L’ACCORDO COMMERCIALE UNIONE EUROPEA-MERCOSUR E’ DESTINATO A SCOMPARIRE?

, di Eyes on Europe, tradotto da Benedetta Viola

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L'ACCORDO COMMERCIALE UNIONE EUROPEA-MERCOSUR E' DESTINATO A SCOMPARIRE?

L’accordo commerciale tra l’Unione Europea e i paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay) ha l’obiettivo di favorire uno scambio di prodotti e investimenti più diretto, attraverso la riduzione dei dazi doganali. Permettendo l’accesso al mercato a 260 milioni di consumatori, l’Unione punterebbe a creare un “nuovo sistema commerciale”, facilitando una maggiore esportazione. Tuttavia, svariati studi e ricerche dimostrerebbero che questo accordo rappresenta un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi ambientali fissati dalle istituzioni europee.

Sebbene Angela Merkel abbia supportato questo accordo a lungo, la cancelliera tedesca ha espresso “seri dubbi” in merito al suo futuro. Come ha spiegato il mio collega Sami Chauvet, non è solo il Green Deal a evidenziare i problemi nell’espletamento di questo accordo. Perdendo il sostenitore convinto che era in Angela Merkel, appare evidente che ciò verrà ratificato sulla scia del crescente movimento ecosostenibile che si sta diffondendo nell’Unione Europea.

Possiamo osservare l’esempio della Svezia o, più recentemente, della Francia, che ha collegato il suo piano di ripresa economica a una transizione ambientale. Organizzazioni di agricoltori, supportate da eurodeputati tra cui Maria Arena o Saskia Bricmont, si sono mobilitate e hanno fatto appello per un taglio netto e definitivo con questo accordo. Avrà qualche speranza di sopravvivenza? Ecco una breve panoramica.

Oggettivamente, è improbabile che questo accordo darà i suoi frutti. Senza il supporto della Germania, nel corso delle ultime settimane sono emersi numerosi dibattiti contro l’accordo, in particolare dalla prospettiva francese: i paesi del Mercosur non hanno rispettato l’Accordo di Parigi del 2015, non si sono allineati con le leggi sulle importazioni europee e non si sono impegnati nella protezione dell’Amazzonia, dove gli incendi sono aumentati del 28% in un solo anno. Questi tre punti cardine sono stati annunciati dal governo francese il 18 settembre 2020, dopo che nel 2019 era stata incaricata un’indagine dal suo Comitato di Valutazione, composto da esperti.

La preoccupazione del governo francese è condivisa dalle ONG, i cui argomenti contro l’accordo sono molti. L’11 settembre la bandiera di Greenpeace issata sul palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea, recava la scritta “Incendi in Amazzonia - Europa colpevole”. Dato che l’Europa è responsabile del 10% della deforestazione mondiale, Greenpeace si sta muovendo per boicottare i prodotti del Sudamerica (tra questi, manzo, soia, mais e cacao) la cui elaborazione causa più inquinamento paragonata alla produzione degli stessi in Europa. D’altro canto, il WWF mette in risalto il fatto che l’agricoltura sia responsabile di più dell’80% della deforestazione dell’Amazzonia, critica che è stata sollevata dinanzi al mediatore europeo. Il cappio si sta stringendo intorno a Bruxelles. Questa protesta ha portato a un’inchiesta a luglio, con lo scopo di verificare se la Commissione Europea abbia adempiuto all’obbligo di perseguire politiche ambientali conforme al Green Deal e alla recente legge europea sul clima.

Al momento nulla conferma che questo patto verrà bloccato. Ciononostante, i recenti eventi rendono plausibile questa conclusione, e il patto dev’essere ancora ratificato dai governi della maggior parte degli Stati membri. Non si tratterà di un’impresa facile, specialmente dopo che il parlamento olandese ha già rifiutato il patto e Emmanuel Macron e Angela Merkel sono stati invitati a persuadere i loro governi a procedere allo stesso modo. Dal momento che essi non potranno contare sull’appoggio di Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione Europea, la quale durante il Discorso sullo stato dell’Unione del 16 settembre ha evitato l’argomento, dovranno affidarsi agli altri Stati membri, e sperare che questo accordo non resti nell’ombra di un altro, più incombente, problema quale la Brexit.

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