Storico accordo di difesa congiunta nell’High North e allargamento della NATO

, di Francesca Bergeretti

Storico accordo di difesa congiunta nell'High North e allargamento della NATO
Fonte: Image by Amber Clay from Pixabay, Image by Amber Clay from Pixabay

Eurobull.it, in partnership con il Centro Einstein di Studi Internazionali, pubblica di seguito un articolo realizzato come attività di ricerca all’interno del CESI Internship Research Project, http://www.centroeinstein.eu/. L’invasione russa dell’Ucraina preoccupa i Paesi scandinavi, che dopo un anno di conflitto rafforzano la coesione militare, tra NATO effettiva e “mini NATO”.

Alla firma dell’accordo di difesa aerea congiunta, ratificato il 16 marzo nella base di Ramstein in Germania, hanno partecipato i comandanti delle forze aeree di Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca. Quest’ultimi, intimoriti dall’escalation del conflitto russo-ucraino, hanno reagito consolidando l’alleanza che li vede protagonisti di questo critico contesto.

Tale dichiarazione di intenti (JDI) prevede l’avvio di concrete iniziative congiunte da parte delle forze aeree nordiche in numerosi ambiti, tra cui il comando e il controllo integrati, il dispiegamento di veicoli e risorse, l’addestramento di nuove unità e la sorveglianza congiunta dello spazio aereo. Come afferma l’aeronautica danese, l’auspicio che emerge da questo patto è quello di operare come un’unica forza, attendendosi alla metodologia già applicata nell’ambito della NATO, e contrapponendo alla potenza russa un contingente di 250 aerei da combattimento in prima linea. All’incremento del potere strumentale dell’High North, è subito corrisposta una pericolosa reazione da parte della Russia. Infatti, l’ex presidente e attuale membro del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Medvedev, ha recentemente confermato l’obiettivo del Paese di aumentare le forze dell’esercito a 1 milione e mezzo di uomini. Con questa aggiuntiva mobilitazione, le speranze riposte in un potenziale ruolo della Cina come interlocutore e mediatore del conflitto in Ucraina sembrano affievolirsi ulteriormente.

Con questa strategia l’intento di Mosca sembra essere quello di mettere alla prova il “multipolarismo sbilanciato”, caratterizzante l’attuale contesto geopolitico. La Russia, aspirante potenza egemone, tenta così di affermare il proprio primato in un sistema multipolare. Considerata, pertanto, la lotta per il potere, una lotta continua senza soste osserviamo un atteggiamento precauzionale degli altri stati; nei paesi nordici questo ha indotto alla ratifica dell’accordo tra Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca che comporta, di fatto, la creazione di una “mini-NATO” del nord Europa.

Assumendo, dunque, come logica dominante la teoria dell’equilibrio di potenza, la creazione di una difesa regionale congiunta ben esemplifica la dinamica dei rapporti che si instaura tra gli stati nordici e Mosca. Infatti, appurata la ricerca spontanea degli stati limitrofi di un contro-bilanciamento - indotto dall’allineamento dei propri interessi e dalla volontà di arginare i tentativi di egemonia - la cooperazione in campo militare resta, paradossalmente, uno dei principali strumenti di dissuasione dal conflitto e di garanzia di mantenimento di rapporti pacifici con la Russia.

Resta da aggiungere che, nonostante Jam Dam, comandante delle forze aeree danesi, affermi che a sancire la realizzazione di questo accordo, sia stato l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, questo programma non rappresenta una novità. Si tratta, infatti, di un progetto, al quale i governi nordici avevano, già negli anni Novanta, dato una considerevole importanza, senza però mai giungere ad una soluzione definitiva. Estremamente fondamentale, è stata, conseguentemente, la decisione della Turchia di rompere il veto, permettendo alla Finlandia di entrare nella Nato, come trentunesimo Paese dell’alleanza. Sebbene la Finlandia sia riuscita a superare il confronto con l’intransigente Turchia, non ha avuto il medesimo seguito la ratifica dell’adesione della Svezia, la quale rimarrà in una situazione di stallo, ancora per alcune settimane in attesa delle elezioni turche.

L’adesione della Finlandia costituisce un considerevole apporto in termini strategici e militari per la NATO, in quanto, oltre al confine condiviso con il territorio russo, essa possiede un esercito molto efficiente ed equipaggiamenti altamente sofisticati, i quali permettono al paese stesso di essere ritratto come security provider piuttosto che come “consumatore di sicurezza”. A livello normativo, non vi è uno stravolgimento dell’assetto pre-adesione in quanto lo stato nordico era già soggetto ad alcune regole dell’Alleanza atlantica. Il turning point è sicuramente rappresentato invece dall’estensione, alla Finlandia, dell’art 5 della carta, ovvero quello che garantisce la solidarietà militare in caso di aggressione.

A livello geopolitico e simbolico, questo allargamento ha indubbiamente una duplice rilevanza. In primo luogo, la Finlandia, giungendo alla consapevolezza di un’equidistanza non più praticabile, pone fine al suo status di paese neutrale, caratterizzante l’epoca della Guerra fredda. Infine, nonostante rimanga difficile prevedere la reazione di Putin ad una tale sconfitta sul piano strategico, le preoccupazioni della Russia sono crescenti e ci si può, pertanto, aspettare un rafforzamento delle sue posizioni lungo il confine Ovest e Nord-ovest.

Durante il conflitto bipolare, il non-allineamento della Finlandia rappresentava la precondizione per il mantenimento di un rapporto diplomatico con Mosca. Tuttavia, l’inizio dell’invasione in Ucraina, ha indotto Helsinki a mutare la direzione della propria politica estera, gettando le premesse per l’ingresso nell’Alleanza. Inoltre, non bisogna dimenticare che l’intento primario di Mosca è da sempre stato l’ostruzione della cosiddetta NATO Open door policy, costantemente giudicata dalla Russia come un presunto tradimento dell’Occidente alla promessa di non allargamento dell’Alleanza. Benché l’operazione militare speciale avviata a febbraio del 2022 in Ucraina, fosse ritenuta dal Cremlino una scelta razionale in linea con i propri obiettivi, essa ha avuto l’effetto opposto poiché ha involontariamente ispirato un’ulteriore espansione dell’Alleanza, ormai da anni impropriamente definita brain dead.

Resta comunque in parte confermato il delinearsi di un balance of threat, in quanto la creazione di una “mini-NATO” tra i paesi nordici tenta di arginare l’aggressività russa, mantenendo in equilibrio l’attuale distribuzione di potere ed impedendo che si generi un vuoto di potenza, causa primaria di conflitto.

Considerata la rivitalizzata credibilità della NATO come organizzazione multilaterale di difesa, merito della sua capacità di resilienza di fronte al conflitto russo-ucraino e dell’allargamento nell’High North, la profezia che si auto avvera - in altri termini, la tanto temuta e prevista espansione della NATO da parte russa - sembra effettivamente compiersi, lasciando l’attuale orizzonte geopolitico non privo di incognite.

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