Torniamo a parlare del Parlamento europeo e della sua nuova leadership

Il Parlamento Europeo e “un nuovo progetto di speranza” per l’Europa

, di Giorgia Sorrentino

Il Parlamento Europeo e “un nuovo progetto di speranza” per l'Europa
European Parliament, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/license...> , via Wikimedia Commons

La maltese Roberta Metsola, eletta Presidente del Parlamento Europeo dopo la scomparsa di David Sassoli, si trova ad affrontare una sfida cruciale per il futuro dell’Europa: proseguire la strada tracciata dal suo predecessore negli ultimi, fondamentali, mesi della CoFoE.

La morte del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, anche se al termine del suo mandato senza la prospettiva di una rielezione, ha acceso riflettori importanti sull’Istituzione da lui guidata e sulla capacità della neo Presidente Roberta Metsola di continuare sulla strada tracciata dal suo predecessore.

Grandi sono le aspettative di continuare a vedere un Parlamento che voglia essere veramente centrale nei processi decisionali, in grado di produrre risposte all’altezza dei complessi bisogni di cittadine e cittadini. E le aspettative possono generare due cose: speranza o delusione.

A settembre 2021, l’Eurobarometro registrava che quasi la metà degli europei ha fiducia nell’Unione Europea (49%): si tratta del livello generale più elevato dalla primavera del 2008. Quindi, dopo un decennio di profonde crisi economica, sociale, politica, democratica, culturale e sanitaria, la risposta europea alla pandemia da Covid-19 ha alimentato un nuovo sentimento di ottimismo, diverso certamente per consapevolezza dal clima del 2008 e per questo fragile e prezioso.

Di un “nuovo progetto di speranza” ha parlato proprio Sassoli nel suo ultimo discorso al Consiglio Europeo del 16 dicembre 2021, che possiamo considerare un potente testamento politico in cui traccia una rotta chiara per la seconda metà di questa legislatura europea: costruire un’Europa che innovi, che protegga e che sia faro.

Un’Europa che innova se stessa, che ripensa le sue Istituzioni, anche e soprattutto tramite la Conferenza sul Futuro dell’Europa, che è l’occasione giusta per ricreare il senso di un progetto nel quale tutti gli europei si riconoscano. Sassoli ha sottolineato la già individuata primaria innovazione del Parlamento, cioè la richiesta di iniziativa legislativa. E ha ricordato come questo sia lo strumento perché l’Europa sia innovativa nella legislazione, come ha saputo fare nel caso del Regolamento GDPR per la protezione dei dati personali, aprendosi un importante spazio di potere nei rapporti con le Big Tech. Vediamo proprio in questi giorni la reazione di Meta, l’impresa statunitense che controlla i servizi di rete sociale Facebook e Instagram e i servizi di messaggistica istantanea WhatsApp e Messenger, che nel rapporto annuale consegnato alla Securities and Exchange Commission paventa i rischi per il proprio business derivati dal blocco alla circolazione dei dati degli utenti europei sui server americani e tra un social e l’altro. Certamente, stiamo vivendo una fase del tutto nuova del rapporto pubblico-privato nella gestione di un asset strategico quali sono i big data, nel quale l’Unione Europea sta giocando una leadership importante nel riaffermare che sono le Istituzioni rappresentative dei cittadini, non i giganti del web, a legiferare sui mercati digitali.

Sassoli credeva fortemente che la capacità di innovarsi dell’UE dovesse necessariamente esprimersi anche nel finanziamento delle politiche pubbliche attraverso l’istituzione di risorse proprie europee, tema sul quale la pandemia ha determinato una rinnovata attenzione: i cittadini si aspettano che l’Unione sappia sostenere finanziariamente la transizione a un modello economico sostenibile da un punto di vista ambientale e sociale, così come deve essere sostenibile, per il Next Generation EU, il rimborso del debito pubblico contratto. La Commissione ha presentato il 17 dicembre scorso la proposta di tre nuove tasse che dovrebbero entrare a regime negli anni 2026-2030 e generare una media di 17 miliardi di euro all’anno per il bilancio UE, così da poter ripagare gli 800 miliardi del piano di ripresa e concretizzare il Fondo sociale per il clima per finanziare il pacchetto “Fit for 55” per la transizione verde. Il pacchetto di risorse, che ora deve essere negoziato con Parlamento e Consiglio, si basa sui proventi del mercato di quote di emissioni (ETS), sul Carbon Border Adjustment Mechanism e sulla Global Minimun Tax frutto dell’ultimo accordo OCSE/G20. Infine, sullo sfondo dell’innovazione del quadro finanziario c’è la riforma del Patto di stabilità e crescita.

L’Europa che innova, protegge. Questa è la grande lezione che ci regala la pandemia, un’Europa che sa agire insieme quando lo vuole, come nel caso della politica comune in materia di vaccini. La richiesta di un’Europa della salute emerge anche dai panel dei cittadini che hanno lavorato all’interno della Conferenza, cristalizzando la consapevolezza che una crisi sanitaria può essere affrontata solo a livello sovranazionale, e con una vocazione mondiale che l’Europa deve riscoprire e interpretare.

Proteggere significa sciogliere finalmente il nodo della politica estera e di difesa europea. L’Europa, che ha la sua identità fondante nell’essere potenza di valori, non può accettare il prolungarsi della crisi migratoria e l’utilizzo di essere umani quale strumento di pressione alle sue frontiere. Il tema migratorio è ormai diventato centrale nella politica estera dell’UE e pesa come un macigno la mancata approvazione da parte del Consiglio della proposta di riforma del Trattato di Dublino avanzata dal Parlamento nel 2017, per un nuovo regolamento sulla gestione dell’asilo e della migrazione. Il Parlamento sta ora lavorando a proposte di miglioramento del Patto proposto dalla Commissione, con l’obiettivo di tradurre realmente i principi di solidarietà e responsabilità.

Lungo le frontiere europee si vivono giorni difficili che mettono a rischio il mantenimento stesso della pace: la Russia di Putin ha mobilitato ingenti truppe lungo il confine ucraino, esercitando una concreta minaccia di invasione. Di fronte a questo scenario, non possiamo credere che la risposta europea possa giungere dal Presidente francese Macron in visita a Mosca e dal Cancelliere tedesco Scholz a Washington. L’UE deve parlare con una sola voce, il tempo e le occasioni a nostra disposizione per prenderne definitiva consapevolezza stanno esaurendosi sempre più.

Proteggere i cittadini europei dalla minaccia della guerra si lega più che mai con il trovare risposte alla crisi energetica. Un’Europa dell’energia, su ispirazione di quel passo fondativo dell’Unione che è stata la Comunità del Carbone e dell’Acciaio, è necessaria per trovare risposte tecniche ed economiche efficaci e per superare definitivamente la concorrenza e il conflitto di interessi tra gli stati membri, come ci insegnano le recentissime vicende dei gasdotti Nord Stream 2 ed EastMed.

Il filo rosso che lega la politica estera alla politica energetica passa dalla politica industriale, eterno anello debole dell’Unione. Il Parlamento si è espresso con due resolution, prima e dopo lo scoppio della pandemia, per sottolineare anche la dimensione di protezione sociale per milioni di lavoratori europei inevitabilmente messi a rischio dalla lunga coda pandemica. Il recentissimo annuncio del Chips Act da parte della Presidente Von der Leyen per dare corpo alla tanto invocata autonomia strategica dell’Europa a partire dalla produzione di semiconduttori mette a fuoco un primo indispensabile passo nella direzione di una vera cooperazione in ricerca, design e produzione.

L’Europa, infine, deve superare il concetto di resilienza agli shock, che ammette implicitamente le sue vulnerabilità strutturali (shock economici, conflitti alle frontiere, crisi ecologica e sociale) per diventare invece un faro di libertà e prosperità, in virtù del proprio modello democratico. Un faro capace di accendere una reale e duratura speranza non solo all’interno dei confini europei ma in tutto il mondo. È questo il senso ultimo dell’essere una potenza valoriale che dimostra di saper tradurre i principi in azioni e politiche concrete. Uno spirito che la Presidente Metsola ha voluto rievocare nella sua intervista dello scorso 30 gennaio a Che tempo che fa, affermando di voler portare avanti la visione di Sassoli che credeva nel “potere dell’Europa di forgiare un nuovo percorso per questo mondo”.

Il motto dell’attuale presidenza francese del semestre europeo è “Rilancio, potenza, appartenenza”, una dimostrazione che l’Europa post-covid sta parlando un nuovo linguaggio di responsabilità. Ma le parole non bastano.

Gli auspici di Sassoli riflettono quel ruolo che egli ha voluto rivendicare per il Parlamento Europeo alla partenza della Conferenza, un ruolo di profonda lealtà verso i cittadini nel farsi carico delle proposte di riforma dell’UE che essi hanno avanzato, senza alcun tabù.

La Commissaria Šuica ha recentemente affermato che la Commissione rispetterà l’impegno della dichiarazione congiunta di lancio della Conferenza ad agire in modo conseguente alle raccomandazioni dei cittadini. Resta non chiaro l’iter di lavoro: la Plenaria della Conferenza redigerà un rapporto con il Comitato Esecutivo che sarà poi valutato dalla presidenza congiunta. Il Comitato Esecutivo darà seguito alle raccomandazioni senza votarle, “ma cercando di raggiungere un accordo su base consensuale.” E su quel consensuale che si giocherà evidentemente il rischio di compromesso al ribasso. Secondo Šuica, il cambiamento dei trattati europei sarebbe l’ultima parte del processo di attuazione delle raccomandazioni dei cittadini.

Il Trattato di Lisbona consente sia al Parlamento che alla Commissione di proporre emendamenti ai trattati. Se una tale proposta venisse avanzata il Consiglio sarebbe chiamato a decidere con un voto a maggioranza semplice l’avvio di una nuova Convenzione e quindi del processo di riforma dei trattati. E in questo scenario si andrebbe, quindi, a pesare la rinnovata convergenza tra Italia, Francia e Germania nel guidare un deciso passo in avanti nel processo federale europeo.

Il ruolo del Parlamento in questo passaggio capitale del prossimo futuro dell’Europa era molto presente a Sassoli, che ha creato ampie aspettative sulla capacità di incidere di questa istituzione. È questa aspettativa che oggi segna il confine tra speranza e delusione nell’Europa, ed è questa la sfida oggi in mano alla Presidente Metsola.

Tuoi commenti
moderato a priori

Attenzione, il tuo messaggio sarà pubblicato solo dopo essere stato controllato ed approvato.

Chi sei?

Per mostrare qui il tuo avatar, registralo prima su gravatar.com (gratis e indolore). Non dimenticare di fornire il tuo indirizzo email.

Inserisci qui il tuo commento

Questo campo accetta scorciatoie SPIP {{gras}} {italique} -*liste [texte->url] <quote> <code> ed il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare paragrafi lasciare semplicemente delle righe vuote.

Segui i commenti: RSS 2.0 | Atom