Parliamo del ruolo dell’Unione Europea nella pesca marittima, del regolamento sul controllo della pesca e sulla sostenibilità di questa attività.

Il ruolo dell’Unione Europea nella pesca marittima

, di Silvia Dalla Ragione

Il ruolo dell'Unione Europea nella pesca marittima
Unsplash, photo by Anastasia Fomina, https://unsplash.com/photos/mG1EpGZtKyA

Stabilire i confini marittimi di ogni stato non è una questione facile, tanto meno lo è stabilirli per l’Unione Europea. Ciò non toglie però che l’UE imponga delle regole a cui gli stati membri devono adeguarsi per quanto riguarda lo sfruttamento dei mari. A decretare gli accordi di pesca è il Consiglio, previa approvazione del Parlamento, secondo quanto stabilito dal trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE).

Nella metà degli anni Settanta sono state istituite delle zone economiche esclusive (ZEE) che, nonostante occupino solo il 35% della superficie totale dei mari, ospitano il 90% della quantità di merce ittica mondiale. Si trattano di aree marittime oltre le 24 miglia nautiche dalla costa, adiacenti alle acque territoriali, in cui lo stato costiero esercita diritti sovrani per quanto riguarda la gestione dell’ambiente in quella porzione di mare, che non supera le 200 miglia nautiche - oltre cui si trovano le acque internazionali. Con l’entrata in vigore nel 1994 della Convenzione sul diritto del mare (UNCLOS) ratificata dalle Nazione Unite, si riconosce agli stati costieri il diritto di controllare la pesca nelle acque contigue. In questo ambito l’Unione Europea ha acquisito una posizione importante, costituendo infatti uno dei più ampi mercati di stock ittico al mondo, rappresentato dal [3% della produzione totale mondiale - > https://www.eumofa.eu/documents/20178/415635/IT_Il+mercato+ittico+dell’UE_2020.pdf ] .

Come accennato, il Parlamento europeo si occupa dell’approvazione degli accordi di pesca internazionali e deve essere costantemente informato di eventuali modifiche e sospensioni. Il Parlamento si interessa anche dei rapporti esterni all’Unione Europea, in modo tale che gli accordi siano coerenti con le politiche estere. Il Parlamento si è occupato anche di [approvare risoluzioni - > https://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/sheet/119/le-relazioni-internazionali-nell-ambito-della-pesca] per quanto riguarda la tutela dell’area marittima intorno al Polo Nord, ha approvato il divieto per la pesca di altura del Mar Glaciale Artico Centrale centrale e si è occupato dei negoziati relativi alla cooperazione con il Regno Unito a seguito della Brexit.

Regolamento sul controllo delle attività di pesca

La responsabilità del controllo delle attività di pescaggio dipendono dagli stati membri, dalla Commissione e dagli operatori. A maggio 2018 la Commissione ha proposto una [modifica ad alcuni regolamenti - > https://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/sheet/116/controllo-delle-attivita-della-pesca] riguardo i controlli nel settore della pesca che al momento è in consegna al Parlamento in attesa di approvazione.

L’Unione Europea si occupa di garantire il rispetto dei quantitativi di catture autorizzate, l’applicazione delle norme a tutti i tipi di pesca e a intervenire in caso di trasgressione da parte degli stati membri, oltre a tutelare la tracciabilità della catena di approvvigionamento “dalla rete al piatto”. Dall’istituzione del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, i risultati ottenuti sono stati una maggiore cooperazione fra gli stati membri, un maggior rispetto delle norme e la loro applicazione, l’attuazione dei controlli durante le varie tappe della catena, un maggiore controllo su catture, sbarchi e vendite tramite delle tecnologie per lo scambio dei dati.

In aggiunta, nel 2005 è stata istituita l’Agenzia europea del controllo di pesca, il cui compito era quello di migliorare il rispetto delle norme della politica comune della pesca (PCP) per le navi di lunghezza superiore ai 12 metri. Successivamente sono stati conferiti nuovi poteri all’agenzia, tali da garantire la parità di condizioni nel settore della pesca, così come il rafforzamento del rispetto delle norme. Tale Agenzia fornisce alla guardia di frontiera e costiera europea dei servizi riguardanti la segnalazione di navi, la loro identificazione e localizzazione e il monitoraggio del punto di partenza per individuare casi di pesca illegale, non dichiarata o non regolamentata.

Metodi di pesca autorizzati

Per quanto riguarda i metodi autorizzati per la pesca, l’Unione Europea ha pubblicato un dispensario nel proprio [sito web ufficiale - > https://fish-commercial-names.ec.europa.eu/fish-names/fishing-gears_it], riprendendolo dai metodi indicati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), la stessa organizzazione che si occupa della mappatura delle zone di pesca e i regolamenti all’interno di esse. Ad esempio, le draghe possono essere usate solamente per la pesca dei molluschi e in ogni parte del mondo, mentre per aragoste, granchi, polpi e anguille devono essere usate le nasse.

Pesca e sostenibilità

Negli ultimi anni si è aggiunto un ulteriore problema riguardo il controllo della pesca nei mari: quello della sostenibilità. A giugno 2021, la Commissione ha adottato la proposta[“Verso una pesca più sostenibile nell’UE: situazione attuale e orientamenti per il 2022” - > https://ec.europa.eu/oceans-and-fisheries/fisheries/rules/fishing-quotas/tacs-and-quotas-2022_en] al fine di rendere la pesca più rispettosa dell’ambiente. Tale proposta, che mira ad emendare i regolamenti citati precedentemente, invita a proteggere le risorse marine con ulteriori metodi, come la quantità massima di stock ittico che può essere pescata o la cooperazione fra stati membri e paesi terzi, come Norvegia e Regno Unito, nazioniimportanti in questo settore commerciale. Altri sforzi sono necessari per quanto riguarda il sovra sfruttamento rispetto al rendimento massimo sostenibile, specialmente nel mar Mediterraneo e nel mar Nero, in cui i tassi di sfruttamento sono tuttora due volte superiori ai livelli sostenibili. A stabilire i “totali ammissibili di cattura” (TAC) è la Commissione, che ogni anno si occupa di definire le quantità commerciabili nell’anno successivo, basandosi su analisi economiche e pareri scientifici forniti da organismi indipendenti. Successivamente è il Consiglio del ministri della pesca degli stati membri a prendere una decisione decisiva sui TAC durante l’anno. Il tasso di sfruttamento è invece calcolato sul rendimento massimo sostenibile (MSY), che equivale al livello di pesca che a lungo termine permette di massimizzare le catture e l’approvvigionamento dello stock ittico. La Commissione ha inoltre in programma un nuovo regolamento sulle possibilità di pesca per il 2022 nell’Atlantico, nel mare del Nord, Baltico, Mediterraneo e Nero attraverso piani pluriennali. Il regolamento si baserà sui dati scientifici provvisti dal Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare (CIEM). Ciò è necessario poiché diversi stock ittici in queste aree sono condivisi con paesi terzi e al numero limitato di prodotti disponibili, così come verrà limitata la quantità di corallo rosso che può essere raccolto e la pesca del rombo chiodato.

Cosa si può fare ancora?

Nonostante i regolamenti sulla pesca vengano continuamente aggiornati, la Commissione dovrebbe accelerare il processo di attuazione di tali regolamenti, prima che sia troppo tardi. In primis, per assicurare una gestione sostenibile degli stock ittici, è fondamentale contrastare la pesca illegale, non dichiarata o non regolamentata.

Per quanto riguarda la sostenibilità, le opzioni sono numerose. Ad esempio, la Commissione potrebbe richiedere certificazioni ai pescherecci per far sì che siano facilmente riconoscibili gli enti che pescano in modo sostenibile, a favore del consumatore. Allo stesso modo può limitare la quantità di pesce che può essere commerciata oltre una certa distanza dal punto in cui lo stock è stato procurato.

E’ difficile bilanciare la quantità di pescato con la quantità di attività di pesca che sono operativi al giorno d’oggi. Diminuendo la quantità di stock ittico commerciabile diminuisce il mercato per i pescatori. Come può essere risolto? La Commissione potrebbe proporre alle attività più piccole di cooperare al fine di creare un mercato variegato, in cui ogni attività si occupa di una porzione di mare e di pescaggio, o indirizzare queste attività verso settori specifici come la ristorazione o il turismo.

Non tutti i problemi vanno però scaricati sulle istituzioni: la sostenibilità dei mari dipende anche da noi consumatori. Se non vogliamo rinunciare a un piatto di pesce possiamo almeno fare delle scelte consapevoli, come il controllo dell’etichetta, mangiare pesce adulto che si è quindi già riprodotto, scegliere specie diverse per ridurre la pressione su quelle più popolari e scegliere pesce il più possibile “locale”, perché bisogna sempre tenere in considerazione anche la sostenibilità del trasporto delle merci, così come prediligere mercati più piccoli ove possibile per sostenere l’economia locale.

Per ulteriori informazioni sulle risorse ittiche, un report del WWF sul caso -> https://www.fishforward.eu/wp-content/uploads/2017/11/WWF_Mediterranean_Fishing_Report-IT.pdf

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