«Noi, giovani» parte 1: Eleonora e Valerio

, di La redazione di Eurobull

«Noi, giovani» parte 1: Eleonora e Valerio

Le seguenti interviste fanno parte dell’inchiesta di Eurobull «Noi, giovani».

EUROBULL: Presentati brevemente. Cosa fai ad oggi e hai mai avuto esperienze di studio o lavoro in Europa fuori dal tuo paese natìo?

ELEONORA: Sono Eleonora, ho 26 anni e sono una laureata magistrale in economia e gestione delle arti, attualmente sono impiegata amministrativa part-time presso una azienda familiare. L’unica esperienza lavorativa che ho avuto all’estero è stato un tirocinio curricolare nel corso dei miei studi universitari presso l’istituto italiano di cultura a Praga, in Repubblica Ceca in cui mi occupavo di assistenza alla direzione.

VALERIO: Sono Valerio, ho 28 anni e sono uno studente in cerca di lavoro. Sto facendo molti concorsi pubblici contemporaneamente. Non ho mai avuto esperienze di studio o lavoro fuori dall’Italia.

EUROBULL: Ti senti europea/o? Perché?

ELEONORA: Mi sento europea perché sono consapevole del fatto che molteplici fattori economici e sociali mi accomunano agli altri membri dell’Unione. Nonostante ciò, mi sento più fortemente legata al mio paese di origine piuttosto che ad un’entità sovranazionale.

VALERIO: Non mi sento particolarmente europeo, tendenzialmente perché vedo l’UE come un meraviglioso ideale, ma che manca di qualsiasi concretezza nella sua applicazione. Inoltre la ritengo, da un lato, troppo fragile e disomogenea per far fronte ai problemi di “realpolitik”, dall’altro penso che gli manchino i presupposti per un suo consolidamento atto a fare fronte alle sfide che gli si pongono davanti. Un circolo vizioso di declino, insomma. In ultimo, ma non da ultimo, la ritengo un’entità elitaria, distante dalla comunicazione con le masse anni luce. Se non si cura della “base” della società, l’Unione Europea non ha aspettative di vita, ma resta un argomento da salotto letterario.

EUROBULL: Pensi che abbia un senso sentirsi europee/i?

ELEONORA: Penso che sia sensato cercare di cooperare con altri paesi con lo scopo di ottenere una situazione di pace comune e di benessere per la totalità dei membri, pur tenendo conto delle precipue caratteristiche socioeconomiche di ciascun paese membro e senza imporre il predominio di paesi economicamente più forti.

VALERIO: Per quanto io non mi ci senta, è un bene sentirsi europeo. Intanto penso che riconoscersi negli ideali dell’Unione sia sintomo di civiltà nel senso più alto del termine; in secondo luogo, ritengo sia uno degli antidoti possibili al pericoloso dilagare dei nazionalismi e degli estremismi nel continente europeo.

EUROBULL: Quali sono le tre priorità per te fondamentali per il futuro della tua generazione?

ELEONORA: Occupazione, aumento dei salari, sostenibilità ambientale.

VALERIO: Bella domanda. Penso sia, in ordine di importanza:

  1. Tutelare l’ambiente, anche attraverso la lotta al consumismo sfrenato e a forme di economia non sostenibili;
  2. Avere accesso al lavoro, ma ad un lavoro umano che non si riduca a mero sfruttamento del lavoratore e che dia quantomeno la possibilità di costruirsi certezze e di progettare il futuro;
  3. Riscoprire forme di socialità che uniscano le persone al fine di tessere legami di solidarietà reciproca, soprattutto in un mondo in cui i rapporti interpersonali si fanno sempre più fragili e sempre più spesso ci si isola gli uni degli altri.

EUROBULL: Chi potrebbe occuparsi meglio di queste priorità, l’Unione europea o il tuo paese? Perché e come?

ELEONORA: L’unione europea dovrebbe continuare a supportare i paesi membri nel cercare di ridurre il tasso di disoccupazione tramite azioni volte a stimolare le assunzioni e l’imprenditorialità e in particolar modo dovrebbe operare al fine di migliorare la vigilanza sulle modalità con cui gli strumenti forniti vengono adoperati in ciascun paese. I paesi membri dovrebbero riuscire ad utilizzare in maniera più efficiente gli strumenti e gli incentivi che gli vengono forniti mettendoli anche a disposizione dei privati e vigilando a loro volta sulle modalità di utilizzo degli stessi da parte dei privati.

VALERIO: Confido nell’UE, o meglio SPERO nell’UE, proprio perché non ho la minima fiducia nel mio Paese. La classe dirigente viene votata da un popolo sempre meno legato alla politica, che tende a dare il suo voto per partito preso o a simpatia senza valutare i programmi politici. Al governo dell’Italia non ci sono più politici di professione, ma influencer sostenuti da una fan-base fanatizzata. In una situazione simile, l’Italia non ha i mezzi per attuare politiche efficaci e di lunghe vedute (cosa, la seconda, che non ha fatto mai nemmeno nell’epoca d’oro della DC-PCI, quindi problema endemico della politica nostrana). L’UE potrebbero fare qualcosa di concreto, ma come ho già detto, non penso abbia i mezzi per imporsi a sufficienza per cambiare le cose. Del resto, la sua seppur flebile autorità ha portato cambiamenti importanti nell’ordinamento interno italiano, soprattutto quando penso alle importanti modifiche apportate al Codice dell’Ambiente sulla base delle disposizioni europee, specialmente in materia di rifiuti. Tuttavia, nonostante simili buoni propositi, non posso fare a meno di riscontrare una certa cecità da parte delle istituzioni europee alle specificità e alle esigenze dei singoli Stati membri: non posso fare a meno di ricordare, da questo punto di vista, la critica mossa dall’UE al sistema delle carceri 41bis, che a mio avviso è l’unico modo per tutelare il Paese dalle mafie senza ricorrere a metodo ben più drastici. Sapendo di non essere nessuno per dare consigli sul comportamento da tenere all’UE, penso che l’azione dell’UE dovrebbe articolarsi seguendo questi tre punti:

  1. Avere l’umiltà di riconoscere che coi soli ideali non si va da nessuna parte: rafforzare, ad esempio, i suoi poteri per far fronte alle spinte centrifughe e anti-democratiche che crescono al suo interno, cominciando dal togliere d’imperio la regola secondo cui serve l’unanimità dei pareri degli Stati Membri per cacciarne un altro;
  2. Tenere in conto le specificità dei singoli Paesi e la loro Storia, per dare vita a una collaborazione che sia costruttiva quanto pragmatica;
  3. Mostrarsi più vicina alla popolazione, in modo da ridurre la percezione di un’UE distante e al contempo limitare e combattere sul campo i populismi. Particolarmente importante è, a mio avviso, valorizzare e pubblicizzare maggiormente l’importanza del Parlamento Europeo, visto (posso parlare solo del caso che conosco, quello italiano) come un’entità inutile dove sistemare persone poco qualificate, ma che “stanno simpatiche” alla collettività.

L’INTERA INCHIESTA

  1. Eleonora e Valerio
  2. Paolo ed Eleonora
  3. Ilaria e Alfredo
  4. Matteo e Margherita
  5. Luca e Veronica
  6. Eleonora e Micol
  7. Lorenzo e Chiara
  8. Federico e Arturo
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