Parliamo di criminalità organizzata ai tempi della democrazia e del federalismo europeo

Le mafie erodono la democrazia europea

Un’agenda federalista in difesa dello stato di diritto

, di Daniele Armellino, Giorgia Sorrentino

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Le mafie erodono la democrazia europea
Fonte: Europol building, The Hague, the Netherlands, is the headquarters of Europol, a European organization, in which national police forces cooperate, similar to Interpol.https://it.wikipedia.org/wiki/Ufficio_europeo_di_polizia#/media/File:Europol_building,_The_Hague,_the_Netherlands_-_931.jpg

Anche quest’anno Eurobull aderisce alla campagna della JEF-Europe, #DemocracyUnderPressure, che denuncia l’attacco alla democrazia in Europa e che sostiene la formazione di una nuova coscienza civica democratica.

Risale al 2017 l’ultimo rapporto dell’Europol sulla valutazione della minaccia costituita dalle organizzazioni criminali all’interno dell’Unione Europea (Socta Report 2017). Da esso emerge la presenza di oltre cinquemila organizzazioni criminali operanti nel Vecchio Continente.

Si tratta evidentemente di un numero che dovrebbe far riflettere e preoccupare in Europa sia i cittadini sia la classe dirigente.

In realtà, il pericolo maggiore, e più sottovalutato, si annida tra le pieghe di questa enorme mole di realtà: stiamo parlando delle organizzazioni criminali di stampo mafioso. Nel passato, queste sono state considerate alla stregua di semplici gruppi criminali a carattere regionale, operanti nel Sud Italia, al massimo con qualche ramificazione nel Nord, e in pochi altri Paesi europei. Nei fatti, ci confrontiamo con vere e proprie società multinazionali sui generis, realtà con un preciso modus operandi che può essere riassunto in questo modo:

  1. Esse conservano, nonostante la loro espansione e internazionalizzazione, una struttura gerarchica molto solida, basata principalmente sulle regole dell’obbedienza e dell’omertà;
  2. I loro standard criminali sono molto al di sopra di quelli della delinquenza comune, essendo in grado di minare le fondamenta del sistema del libero mercato e della libera concorrenza, nel settore privato così come in quello degli appalti pubblici. Infatti, sono in grado di riciclare nel circuito dell’economia legale un’enorme quantità di denaro, frutto delle loro attività illecite (traffici di droga, armi, esseri umani, etc.). Solo la ‘Ndrangheta, è sempre bene ricordarlo, ha ricavi annui stimati per oltre cinquantadue miliardi di Euro;
  3. Le mafie non si pongono come un anti-stato; al contrario, lavorano per infiltrarsi all’interno di esso, mediante l’utilizzo di metodi corruttivi, coercitivi e della violenza sic et simpliciter. Oltre che, altro punto fondamentale di tutto il nostro discorso, attraverso il controllo di una parte minoritaria, anche se quasi sempre decisiva, dell’elettorato.

Si configura da questa breve analisi l’esistenza di un vulnus democratico in atto, oppure in potenza, sia all’interno dei singoli Paesi dell’Unione, sia all’interno delle medesime Istituzioni di Bruxelles. Un colpo allo stato di diritto che già, e questo è forse il più grande paradosso, non è che goda di buonissima salute nel Vecchio Continente!

In quanto fenomeno peculiare, il crimine organizzato di stampo mafioso ha una portata dannosa di particolare entità, costituendo una minaccia reale, presente e pervasiva alla democrazia europea. Infatti, quotidianamente nella nostra comune casa Europa paghiamo il prezzo della penetrazione di capitali mafiosi nell’economia, che trovano la porta spalancata dei paradisi fiscali, anche di quelli intra-UE. Ogni giorno cediamo alle mafie una parte della nostra libertà e autonomia, poiché ogni attività economica legale con cui vengono riciclati i proventi illeciti delle stesse produce a sua volta una contrazione dello spazio di esercizio della libera iniziativa economica dei cittadini.

Infatti, gli ingenti capitali di origine mafiosa non potranno mai diventare investimenti a beneficio del PIL, poiché parliamo di un impiego volto unicamente al rafforzamento del potere criminale, senza alcuna possibile ricaduta sociale. Una liquidità di tal genere spiazza totalmente la regolare vita economica della comunità entro la quale si insinua, a scapito di tutti gli altri attori, falsando le logiche del mercato e privandolo di quei meccanismi fisiologici tipici di un sistema libero-concorrenziale.

Conseguenza diretta di tutto ciò, anche se magari non a breve termine, è la perdita di coesione sociale, e lo sfilacciamento del tessuto economico di ogni paese, preludi della contrazione degli spazi di democrazia.

In questa azione di erosione, i passaggi successivi portano le mafie a invadere prepotentemente lo spazio politico europeo, non trovando a contrastarle i necessari anticorpi.

Soltanto esse, infatti - e questa emergenza sanitaria sta lì a dimostrarcelo - soltanto esse saranno in grado, se non attrezzeremo adeguatamente le nostre Istituzioni europee, di rispondere con prossimità e celerità ai bisogni dei cittadini e delle imprese in difficoltà. Lo faranno, tuttavia, non tenendo minimamente in considerazione quelli che sono i nostri diritti ma facendo avanzare quella che potremmo definire la (non)cultura del privilegio e del favore, in spregio ai valori alla base delle nostre democrazie liberali.

Costruire un potere democratico europeo, quindi, è più che mai essenziale, più che mai urgente, più che mai vitale per la sopravvivenza dei nostri diritti sociali, politici, civili, a meno che non vogliamo che essi, pur rimanendo in vigore ufficialmente, non vengano svuotati dall’interno.

Prendere consapevolezza di questa comune minaccia, originata da comuni radici, è di conseguenza indispensabile, poiché a nulla servirà il braccio repressivo se non saremo in grado di costruire un’azione preventiva di contrasto alle mafie che sia solidale, inclusiva e trasversale. A partire da una corretta informazione nei confronti dei cittadini.

Le mafie non possono quindi non avere un posto di rilievo all’interno della campagna simbolo della JEF, Democracy Under Pressure, che ha il suo cuore nella strenua difesa dello stato di diritto.

Di più, questo tema ci permette di dare nuovo significato alla campagna, esplorando l’ampiezza della sua portata: dalla platealità delle violazioni allarghiamo così lo sguardo al mondo dell’invisibile e del sottotraccia e prendiamo sempre maggiore consapevolezza delle battaglie da fronteggiare.

Ancora, noi crediamo fortemente che si tratti di un tema imprescindibile per la piattaforma politico-valoriale federalista e per la costruzione della federazione. E per questo motivo, riteniamo che la JEF debba battersi affinchè il tema sia opportunamente rappresentato e dibattuto nella cornice della Conferenza sul futuro dell’Unione Europea.

Non possiamo farci sfuggire questa occasione.

Se è vero che il militante federalista fa della contraddizione tra fatti e valori una questione personale, è giunta l’ora di prendere posizioni chiare, coraggiose e d’avanguardia sulla salvaguardia della democrazia europea.

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