George Floyd: l’Europa reagisce

, di Saksha Menezes, tradotto da Benedetta Bavieri

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George Floyd: l'Europa reagisce
Grazie al fotografo Ilia Kotchenkov per averci permesso di usare questa foto, scattata durante le proteste ad Amsterdam. www.kotchenography.com

Il 25 maggio alcuni poliziotti di Minneapolis hanno arrestato George Floyd, a seguito di una chiamata al 911 in cui un commesso lo accusava di aver tentato di comprare delle sigarette con una banconota da 20$ falsa. Le telecamere di sorveglianza hanno ripreso Floyd mentre veniva portato in manette verso una macchina della polizia e nel filmato non si vedono segni di resistenza. Eppure, un video ripreso poco dopo con il cellulare mostra un poliziotto bianco premere il proprio ginocchio sul collo di Floyd per sette minuti, mentre l’uomo ripete più volte “Non riesco a respirare” e “Sto per morire” e gli astanti protestano, preoccupati per la sua vita. Quando finalmente il poliziotto si alza, il corpo di George Floyd giace inerte sull’asfalto. Floyd è stato in seguito portato all’ospedale, dove è stato dichiarato il suo decesso.

La sua morte, l’ultimo di una lunga serie di casi di brutalità della polizia negli Stati Uniti, ha scatenato un’ondata di proteste in tutti i 50 stati federali e a livello mondiale.

In diversi Paesi europei ci sono state grandi manifestazioni: il 1 giugno più di 4.000 persone hanno protestato ad Amsterdam (vedi la foto di copertina di questo articolo e questo video) postato su Twitter), mentre a Parigi più di 15.000 manifestanti contro le violenze della polizia hanno invaso le strade della città. Questa settimana, inoltre, una serie di marce e proteste hanno avuto luogo anche a Londra, dove alcune migliaia di persone si sono riunite a Trafalgar Square e fuori dall’ambasciata americana.

È ormai chiaro che queste proteste non riguardano più solamente la tragica morte di George Floyd: la reazione europea evidenzia un sentimento di frustrazione anche nei confronti del razzismo in patria, non solo negli Stati Uniti.

Come riportato da Fortune, ad esempio, uno dei manifestanti presenti al raduno di Hyde Park a Londra, di nome Gary Tatham, ha commentato: “Il Regno Unito non è innocente… ogni nero, ogni persona di colore in questo Paese si è dovuta scontrare col razzismo.” Un’altra partecipante ha detto che nel Regno Unito “c’è un vero senso di disperazione” per la morte di George Floyd. In questo Paese il razzismo non è così “palese” come lo è negli Stati Uniti, ha continuato, ma il fatto che non sia altrettanto violento non significa che non esista.

Diversi leader europei si sono espressi riguardo alla morte di George Floyd.

Il primo ministro dei Paesi Bassi, Mark Hutte, ha dichiarato la morte di George Floyd “inaccettabile”, ponendo l’accento su come il razzismo sia un problema non solo negli Stati Uniti, ma anche in Olanda. Ha aggiunto che la discriminazione è un “problema sistemico” del Paese e che “anche qui le persone sono giudicate per loro origini”. Tuttavia, come molti altri leader europei, ha commentato che riunirsi senza rispettare il distanziamento sociale è un comportamento irresponsabile.

In Germania diversi membri del governo hanno condiviso le loro riflessioni sul tema. In particolare, Steffen Seibert, un portavoce di Angela Merkel, durante una conferenza stampa a Berlino ha detto: “il razzismo non è certo un problema solo americano, ma un problema di molte società, e sono certo che sia presente anche in Germania.” I video delle proteste nella capitale tedesca si possono vedere su Twitter.

La portavoce del governo francese, Sibeth Ndiaye, ha dichiarato che la Francia non è un Paese razzista e che non dovrebbe essere paragonata agli Stati Uniti. Ha sottolineato inoltre che la situazione nei due Stati “non è comparabile… né storicamente, né nel modo in cui le nostre società sono organizzate.” La polizia ha usato gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro i manifestanti che si sono riuniti la sera di martedì 2 giugno a sostegno del movimento Black Lives Matter. A Parigi, circa 20.000 persone si sono presentate a una manifestazione che era stata vietata dalle autorità. Ndiaye ha tuttavia chiarito che le proteste erano state vietate per motivi sanitari e non politici. Due filmati delle manifestazioni si trovano in questi post su Twitter.

Anche il primo ministro britannico Boris Johnson ha definito la morte di George Floyd “tremenda” e “imperdonabile” ma ha invitato i manifestanti, sia negli Stati Uniti che altrove, a rispettare la legge e a comportarsi in “modo ragionevole”. Rivolgendosi alla Camera dei Comuni durante le interrogazioni al primo ministro, ha detto di comprendere la rabbia dei manifestanti ma si è rifiutato di dichiarare se avesse o meno condiviso le sue preoccupazioni con Donald Trump. Le proteste di Londra sono visibili qui.

Cosa ne sarà in futuro di questo movimento di protesta in Europa e in tutto il mondo? Si tratta di un evento una tantum, non a lungo termine, o piuttosto dell’inizio di un’ondata di cambiamento ancora più grande? Per il momento è difficile da prevedere.

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