La svolta euro ambientalista del governo giallo rosso non basta

, di Nicola Vallinoto

 La svolta euro ambientalista del governo giallo rosso non basta

Le cancellerie di tutta Europa, tranne quella ungherese, stanno salutando con sollievo il nuovo governo giallo rosso guidato da «Giuseppi Conte» (così chiamato da Trump dal suo profilo twitter) e sostenuto da M5S, PD e Leu.

Il segretario del PD Nicola Zingaretti ha chiesto, sin dall’inizio delle difficili trattative con il M5S, discontinuità rispetto al governo precedente. Discontinuità che non ha avuto sul nome del presidente del Consiglio, ma l’ha ottenuta su due punti del programma che sono di fondamentale importanza per il nostro futuro: l’Europa e i cambiamenti climatici.

Partiamo dall’Europa.

Il precedente governo ha incentrato la propria linea su uno scontro continuo con l’UE basandosi anche su una propaganda, atta a screditare le istituzioni europee, che ha diffuso quasi giornalmente notizie false sull’UE. Azione che ha visto coinvolti sia la Lega di Salvini che il M5S di Di Maio. La campagna di informazione sull’Europa promossa da Europa in movimento e dal Movimento europeo ha ben documentato le fake news del governo giallo verde.

D’altronde il contratto di governo firmato e sottoscritto da Lega e M5S a maggio del 2018 parlava chiaro: «L’impegno è realizzare una politica estera che si basi sulla centralità dell’interesse nazionale e sul principio di non ingerenza negli affari interni dei singoli Stati.»

Il programma del nuovo Governo ribalta di 360° l’approccio di politica estera. Ecco il passaggio: «L’Italia deve essere protagonista di una fase di rilancio e di rinnovamento dell’Unione europea, intesa come strumento per ridurre le disuguaglianze e vincere la sfida della sostenibilità ambientale. Abbiamo bisogno di un’Europa più solidale, più inclusiva, soprattutto più vicina ai cittadini.»

L’altro punto di discontinuità riguarda i cambiamenti climatici.

Il Governo uscente ha bocciato al Senato la richiesta di dichiarare «l’emergenza climatica» per l’Italia, contenuta in tre mozioni presentate da Pd, Leu e Fi che avevano avuto il parere contrario del Governo. Un’emergenza su cui da mesi centinaia di migliaia di giovani, ispirati dalla giovanissima attivista svedese Greta Thunberg (ospite al Senato pochi mesi fa per un convegno sul clima), si stanno mobilitando nel mondo. Tra pochi giorni avremo il terzo sciopero globale per il clima.

Nel programma di governo giallo rosso si legge che «intende realizzare un Green New Deal, che comporti un radicale cambio di paradigma culturale e porti a inserire la protezione dell’ambiente e della biodiversità tra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale. Tutti i piani di investimento pubblico dovranno avere al centro la protezione dell’ambiente, il progressivo e sempre più diffuso ricorso alle fonti rinnovabili, la protezione della biodiversità e dei mari, il contrasto ai cambiamenti climatici.»

Ovviamente occorre attendere in che modo queste parole del programma giallo rosso verranno trasformate in atti politici concreti. Solo allora potremo avere la certezza di una vera svolta rispetto al governo precedente.

A ben vedere anche nel contratto del precedente governo M5S Lega riguardo all’Europa e ai cambiamenti climatici c’erano alcuni passaggi positivi che poi sono stati completamente disattesi.

Sui cambiamenti climatici ad esempio si leggeva: «azioni prioritarie contro cambiamenti climatici ed inquinamento, andranno avviate con piani specifici per le aree più colpite del nostro Paese. Con riferimento all’ILVA, ci impegniamo, dopo più di trent’anni, a concretizzare i criteri di salvaguardia ambientale, secondo i migliori standard mondiali a tutela della salute dei cittadini del comprensorio di Taranto, proteggendo i livelli occupazionali e promuovendo lo sviluppo industriale del Sud, attraverso un programma di riconversione economica basato sulla chiusura delle fonti inquinanti, per le quali è necessario provvedere alla bonifica, sullo sviluppo della Green Economy e delle energie rinnovabili e sull’economia circolare». Nessuna riconversione è stata pianificata.

Sull’Europa il contratto affermava che «Occorre rafforzare il ruolo e i poteri del Parlamento europeo, in quanto unica istituzione europea ad avere una legittimazione democratica diretta e valutando contestualmente il depotenziamento degli organismi decisori privi di tale legittimazione.» Anche in questo caso non è stata intrapresa alcuna iniziativa in tale direzione e, anzi, tutte le azioni del governo giallo verde sono state indirizzate a screditare le istituzioni europee.

Attendiamo quindi le prime mosse del nuovo governo per dare un giudizio positivo, e confermare la svolta euro ambientalista, a fronte di atti politici concreti.

Anche sul tema centrale dell’immigrazione aspettiamo proposte concrete all’affermazione del programma in cui si dice che «È indispensabile promuovere una forte risposta europea, soprattutto riformando il Regolamento di Dublino, al problema della gestione dei flussi migratori». Il primo segnale di discontinuità, in realtà, ci viene già offerto dal nuovo ministro dell’interno Luciana Lamorgese, che da prefetto è sempre stata favorevole all’accoglienza diffusa dei migranti. Se son rose fioriranno.

La svolta europeista, in particolare, è necessaria per restituire all’Italia il ruolo che le compete nel processo di costruzione dell’integrazione europea. Come ha detto l’ex presidente della Commissione europea Romano Prodi nel suo intervento a conclusione della sessione inaugurale del 38° seminario federalista di Ventotene «non c’è Europa senza l’Italia».

E’ una svolta necessaria quella europeista ma non è sufficiente a dare le risposte che si attendono i cittadini sulle questioni più importanti e allontanare, di fatto, le sirene delle forze nazionaliste che si accrescono laddove l’UE risulta debole, inefficace o inconcludente. Il solo modo di fiaccare le proposte sovraniste è di fornire la benzina a un governo federale europeo dotato di un bilancio adeguato a realizzare politiche continentali per attuare un Green New Deal, ridurre le disuguaglianze e vincere la sfida dei cambiamenti climatici.

In questi ultimi anni del pianeta Terra, sconvolto dai cambiamenti climatici, dove tutto pare possibile, e dove leader estremisti e ultranazionalisti come Trump, Bolsonaro e Johnson prendono il potere in paesi importanti come Usa, Brasile e Regno Unito, vi è una possibile via di uscita sebbene sia difficile da perseguire: è la strada indicata dal Manifesto di Ventotene pensato e scritto durante gli anni bui della Seconda Guerra Mondiale.

La svolta federalista potrebbe essere indotta dai due grandi sostenitori dell’attuale governo: Matteo Renzi e Beppe Grillo.

Abbiamo due loro precedenti che potrebbero aiutare.

Il 22 agosto 2016 Hollande, Merkel e Renzi, leader di Francia, Germania e Italia si sono incontrati sulla portaerei Garibaldi al largo di Ventotene per rilanciare l’Europa federalista di Altiero Spinelli.

Il 21 marzo 2014, in una intervista di Enrico Mentana a Beppe Grillo, il cofondatore del MoVimento ha affermato che: «Il M5S è per la costruzione di una federazione di nazioni che pratica la solidarietà e la condivisione. (…) Noi siamo europei perché crediamo nell’idea di comunità fondata sul reciproco aiuto ed è il senso di comunità il concetto alla base dell’Europa che vogliamo».

Matteo Renzi e Beppe Grillo, leader influenti del PD e del M5S, ricordando i loro precedenti, potrebbero aiutare il nuovo governo a essere più coraggioso e a diventare protagonista di una fase di rilancio e di rinnovamento dell’Unione europea in chiave federale riavvicinando i cittadini al progetto europeo. La Presidente della Commissione europea, von der Leyen, votata sia dai deputati del PD che del M5S, ha sposato la proposta del Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, di una conferenza sul futuro dell’Europa.

In questo contesto l’Italia potrebbe farsi promotore del progetto federalista di un’Europa libera e unita, unico vero antidoto a tutti i nazionalismi.

Articolo pubblicato anche sul blog «Europa in movimento».

Fonte immagine: Wikipedia.

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