Cipro: un’isola, uno Stato, due realtà
Cipro, o Repubblica di Cipro, è un piccolo stato che si estende ufficialmente sull’intera isola omonima. Dal 1974, data dell’invasione turca, il terzo settentrionale dell’isola è controllato dall’autoproclamata Repubblica turca di Cipro del Nord (RTCN) riconosciuta solo dalla Turchia. Infatti, nel 1974, scoppiarono una serie di guerriglie tra le comunità greche e turche dell’isola, poiché i primi desideravano un riattaccamento alla Grecia (Enosis) mentre i secondi preferivano una migliore rappresentanza in un’isola descritta come greca. Sotto la minaccia di Enosis (unione) provocata da un colpo di Stato, la Turchia decise di invadere una parte di Cipro al fin di proteggere la popolazione turca.
La divisione tra ciprioti greci e ciprioti turchi, così come le tensioni comunitarie e l’invasione, non hanno alterato la Costituzione del 1960, risalente all’indipendenza del Paese dal Regno Unito. Difatti, quest’ultima risulta essere la stessa Costituzione dell’attuale Repubblica. Questa prevede un regime presidenziale nel quale il Presidente della Repubblica è greco mentre il Vicepresidente turco. Seguendo la stessa logica comunitaria, i seggi al parlamento sono divisi tra ciprioti greci che ne hanno 56, e i ciprioti turchi con 24. Quindi, essendo la parte nord dell’isola sotto il controllo della RTCN, solo i 56 seggi greci vengono rinnovati durante le elezioni legislative, gli altri 24 restano vacanti come il seggio del vicepresidente, che dovrebbe essere occupato da un turco.
Questa prima particolarità dona a Cipro una configurazione politica unica al mondo, l’isola è allo stesso tempo l’unico regime presidenziale dell’Unione europea. Il Presidente della Repubblica, Nikos Anastasiadis, ricopre la carica di Capo dello Stato e quella di Capo del Governo. Le elezioni legislative del 30 maggio sono quindi importanti solo nel senso di un’elezione “di prova” per le presidenziali, la vera posta in gioco del potere, che si svolgeranno tra due anni.
Una campagna in un contesto di indebolimento delle forze politiche tradizionali
I dibattiti sulla campagna elettorale avevano minacciato la vittoria del partito presidenziale, il Raggruppamento democratico (DISY). Difatti, la campagna elettorale si è focalizzata sulla gestione della crisi sanitaria, giudicata globalmente dai ciprioti ‘’autoritaria’’ e ‘’violenta’’, nonché sui sospetti di corruzione in seguito alla vicenda dei passaporti d’oro. Questo scandalo fa riferimento al meccanismo utilizzato dal Governo in carica di offrire dei passaporti ciprioti, e quindi europei, in cambio di investimenti a Cipro, permettendo così la corruzione dei dirigenti politici ed economici ciprioti.
Un altro tema della campagna è stato, ovviamente, la questione della riunificazione dell’isola, soprattutto in seguito alla contestazione da parte dei nord-ciprioti del processo istituito dall’ONU che mira alla creazione di un unico Stato federale cipriota che riunisca le due entità politiche dell’isola. Tuttavia, i due partiti storici, il DISY e il Partito Comunista di Cipro (Akel), non hanno consentito alcuna evoluzione significativa su questo tema, confrontandosi all’opposizione turco-cipriota o a quella greco-cipriota.
Gli scandali di corruzione, la gestione della pandemia e i blocchi nel progresso della riunificazione non hanno impedito a DISY e Akel di prendere il primo posto in queste elezioni con 17 e 15 seggi rispettivamente. Ma queste discussioni hanno fatto diminuire leggermente la popolarità dei partiti tradizionali, che avevano avuto rispettivamente 18 e 16 seggi nelle elezioni del 2016. Questo cambiamento può sembrare trascurabile, ma ha permesso a Elam, un partito ultranazionalista di estrema destra vicino al movimento neofascista greco Alba Dorata, di raddoppiare il suo punteggio e raggiungere il 6,8% dei voti. La mancanza di fiducia è rimarcabile nei punteggi di tutti i partiti tradizionali, dato che solo l’estrema destra e Dipa, un nuovo partito liberale creato nel 2018, hanno visto aumentare i loro risultati elettorali.
Sebbene la situazione politica non sia critica, dal momento che la tendenza al declino delle forze politiche tradizionali si sente in tutta Europa, può diventare rapidamente problematica a Cipro. La stabilità del Paese, e per estensione quella della regione, dipende fortemente dalle buone relazioni con i suoi vicini, il che deriva principalmente dal completamento del processo di riunificazione dell’ONU. Tuttavia, il processo è in grave pericolo: la collaborazione con la RTCN si è fermata, le tensioni regionali sul gas stanno aumentando, in particolare con la Turchia e Israele, e la parte greca dell’isola è politicamente frammentata e potrebbe essere tentata da spinte nazionaliste.
Per preservare il dialogo tra ciprioti, è essenziale che tutti gli attori - sia a livello internazionale, sia a livello europeo, sia a livello della società civile cipriota - manifestino una reale volontà di andare avanti per garantire la pace a Cipro ma anche nel Mediterraneo e in Europa.
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