L’Unione e le sue crisi: possono la guerra e l’energia unire di nuovo l’Europa?

, di Filippo Mario Vito Ferraiuolo

L'Unione e le sue crisi: possono la guerra e l'energia unire di nuovo l'Europa?
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Eurobull.it, in partnership con il Centro Einstein di Studi Internazionali, pubblica di seguito un articolo realizzato come attività di ricerca all’interno del CESI Internship Research Project, http://www.centroeinstein.eu/.

Il conflitto tra Russia e Ucraina ha riportato l’Unione europea a riflettere sul tema dell’energia. Le sanzioni verso Putin e il suo Paese sono proseguite step by step, fino alla possibilità di porre un embargo sul gas proveniente da Mosca. Gas che, fino ad ora, ha costituito un’importante fetta del fabbisogno energetico europeo.

L’8 aprile è stato dato il via libera degli Stati membri dell’Unione Europea al quinto pacchetto di sanzioni europee contro Mosca. Nel corso della settimana, l’inasprimento del conflitto, e i possibili crimini di guerra commessi dalle truppe russe negli ultimi giorni dell’invasione dell’Ucraina avevano portato la Commissione europea a valutare la possibilità di un ulteriore pacchetto di sanzioni. Quest’ultimo, tra le altre misure, impedirà da metà agosto un embargo alle importazioni di carbone russo per tutti gli Stati membri, e costituisce il primo embargo energetico dall’inizio dell’aggressione. È da subito impossibile stipulare nuovi contratti con i fornitori energetici russi, e sono concessi quattro mesi per il phasing out dei contratti ancora in corso.

L’invasione dell’Ucraina ha puntato i riflettori sulla dipendenza energetica dell’Unione europea dai combustibili fossili, garantiti fino a questo momento per la maggior parte da un unico fornitore, la Russia, che ha posto l’UE davanti a un bivio, come sottolineato recentemente anche dal premier italiano Mario Draghi: “dobbiamo scegliere fra l’aria condizionata e la pace”.

L’Unione, a 71 anni dalla fondazione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, si trova nuovamente con la guerra alle porte a riflettere sul tema dell’energia. Non solo la guerra minaccia i rifornimenti di tutti gli Stati membri, ma il particolare momento storico in cui stiamo vivendo, in cui la crisi climatica preme sui governi globali e richiede un intervento tempestivo e costante verso lo sviluppo di risorse energetiche rinnovabili e sostenibili, rischia di far crollare l’equilibrio sul continente e vanificare gli sforzi – minimi – fatti fino a ora.

Le misure che coinvolgono le forniture energetiche provenienti dalla Russia sono infatti un tema particolarmente caldo per gli Stati membri dell’Unione, che complessivamente si poggiano per il 44% circa del proprio fabbisogno proprio su queste forniture, con delle grosse differenze fra i diversi Paesi membri, alcuni dei quali quasi totalmente dipendenti dai fornitori della Federazione Russa.

Sebbene l’inizio dell’emergenza abbia portato alcuni governanti a scivoloni come quello del premier italiano - che dopo anni in cui si parla di riscaldamento globale e necessità di una rivoluzione nel campo dell’energia, al primo segnale di pericolo ha proposto la riapertura delle centrali a carbone - , l’attuale contingenza ha scatenato reazioni degli Stati scoordinate, dimostrando l’incapacità di pensare come unione di Stati davanti alle emergenze che coinvolgono la comunità intera. Nonostante ciò, con l’avanzare della crisi si aprono spiragli di luce. E in quest’ottica vanno viste le ulteriori sanzioni, pensate non solo per facilitare e velocizzare lo smarcamento dalla filiera dell’energia russa, ma anche come un’occasione per accelerare la transizione ideologica verso la neutralità climatica già prevista entro il 2050 dagli Accordi di Parigi.

La guerra e la crisi energetica a essa connessa stanno mettendo a dura prova gli equilibri dell’Unione europea, proprio a causa di un mancato coordinamento precedente su un tema tanto spinoso quale è l’energia. Causa di guerre in passato e origine del percorso di unificazione europea, sorprende come nel tempo sia tornato silenziosamente a essere tabù all’interno dell’Unione. Ciò ha impedito una risposta tempestiva e coesa all’aggressione russa, ostacolando l’Unione europea nel porsi sullo scacchiere internazionale come una potenza indipendente in grado di intervenire in maniera coesa di fronte a emergenze come quelle che stiamo vivendo in questo momento. Tuttavia, come tutte le crisi, anche questa presenta delle opportunità fondamentali, che se verranno colte potrebbero avere conseguenze estremamente rilevanti per il futuro dell’Europa.

11 nazioni europee – Austria, Germania, Danimarca, Spagna, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Lituania, Olanda , Svezia e Slovenia – il 7 aprile hanno rilasciato una dichiarazione congiunta che lascia intravedere la possibilità di un ulteriore passo verso l’integrazione del mercato dell’energia europea e la transizione ecologica, affermando la necessità di un’azione coordinata in grado di eliminare la dipendenza dalla Russia, e bloccare l’innalzamento dei prezzi dell’energia per industrie e cittadini europei, così da garantire il mantenimento degli accordi presi nei confronti della transizione ecologica e delle generazioni future.

Se il percorso intrapreso recentemente dovesse proseguire su questa strada, l’Unione potrebbe, da una parte, continuare a proporsi come leader globale nella lotta al cambiamento climatico; dall’altra potrebbe relazionarsi con la Russia senza le contraddizioni e le ipocrisie che l’hanno accompagnata fino a questo momento (dall’inizio dell’invasione, davanti a un miliardo di euro dati all’Ucraina ne sono stati dati circa 30 alla Russia per pagare olio, gas e carbone). Così facendo, si priverebbe la Russia di una fondamentale porzione delle sue entrate derivanti dall’export di risorse energetiche verso un mercato che costituisce circa la metà dei suoi compratori, e gli equilibri sul continente sarebbero più sbilanciati a favore di un’Unione europea indipendente, coesa e proiettata verso il futuro.

La triste speranza che ci accompagna è che dove non sono riusciti scienziati e movimenti, dobbiamo sperare arrivino proiettili e bollette.

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