Il 24 febbraio del 2022 rappresenta uno spartiacque nella storia contemporanea dell’Ucraina e dell’Unione europea. Quello che la maggior parte degli esperti di relazioni internazionali consideravano come un bluff da parte di Putin ha portato alla guerra d’invasione più importante dai tempi della Seconda guerra mondiale. L’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa ha riportato alla memoria degli europei una realtà che sembrava essere sepolta nel XX secolo. Inoltre, ha messo al centro dell’attenzione delle cancellerie europee e dell’opinione pubblica il tema dell’allargamento dell’Unione europea, soprattutto quando pochi giorni dopo l’inizio della guerra su larga scala, il Presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha firmato la richiesta per l’adesione all’UE, seguito poi da Moldova e Georgia. Per poco tempo si è addirittura parlato di una procedura velocizzata, tecnicamente non esistente, per permettere l’ingresso immediato dell’Ucraina nell’UE. Una chiara strategia del Presidente ucraino che chiedeva quasi l’impossibile alle Istituzioni europee per riuscire a conseguire obiettivi più realistici ma allo stesso tempo importanti.
Se per i Paesi dei Balcani occidentali una prospettiva europea era chiara, per i tre Paesi dell’ex URSS non era così. All’interno dei membri UE non c’era mai stato un manifesto piano per l’espansione dell’Unione ai tre Paesi dell’Europa Orientale. I sostenitori più accesi di un ulteriore allargamento ad Est erano soprattutto la Polonia e i paesi Baltici per quanto riguarda l’Ucraina, e la Romania per quanto riguarda la Moldova. I Paesi dell’Europa Occidentale hanno sempre sottovalutato la minaccia dell’espansionismo russo e la volontà di Ucraina, Georgia e Moldova di essere parte della famiglia europea. Questo ha spinto Zelens’kyj nei mesi precedenti l’invasione a trattare direttamente con i Paesi membri dell’Unione, in modo da garantirsi un riconoscimento e un impegno concreto per l’integrazione europea dell’Ucraina.
Accordi di intesa bilaterali furono firmati con i tre Paesi baltici - Lituania, Lettonia ed Estonia - oltre che con Polonia, Slovacchia, Croazia, Slovenia e Bulgaria. La diplomazia ucraina stava anche lavorando per le firme della Cechia e della Romania. Zelens’kyj in questo modo ha cercato di diventare il leader di quello che era ormai conosciuto come “Association Trio”, chiedendo alle Istituzioni europee un ulteriore passo in avanti perché per Ucraina, Moldova e Georgia fosse attivata la procedura di adesione all’UE. La risposta delle Istituzioni europee era sempre la medesima: prima le riforme. Questo atteggiamento, insieme allo scetticismo di vari Paesi membri, non dava delle vere garanzie a Kyiv, facendo così crescere il malumore della classe dirigenziale e la disillusione dei cittadini ucraini.
L’invasione su larga scala di Putin ha portato i Paesi più scettici a rivalutare in maniera netta la loro posizione sull’Ucraina, schierandosi apertamente con il Paese aggredito. Anche il Parlamento europeo, da sempre l’Istituzione europea più favorevole all’ingresso di nuovi membri, ha preso seriamente la questione; il primo marzo del 2022 ha approvato una risoluzione nella quale chiedeva alle Istituzioni europee di adoperarsi per concedere all’Ucraina lo status di candidato alla piena membership dell’Unione europea con la procedura in linea con l’articolo 49 del Trattato sull’UE e in base al merito. La risoluzione è stata approvata con 637 voti favorevoli, 13 contrari e 26 astenuti. Un mese dopo, la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, in visita a Kyiv, ha consegnato al Presidente ucraino Zelens’kyj il questionario per la procedura di elaborazione del parere della Commissione. Il questionario era stato consegnato anche a Chișinău e Tbilisi. In tempi record l’Ucraina ha inviato i risultati compilati alla Commissione, così come la Georgia e la Moldova. Dopo solamente due mesi, il parere della Commissione è stato favorevole per l’Ucraina e la Moldova con delle condizioni e sfavorevole per la Georgia.
Da ultimo, è toccato al Consiglio europeo esprimersi sul parere della Commissione. Tentennamenti arrivavano da diversi Stati membri, quali la Danimarca, I Paesi Bassi e la Germania, ma l’inequivocabile volontà della concessione dello status di candidato all’Ucraina espressa dal Cancelliere tedesco Olaf Scholz, dal Presidente francese Emmanuel Macron, dal Presidente rumeno Klaus Iohannis e dal Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi durante la loro storica visita a Kyiv, la strada appariva in discesa. Una delle richieste dei Paesi Bassi per Kyiv riguardava la ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, conosciuta come Convenzione di Istanbul. La Verkhovna Rada - il Parlamento ucraino - l’ha subito ratificato, con il Presidente ucraino che ha posto la sua firma completando l’iter legislativo. Il 23 giugno 2022, il Consiglio europeo ha concesso ufficialmente lo status di Paese candidato a Ucraina e Moldova e riconosciuto la prospettiva europea della Georgia.
Ci vorranno anni per portare a termine l’adesione completa, anche perché la guerra per ora sembra lontana dalla conclusione, ma un primo importante e simbolico passo in avanti è stato fatto. Le Istituzioni europee hanno lanciato un forte segnale politico a Vladimir Putin riconoscendo apertamente le aspirazioni europee di Kyiv, Chișinău e Tbilisi. L’Unione europea deve procedere per due grandi linee: rinnovamento e rafforzamento interno nell’ottica federale, sperando che gli esiti della Conferenza sul futuro dell’Europa possano dare l’input necessario all’allargamento. I sei Paesi dei Balcani, Albania, Macedonia del Nord, Serbia, Montenegro, Kosovo e Bosnia ed Erzegovina con i già citati tre Paesi dell’Europa Orientale, Ucraina, Moldova e Georgia devono essere aiutati nel processo per la piena adesione, non creando scetticismo e disillusione. Solo così si potrà arrivare a una Europa chiaramente federale con all’interno tutte le nazioni europee.
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