioni europee, ma nulla è stato fatto dagli Stati. Persino il Presidente della Commissione Juncker, negli ultimi due discorsi sullo Stato dell’Unione (2017 e 2018), ha tracciato un’articolata road map di proposte da realizzare entro il Consiglio Europeo di fine giugno 2019 in Romania. Tali proposte sono svanite come neve al sole, eppure se fossero state realizzate, non dico tutte ma solo la metà, l’Unione Europea sarebbe salva perché avrebbe fatto quel balzo in avanti irreversibile nell’integrazione che è fondamentale per il suo futuro.

Adesso, alla vigilia delle elezioni europee di maggio, il tema di cosa fare per compiere quel balzo in avanti si ripropone in tutta la sua forza drammatica. Mi domando, ma i partiti e i movimenti politici che si presentano come autenticamente europeisti sono disposti a impegnarsi, anche a prescindere dal voto, per la realizzazione di un progetto di futuro? Un impegno vincolante, per chi sarà eletto al Parlamento europeo, ad appoggiare esclusivamente chi accetterà di accollarsi l’onere e l’onore di portare avanti un programma concreto con tempi certi e senza possibilità alcuna di compromessi al ribasso. Qui si pone in tutta la sua evidenza il problema cardine del nostro Continente: la necessità impellente di un’autentica democratizzazione delle Istituzioni europee. Senza avere piena consapevolezza di questo problema non vi è alcuna possibilità di salvare il futuro dell’Europa.

Per fare tutto questo è necessario una rottura e un assoluto coraggio politico.

A coloro che dicono che è solo un libro dei sogni, rispondo che se non si ha la forza di portare avanti le proprie idee e i propri sogni allora ci meritiamo di essere travolti dall’oscurità che incombe sul nostro tempo. Ecco alcune idee, che non sono certo delle primizie assolute ma se trasformate in realtà cambierebbero irreversibilmente il futuro dell’Europa, in meglio:

1) Elezione di una Assemblea Costituente Europea o, in alternativa, (come proposto recentemente da Pier Virgilio Dastoli) dare poteri costituenti al Parlamento europeo che sarà eletto il 26 maggio prossimo. Il compito è di redigere la nostra prima epocale Costituzione entro 12 mesi da sottoporre a un referendum confermativo, in tutti gli stati membri dell’Unione europea e in quelli Candidati nel medesimo giorno a suffragio universale popolare.

2) Dopo la eventuale ratifica della Costituzione europea, si elegga a suffragio universale popolare con sistema elettorale proporzionale con turno di ballottaggio - tra i due candidati più votati - il 1^ Presidente dell’Unione Europea per un mandato di 5 anni rinnovabile una sola volta.

3) Il bilancio attuale delle istituzioni europee è assolutamente ridicolo, si porti tale bilancio - meno dell’1% del PIL degli stati membri - almeno al 4 % in 3 anni. Parallelamente, entro la fine della prossima legislatura europea, occorre poi costruire le condizioni politiche e giuridiche per un bilancio federale degno di questo nome, ossia dotato di risorse proprie e di una propria fiscalità.

4) Non è utile per l’Europa avere progetti di difesa a due (Francia e Germania), è necessario impegnarsi, anche con lo strumento della cooperazione rafforzata, a implementare un accordo di cooperazione militare e di difesa paneuropeo entro 3 anni che possa essere immediatamente operativo in tutti i contesti internazionali ove fosse utile e necessario un contributo militare e civile europeo.

5) Basta con gli europei che si presentano ai vertici internazionali in ordine sparso. Il seggio permanente al Consiglio di Sicurezza ONU dev’essere Europeo, non abbiamo bisogno di un seggio tedesco. Così pure al FMI e negli altri organismi internazionali: le istituzioni europee devono parlare con una sola voce entro il 2020.

6) Per il futuro dell’Europa è assolutamente necessario e urgente un grande piano per la riconversione energetica ed ecologica del sistema produttivo europeo, un grande piano europeo “verde” in cui si incentivi le imprese e le istituzioni pubbliche tramite un sistema di tassazione che vari a seconda del livello di sicurezza e inquinamento. Ovvero chi inquina di più paga di più fino alla requisizione da parte dello Stato degli impianti. Chi si impegna a realizzare la piena sostenibilità venga premiato con forti incentivi fiscali. Si parta entro la fine di questo 2019 con una visione decennale.

Quello che ho definito “Piano per il Rinascimento Europeo” deve essere altro dal limitatissimo Piano Juncker. Bisogna trovare la capacità di immaginare come vogliamo che diventi la nostra Europa. Per farlo, dobbiamo avere la volontà politica di impegnarci e mettere sul piatto 2000 miliardi di euro all’anno per 5 anni in progetti paneuropei in ricerca avanzata, sviluppo digitale, nuove tecnologie per la cura dei malati, infrastrutture stradali e ferroviarie paneuropee, ecc. Potrei continuare a lungo ma voglio fare, anche io, un appello:

A tutti i partiti, a tutti i movimenti, a tutti i cittadini europei che continuano a credere che il solo futuro possibile sia l’Unione Politica e Federale dell’Europa, siete pronti a sostenere e sottoscrivere un impegno formale e vincolante che impegni tutti coloro che saranno eletti nel Parlamento Europeo nelle liste elettorali europeiste a sostenere esclusivamente chi accetti di impegnarsi a realizzare questo progetto di futuro nei tempi prefissati (ossia entro il termine inderogabile del 2023)? Non dobbiamo farci travolgere da chi vuole farci riprecipitare nei secoli oscuri della nostra Storia, ma occorre reagire!

Fonte immagine: Wikipedia.

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