Il crollo delle guerre: may the force be with EU

, di Cesare Ceccato

Il crollo delle guerre: may the force be with EU

La JEF Europe, nell’ambito del progetto Next Chapter Europe, dedica la settimana che porta alla Conferenza sul Futuro dell’Europa alla storia e alla politica europea. Con questo articolo diamo un’occhiata agli anni ’80, decennio in cui si lanciò il Programma Erasmus, crollò il Muro di Berlino e vide la luce la prima trilogia di Star Wars, la cui cultura si celebra proprio nella giornata di oggi.

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, un opprimente impero veniva combattuto da gruppi di ribelli intenzionati a sovvertire l’ordine costituito. Qualche decennio fa, in una terra a noi molto più famigliare, accadeva la stessa cosa, ma senza navi spaziali e spade laser. Dalla trilogia prequel fino alla creatura della Disney, passando per gli spin-off cinematografici e televisivi, l’universo di Star Wars non è altro che una grande metafora interplanetaria di ciò che è stato il Novecento nel vecchio continente, un periodo di interminabili battaglie alla ricerca di pace e democrazia. Quest’anno, lo Star Wars Day cade a pochi giorni dall’inizio della Conferenza sul Futuro dell’Europa, occasione storica per dare nuova linfa a quella terra che non vive guerre da decenni. Si sa che per costruire il futuro bisogna guardare al passato, quindi perché non dare un’occhiata agli anni ’80? Quel decennio in cui ebbe vita la favola di George Lucas e crollò l’ultimo baluardo della guerra nel nostro continente: il Muro di Berlino.

Su quel Muro, o meglio, su uno dei pannelli sopravvissuti alla demolizione, datata 9 novembre 1989, figura tutt’oggi una bellissima scritta, “tante piccole persone che in tanti piccoli luoghi fanno tante piccole cose, possono cambiare il volto del mondo”, sintesi perfetta di cosa è stato quel periodo, una svolta avvenuta attraverso piccoli importantissimi passi. In Europa si tornava ad assaporare una coesione che mancava dalla fine della Seconda guerra mondiale, con l’ingresso nell’allora Comunità europea di Grecia, Spagna e Portogallo, l’Atto unico europeo, il lancio del Programma Erasmus e, soprattutto, l’adozione di una bandiera comune. Non mancavano novità nemmeno nelle due superpotenze in piena Guerra Fredda. Ad est della cortina di ferro, il presagio della dissoluzione dell’URSS non figurava ancora in modo evidente e prendevano piede le profonde riforme conosciute con il nome di perestrojka. Ad ovest dell’Atlantico, veniva eletto Presidente il Governatore della California, ed ex attore, Ronald Reagan, repubblicano dal pugno duro che vedeva l’Unione Sovietica come un vero e proprio impero del male e che aveva una strategia estremamente pragmatica in merito al conflitto con essa: “noi vinceremo, loro perderanno”.

Sfrontati come l’impero di Palpatine e Darth Vader, anche gli Stati Uniti di Reagan avevano progettato la loro Morte Nera, la Strategic Defense Initiative, un progetto ironicamente conosciuto tra il popolo proprio con il nome di Star Wars. Esso prevedeva che, nel caso la guerra si accendesse, gli americani avrebbero potuto proteggersi dagli attacchi missilistici sovietici attraverso sistemi d’arma con base al suolo e nello spazio. Tuttavia, date le numerose difficoltà, dalla complessa realizzazione, alle critiche da oltre oceano, senza contare la violazione del Trattato ABM, questo fece presto spazio a un programma più soft, che prevedeva una difesa non totale, ma limitata a specifici siti militari e civili. Malgrado l’affinità con la lady di ferro britannica, Margaret Thatcher, Reagan non presentò strategie che soddisfacessero gli alleati europei. La modificazione di questo aspetto gli diede una grande mano a ottenere la rielezione nel 1984, con un programma politico caratterizzato soprattutto dalla distensione con l’URSS. Sono la serie di incontri con il Presidente sovietico Michail Gorbačëv e il discorso “Tear down this wall!” pronunciato davanti alla Porta di Brandeburgo il 12 giugno 1987 che fecero del Presidente degli Stati Uniti un perfetto Anakin Skywalker in cerca di redenzione.

La caduta del Muro di Berlino segnò più di una fine e più di un inizio. Finì un’era, o, per restare in tema, finì una saga, quella della Guerra fredda, finì il clima di tensione e divisione europeo, finirono i ricatti ideologici che tennero lontani per ventotto lunghi anni amici e famiglie. Iniziò una generazione, (ri)iniziò uno Stato e iniziò un nuovo capitolo per la Comunità europea, che aprì le braccia ai Paesi dell’Est.

L’evento che più di tutti simboleggia gli anni ’80 è quello che li conclude e che, così facendo, lancia quella che per l’Europa è una nuova trilogia. In ambito cinematografico, si storce sempre il naso davanti ad annunci del genere, è stato così anche quando, in anni recenti, si è tornati a toccare il capolavoro della Lucasfilm con l’introduzione de “Il risveglio della Forza”, “Gli ultimi Jedi” e “l’ascesa di Skywalker”. Lungometraggi con pregi e difetti, ma necessari a saziare la fame dei fan più accaniti. Analogamente, la necessità di regolarsi in modo concreto ed efficace e di occuparsi di più temi a livello sovranazionale, ha portato i Paesi dell’oggi Unione europea, insieme alle istituzioni della stessa, a riunirsi due volte dopo la caduta del Muro, a Maastricht e a Lisbona, prima di farlo nuovamente quest’anno, con la Conferenza sul Futuro dell’Europa che avrà il via il 9 maggio.

Sulle rive del fiume Mosa nel 1992, fece il suo ingresso nel contesto un nuovo personaggio, la Rey di turno, il blocco ex Stati comunisti dell’Europa centrale e orientale. Al fine di rendere loro possibile l’accesso al club delle dodici stelle, furono stabiliti i famosi Tre Pilastri (Comunità europea, Politica estera e sicurezza comune, Affari interni e giustizia), compiute riforme istituzionali e concordati i criteri di Copenaghen. Su quelle del fiume Tago, invece, si sistemarono gli scricchiolii interni, puntuali come gli accenni di risveglio sith nell’universo di Alderaan e Tatooine, con la redazione del Trattato sull’Unione europea e del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea oltre, ovviamente, all’adozione del nome con cui oggi è conosciuta tale organizzazione internazionale.

A pochi giorni dalla suo ufficiale inizio, rinviato di un anno a causa della pandemia da Covid-19, le aspettative per il nuovo evento sono altissime. La Conferenza sul Futuro dell’Europa può, anzi, deve rinvigorire un’Unione che troppo spesso si è trovata indecisa, disorganizzata e spaccata. Le carte in regola ci sono, ora è il momento del fare; come insegna il Maestro Yoda, “fare o non fare, non c’è provare”. Si prospetta un gran lavoro per istituzioni, Parlamenti nazionali e società civile, e l’auspicio è che questo porti a un futuro europeo sempre più brillante.

Restando nell’ambito delle celebrazioni dello Star Wars Day, per la Conferenza, non possiamo che farci un grande augurio, quindi: “May the force be with EU!”

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