“Credeva di uccidermi? Sotto questa cappa non ci sono né carne né sangue da uccidere. C’è solo un’idea. E le idee sono a prova di proiettile.”
Qualche anno prima della dissoluzione dell’Unione Sovietica, Alan Moore metteva queste parole in bocca a V, protagonista del suo romanzo a fumetti V for Vendetta, divenuto poi film di successo. Da tali parole dovrebbe trarre insegnamento la Federazione Russa che ha, negli ultimi giorni, scoccato un duro attacco a una delle più nobili idee dell’umanità. Per mezzo della sua Corte Suprema, questa ha infatti ordinato lo scioglimento di Memorial International, organizzazione per la difesa dei diritti umani nata quasi in contemporanea con l’opera di Moore per volere del Premio Nobel Andrej Dmitrievič Sacharov.
In questo contesto, come purtroppo accade spesso, Federazione Russa sta a significare Vladimir Putin. È stato infatti il Presidentissimo il principale artefice dell’operazione, portando avanti per anni una campagna diffamatoria nei confronti della ONG. Prima l’ha accusata di sostenere gruppi eversivi e terroristici, poi ne ha chiesto la classificazione come “agente straniero”, dicitura introdotta per legge a fine 2012 volta a mettere nel mirino, con conseguente accanimento del potere esecutivo e giudiziario, giornali ed enti che ricevono finanziamenti esteri.
Proprio da questo titolo discerne la motivazione con cui la Corte Suprema si è espressa per la chiusura di Memorial International. Gli agenti stranieri hanno l’obbligo di rimarcare lo status loro assegnato in apertura di ogni comunicazione, la non-profit oggi guidata da Sergei Kovalev si è opposta a tale assurdità, palese mezzo di limitazione della libertà di parola e di stampa.
"Al procuratore generale russo non piace il lavoro che Memorial International fa per riabilitare le vittime del terrore sovietico” ha dichiarato l’avvocato dell’organizzazione, Tatiana Glushkova, adducendo tale motivazione a monte della sentenza. Effettivamente, Memorial nacque proprio con lo scopo di non dimenticare - come d’altronde suggerisce il nome - chi nel regime sovietico fu privato dei propri diritti, in particolare chi fu rinchiuso nei campi di lavoro forzato conosciuti con il nome di “gulag”. Nel 1990 fece inaugurare a Mosca, in piazza Lubjanka, a due passi dalla sede che fu del KGB, un monumento in onore degli oppressi dei campi e nel 1991 propagandò la legge sulla riabilitazione delle vittime della repressione politica, in più ha contribuito negli anni a raccogliere documenti e testimonianze su centinaia di migliaia di ex prigionieri di cui nulla si era più saputo dalla data del loro arresto.
L’attività di Memorial non si è però limitata solo a questo. Seguendo le orme del fondatore, gli attivisti dell’organizzazione si sono mobilitati per le libertà civili ogni volta che se ne è sentito il bisogno. Si è vista la loro presenza nel corso delle guerre cecene, durante i conflitti nel Nagorno-Karabakh e a ogni inasprirsi delle crisi tra Russia e Ucraina e si è sentita la loro voce negli incontri divulgativi organizzati anche a ovest del Caucaso; in Bielorussia, Belgio, Germania, Italia, Repubblica Ceca e Francia.
Svelare tutto ciò che è rimasto nascosto per decenni riguardo l’Unione Sovietica, definire processi poco rinomati come il caso Sinjavskij-Daniel’, dare la parola a chi in prima persona ha vissuto la Bielorussia, l’Ucraina o l’Armenia quando ancora sotto Mosca, insieme a quanto si è già detto, e pensare pure a diffonderlo anche in Europa, rendono Memorial International un’organizzazione unica nel suo genere. Un’organizzazione la cui sopravvivenza è necessaria.
Come le ONG che operano nel Mediterraneo e come gli insigniti del premio Sacharov per la libertà di pensiero, ultimo dei quali il russo Aleksej Naval’nyj, Memorial non è intenzionata a fare mezzo passo indietro e, pur immaginando serie difficoltà nell’ottenere un risultato favorevole, è pronta a fare ricorso contro la sentenza. L’articolo apparso sul sito internet dell’organizzazione in risposta alla condanna esorta alla resilienza e, come il già citato V, sottolinea che le idee sono dure a morire, se non proprio immortali: “Memorial è il bisogno dei cittadini russi di verità sul tragico passato del loro Paese e sul destino di milioni di persone. E nessuno potrà eliminare questo bisogno.”
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