Eurobull consiglia cosa leggere, vedere o giocare con la calura estiva

I consigli della redazione di Eurobull: 28 luglio 2021

, di La redazione di Eurobull

I consigli della redazione di Eurobull: 28 luglio 2021
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D’estate le cose procedono sempre un po’ più lentamente. Dal lavoro si passa al classico spirito vacanziero che accompagna la penisola fino alle foglie giallastre di settembre. Anche alla redazione di Eurobull piace riempire le proprie vacanze con un po’ tutto quello che lavoro e studio spesso non concedono: film, serie TV, film, graphic novel, e persino ogni tanto videogiochi. Abbiamo deciso di mettere a disposizione il nostro expertise in questo campo con una nuova rubrica, dedicata ai passatempi estivi preferiti. Cosa vedere? Cosa leggere? Ve lo consigliamo noi.

Un libro da leggere: “La memoria e l’identità”, di Joël Candau

Non per forza la lettura estiva deve essere un romanzo tranquillo o una riflessione politica. Può essere anche un trattato sul ruolo della memoria e dell’identità all’interno delle società contemporanee. È questo il fulcro del lavoro di Candau nel suo libro del 2002, trovabile nelle principali biblioteche.

All’interno di un lavoro di circa duecento e poche più pagine, Candau riflette sulla formazione, la trasmissione e la rappresentazione della memoria all’interno della società europea, in primo luogo, ma non lesinando anche delle piccole riflessioni su altre culture. Nel lavoro di Candau vi è l’analisi filosofica e storica della costruzione del senso, dell’identità data dalla propria memoria, che è anche una memoria sociale e collettiva, soprattutto.

Una riflessione quanto mai importante quando si vuole parlare del futuro dell’Europa. Se c’è qualcosa su cui i detrattori del progetto federalista puntano - o di qualsiasi progetto che non ponga le nazioni al centro della scena - è la grande, manifesta, identità delle nazioni europee, viste come fortezze bianche e pure di una cultura storica che attraversa i secoli, i continenti e le guerre per giungere a noi nel suo fantomatico splendore.

Ma come si crea l’idea di una identità comune? Come la memoria di un gruppo elitario diviene il frame culturale di riferimento della popolazione di un intero paese? Candau mette sotto la lente di ingrandimento dello storico e dell’antropologo proprio questo processo, mettendolo a nudo, esponendolo con fermezza e chiarezza. Un libro, insomma, consigliato a chi vuole riflettere su come, dal passato, si possa giungere a questo presente e poi al futuro.

Una serie TV da vedere: “Dirk Gently”

Passiamo completamente di campo in questo caso. “Dirk Gently” non è infatti una serie che riflette in nessun modo sulla formazione di storia, memoria e identità. Piuttosto, è una serie di fantascienza light, intesa come light perché non vi riempirà di termini pseudo-scientifici - anzi, fidatevi, proverà solo a giocare con la vostra mente e a confondervi.

Una brillante serie un po’ thriller, un po’ gialla, un po’ fantasy, un po’ sci-fi, un po’ d’azione, un po’ commedia densa di black humor e di ironia britannica - dopotutto prende ispirazione dai romanzi cult di Douglas Adams, che per i più è famoso per la serie “Guida Galattica per Autostoppisti”.

Il fulcro della serie, che sarà una novità anche per gli avidi lettori di Adams, è un investigatore olistico, parola intorno cui ruota tutto il parterre di personaggi che incontreremo lungo le due stagioni prodotte da Netflix. Un parterre variegato, in cui sarà possibile riconoscere volti noti o che sono diventati più noti proprio grazie alla serie TV. Una serie che, tra una macchinazione e l’altra, tra una follia olistica e un po’ di normalità, nella realtà lascia spazio per avventurarsi in qualche riflessione, soprattutto sul: chi siamo e cosa facciamo davvero?

Dopotutto, le due stagioni ruotano fondamentalmente intorno - cercheremo di non fare spoiler - intorno il senso di esistere, fondamentalmente. Dal protagonista al personaggio solo apparentemente secondari, perché nella realtà non esistono ruoli come primari e secondari in questa serie, tutti stanno cercando il proprio posto in un complesso mondo che è ancora più complesso del nostro reale, o forse no, ma rimane complicato. Che sia cercare la propria natura, o affrontarla, o deciderla e abbracciarla, c’è spazio per questa goccia di esistenzialismo nella olistica follia di “Dirk Gently”.

Una serie consigliata soprattutto ai fan delle stravaganze provenienti da Albione e dal suo panorama letterario-cinematografico, in particolare da chi è a digiuno di “Monthy Python”, che cerca ancora di sapere cosa voglia dire 42 e per cui la “Trilogia del Cornetto” è quasi sacra. “Dirk Gently” rimane una serie affascinante, con degli spunti molto interessanti e con una recitazione e delle musiche di alto livello. Perfetta, insomma, per rilassarsi d’estate.

A cosa giocare: Dishnored 1&2

Non avrebbe senso distinguerli, dopotutto, sono una saga che si completa tutta d’un fiato. Dishonored è il gioco che ha riportato Arkane Studios, la casa produttrice, sotto gli occhi dei fan dei prodotti videoludici. Con uno stile artistico molto particolare e una colonna sonora curata, il primo gioco ci mette nei panni di Corvo Attano, guardia del corpo dell’Imperatrice Kaldwin, nella città di Dunwall. Un gioco puramente steampunk-vittoriano, dove tra intrighi e occulti poteri, un’entità chiamato semplicemente l’Estraneo e una bellissima lama retrattile, ci ritroveremo a fare i conti con il desiderio di vendetta e di riscatto.

Il gioco è una piccola perla nel panorama videoludico, non solo per la particolarità prima citata a livello stilistico e per il gameplay affascinante, ma per una serie di chicche rendono Dishonored un gioco che rimane ben saldo in mente, che spinge a essere rigiocato e ritentato con diversi approcci, una particolarità, questa, che davvero ne aumenta la giocabilità.

L’ambientazione del primo gioco, Dunwall, è uno splendore di arte. Prendendo ispirazione dalle fantasie di metà XIX secolo, ci si trova catapultati in quella che potrebbe essere Londra, o Manchester, se il mondo avesse preso una piega tecnologica diversa. Tra battelli al vapore e bipedi corazzati, ci ritroviamo in una città che sta subendo una peste nera mortale, cosa che ha ripercussioni sul gioco stesso. Il dualismo dei quartieri poveri infestati e dei ricchi palazzi borghesi, dei mercanti arricchiti e dei nobili disinteressati, colpisce nel vivo, così come gli acidi commenti dell’Estraneo e del suo dono, un cuore pulsante, che ci narrano storie che non sono davvero altro che commenti, ma che creano una atmosfera unica nel panorama videoludico.

La piccola perla di Arkane infatti si contraddistingue per i tocchi di classe, per i dettagli nelle uniformi, per le storie parallele dei cittadini e delle cittadine di Dunwall, che non hanno nulla a che vedere nè col gameplay, nè con la storia principale, ma che aiutano a calarsi dentro questo mondo attentamente disegnato.

Il seguito, Dishonored 2, rimane esattamente su questa linea. Cambia l’atmosfera - si va quasi ai confini del mondo esotico-mediterraneo - cambiano le architetture ma non la cura per la trama, i dettagli, il variegato gameplay, e quella particolarità di calarsi in un mondo tanto oscuro quanto affascinante, che cattura l’attenzione quasi più con i sospiri dei suoi cittadini che con le voci urlanti dei nemici.

Anche in questo caso, si affronta il gioco attraverso anche alcune tematiche che il gioco mette sul piatto: scienza, o occulto? Vendetta, o giustizia? Fedeltà a una causa, o caos? Non essendo un gioco di ruolo, questi sono temi che rimangono nascosti tra le maglie del gioco, ma che spingono a un’interessante riflessione sul ruolo del personaggio principale, Corvo, sulle conseguenze delle sue azioni. Soprattutto, a delle riflessioni sul rapporto tra scienza e potere, sulle sue applicazioni e sulle conseguenze - anche ambientali - di un uso spropositato di tecnologia per il puro gusto di imporre il proprio dominio al mondo - naturale e in tal caso anche soprannaturale.

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