L’omaggio di Jacopo Barbati e Antonio Argenziano a David Sassoli

In memoriam David Sassoli

, di Antonio Argenziano, Jacopo Barbati, Tradotto da Camilla Pasqualini

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In memoriam David Sassoli
President Sassoli signs the 2020 Budget. Credits:European Parliament from EU, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/license...> , via Wikimedia Commons

Migliaia di persone hanno visitato la camera ardente preparata per il Presidente David Sassoli a Roma al Campidoglio. Sassoli, oltre al suo ruolo istituzionale, è stata una persona molto amata e un vero e proprio simbolo per la gente, un simbolo della politica del miglior tipo.

Nel 2009, David Sassoli, conduttore e vicedirettore del TG1, decise di candidarsi alle elezioni del Parlamento Europeo di quello stesso anno. All’epoca, Sassoli era una figura familiare per la maggior parte degli Italiani di allora, grazie al suo bell’aspetto e alla sua immagine calma e rassicurante in video. Perché allora decise di lasciare tutto questo per qualcosa di tanto divisivo quanto solo la politica (e forse il calcio) può essere?

Perché, nonostante il suo amore per il giornalismo, ad un certo punto della sua vita, ha sentito chiaramente l’urgenza di servire la società civile attraverso la politica. Nato nel 1956 a Firenze, Sassoli ha passato la maggior parte della sua vita a Roma, dove ha frequentato gli studi classici, per poi iscriversi alla facoltà di Scienze Politiche all’Università di Roma “La Sapienza”. Successivamente, ha iniziato a lavorare come giornalista - seguendo le orme di suo padre - e la passione per il suo lavoro era tale da non permettergli di completare la laurea.

Insieme alla professione, ovviamente, già era presente la sua passione per la politica e per l’attivismo civile. Negli anni Ottanta inizia il suo impegno a vita nell’AGESCI, il movimento cattolico italiano degli scout, ed è rimasto sempre connesso con quelle esperienze e quei valori. Lo spirito di servizio e la volontà di “provare a lasciare il mondo un po’ migliore di come l’hai trovato” lo hanno sempre accompagnato.

Nel 1992 diviene giornalista televisivo, occupandosi delle notizie che riguardavano gli attacchi della mafia siciliana dell’epoca e l’inchiesta Mani Pulite, eventi che hanno segnato la fine della cosiddetta Prima Repubblica. Alla fine di quel decennio, nel 1999, ha iniziato a lavorare al TG1.

Torniamo al 2009, quando è stato eletto come Membro del Parlamento Europeo insieme al Partito Democratico come uno dei candidati italiani più votati di sempre, con più di 400.000 voti a suo favore.

Prima delle elezioni, ha dichiarato che avrebbe in ogni caso dedicato il resto della sua vita alla politica, poiché pensava che nella vita di tutti si dovesse trovare del tempo per prendersi cura della comunità. Le sue priorità durante la sua prima campagna erano: dare più potere al Parlamento Europeo; migliorare le misure di contrasto al cambiamento climatico; aumentare le borse di studio per gli studenti e portare l’Italia ad investire di più sulla ricerca grazie al sostegno dell’UE. [1]

Fin da subito ha dimostrato di non essere solamente un giornalista “prestato” alla politica; durante il suo primo mandato al PE è stato il capo della delegazione del PD, e dopo un tentativo fallito di candidarsi come sindaco di Roma, è stato confermato come deputato alle elezioni del PE del 2014, venendo anche nominato come uno dei vicepresidenti del PE. È stato poi confermato nel ruolo di vicepresidente nel 2017 ed eletto per un terzo mandato come eurodeputato nel 2019.

Dieci anni dopo essere stato eletto eurodeputato per la prima volta e 20 anni dopo la sua prima esperienza al TG1, David Sassoli, ex giornalista, diviene Presidente del Parlamento Europeo. Durante il suo discorso di insediamento, ha sottolineato come l’UE avrebbe dovuto ritrovare lo “spirito dei padri fondatori, lo spirito di Ventotene”, perché “rilanciare il processo di integrazione” era l’unica via possibile per soddisfare le richieste dei cittadini. [2]

Durante il suo mandato come eurodeputato, è rimasto coerente con le promesse della campagna del 2009: ha lottato per mettere il PE al centro del processo decisionale nell’UE, anche chiedendo un procedimento legale contro la Commissione per non aver applicato il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto [3] e non ha avuto paura di criticare il Consiglio [4] [5]. Sotto la sua presidenza il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che definisce il cambiamento climatico una “emergenza globale” [6]. Inoltre, ha condannato come “inaccettabili” i tagli proposti alla ricerca e all’Erasmus nel quadro finanziario pluriennale [7].

E, soprattutto, a suo modo, Sassoli era anche coerente con i suoi appelli a ritrovare lo “spirito di Ventotene” e a lottare per un’Europa federale. Nel 2016, mentre l’UE stava per affrontare uno dei momenti di crisi più profondi, lui non aveva paura di affermare con forza che lottare per un’Europa migliore, raggiungendo l’obiettivo degli “Stati Uniti d’Europa”, fosse la missione della nostra generazione, e negli anni ha agito di conseguenza. Durante la pandemia, il PE ha avuto un ruolo cruciale nel mantenere fondi del programma Next Generation EU all’interno del bilancio dell’UE, e nel lottare per l’aumento del reddito delle risorse di proprietà dell’UE - i primi passi verso un vero e proprio bilancio federale, il più grande progresso dell’integrazione dell’UE dopo tanti anni.

È riuscito ad ottenere tutto questo senza mai perdere l’attenzione verso i cittadini: una delle priorità di Sassoli era di avvicinare le istituzioni dell’UE alle persone; rilanciando la Conferenza sul futuro dell’Europa, che sembrava essere fuori gioco a causa della pandemia; lavorando per l’allargamento; e infine promuovendo i valori fondanti dell’UE di pace e solidarietà in diverse occasioni, durante la pandemia, durante la crisi afgana, e oltre.

Era un combattente, ma alla fine ha perso contro la malattia. E noi abbiamo perso lui, un essere umano, con tutte le sue forze e le sue debolezze come tutti gli esseri umani, ma con un impegno tale da motivare tutti noi a lottare per una politica migliore, un futuro migliore, e anche un’Unione Europea migliore.

Baden-Powell diceva “Prova a lasciare questo mondo un po’ meglio di come l’hai trovato e quando arriva il tuo momento per morire, tu puoi morire felice nel sentire che in ogni caso tu non hai perso il tuo tempo ma hai fatto del tuo meglio”. Sì, Presidente, lei ha fatto del suo meglio. Buona strada, David.

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