Con 383 voti a favore (solo 9 in più rispetto alla maggioranza richiesta) e 327 contrari, l’ex-ministro della Difesa della Germania assume la carica di Presiedente della Commissione Europea. La sua elezione è stata controversa e discussa, eppure “in democrazia la maggioranza è la maggioranza”, come ha dichiarato lei stessa. In effetti, una maggioranza è emersa in Parlamento a sostegno di un programma ambizioso che si propone di rilanciare il progetto europeo con un nuovo impulso, dai tratti federali.
Il programma di Ursula Von der Layen (VDL) si fonda sulle idee comuni e sulle priorità “che ci uniscono” di fronte ai cambiamenti che stanno sconvolgendo la nostra società: climatici, economici, tecnologici, demografici, politici. Il programma si articola così in sei orientamenti politici che si declinano in altrettanti capitoli tematici: 1. Un Green Deal Europeo; 2. Un’economia che lavora per le persone; 3. Un’Europa pronta per l’era digitale; 4. Proteggere il nostro stile di vita europeo; 5. Un’Europa più forte nel mondo; 6. Un nuovo slancio per la democrazia europea.
Il primo e ambizioso impegno di VDL è proporre un Green Deal Europeo entro i primi 100 giorni del suo mandato. L’obiettivo è far diventare l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, con l’impegno di ridurre il 40% di emissioni di carbonio entro il 2030. Il patto climatico europeo dovrà essere incentrato sulla necessità di limitare il consumo di carbonio attraverso l’estensione del sistema di scambio di quote di emissione nei settori industriali più inquinanti a livello europeo e l’introduzione di un’imposta sul carbonio alle frontiere (carbon tax) per impedire la concorrenza sleale delle imprese extra-europee. Il patto climatico europeo sarà finalizzato a promuovere una transizione equa verso un’economia circolare, attraverso un piano d’investimenti per un’Europa sostenibile. In questo senso, VDL intende trasformare una parte della Banca europea per gli investimenti (BEI) in una Banca climatica europea, con l’obiettivo di generare mille miliardi di euro di investimenti per promuovere la conversione energetica del continente e preservare la biodiversità in Europa nel prossimo decennio.
Il secondo capitolo dell’agenda è diretto a promuovere un’economia prospera e attenta alla protezione sociale. Centrale sarà sostenere le piccole e medie imprese, che rappresentano “la spina dorsale” dell’economia europea, attraverso il completamento dell’Unione dei mercati dei capitali, l’introduzione di uno strumento di bilancio per la convergenza e la competitività della zona euro, il pieno sfruttamento della flessibilità consentita dal Patto di stabilità e crescita, la creazione di un sistema europeo di assicurazione dei depositi bancari di ultima istanza per proteggere risparmiatori e gli investitori europei. La sfida di VDL sarà, però, quella di “conciliare sociale e mercato”. In questo senso, la Presidente si propone di elaborare un piano d’azione per la piena attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali (il cui decalogo era già stato definito dal suo predecessore, Jean-Claude Juncker), presentando entro i primi 100 giorni uno strumento giuridico per garantire un salario minimo equo a tutti i lavoratori dell’Unione. A questa proposta si uniscono anche le esigenze di introdurre un regime europeo di riassicurazione delle indennità di disoccupazione, assicurare un sistema di parità salariale tra uomo e donna, presentare un piano europeo di lotta contro il cancro. istituire una garanzia europea per l’infanzia e uno strumento permanente di lotta alla disoccupazione giovanile. Infine, nelle intenzioni della sua presidente, l’azione della nuova Commissione dovrà rivolgersi anche alla definizione di un sistema fiscale europeo equo, valido per le imprese tradizionali e per quelle digitali, armonizzando i sistemi fiscali nazionali attraverso l’istituzione di una base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società europee.
Il terzo capitolo riguarda la rivoluzione digitale, con l’intento di garantire la sicurezza dei dati e il rispetto dell’etica. Ciò si traduce nell’impegno di sviluppare una rete 5G europea per conseguire una sovranità tecnologica nei settori fondamentali per lo sviluppo dell’economia e della società, e promuovere, entro i primi 100 giorni, una proposta legislativa per un approccio europeo coordinato alle implicazioni umane ed etiche dell’intelligenza artificiale. Inoltre c’e anche l’idea di definire un piano d’azione per l’istruzione digitale al fine di favorire l’emancipazione delle persone e, più in generale, di realizzare, entro il 2025 uno spazio europeo dell’istruzione. A tal fine s’impegna a triplicare la dotazione di bilancio del programma Erasmus+ nel prossimo bilancio pluriennale.
Il quarto capitolo è dedicato alla necessità di proteggere lo Stato di diritto e garantire la sicurezza esterna e interna. La Presidente si propone di istituire un nuovo meccanismo di monitoraggio dello Stato di diritto comune a tutta l’Unione, al fine di prevenire abusi e intervenire tempestivamente in caso di violazioni gravi negli Stati Membri. Per la sicurezza esterna, l’obiettivo sarà quello di mettere in sicurezza le frontiere dell’UE, attraverso il potenziamento dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. In questo caso, VDL si impegna a predisporre un corpo permanente di 10.000 guardie costiere Frontex entro il 2024, tre anni prima rispetto a quanto previsto. Tale iniziativa rientrerebbe all’interno di un nuovo patto su migrazione e per riformare le procedure di Dublino, al fine di istituire un sistema europeo comune di asilo e accoglienza basato su comuni responsabilità e risorse. Circa la sicurezza interna, risulterà prioritario ed urgente attribuire maggiori poteri alla Procura europea per individuare e perseguire il terrorismo transfrontaliero e quello fondamentalista di matrice islamica.
Il quinto orientamento politico è dedicato alla politica estera e alla difesa europea. Si tratta di rafforzare la leadership mondiale dell’UE, innanzitutto rendendo l’Europa leader e promotore a livello mondiale di un commercio equo e aperto, con norme più rigorose in termini di clima, ambiente e protezione del lavoro. In secondo luogo, riaffermando la sua leadership con i vicini e partner, (in particolare, l’Africa), con una strategia globale sull’immigrazione e lo sviluppo di relazioni commerciali; come pure con i Balcani occidentali, rilanciando la prospettiva di adesione all’UE. Nel riconoscere le fragilità attuali dell’azione esterna dell’Unione, la Presidente ha condiviso la necessità di superare il principio di unanimità nel Consiglio, causa principale di inefficienze e debolezza politica, e al contrario di assumere le decisioni con voto a maggioranza qualificata. La volontà di rafforzare il ruolo dell’Unione nel mondo si nota, infine, nella proposta di aumentare del 30% gli investimenti destinati all’azione esterna nel prossimo bilancio pluriennale, con l’obiettivo di arrivare a 120 miliardi di euro complessivi. In questo senso, la proposta di rafforzare il Fondo europeo per la difesa a sostegno della ricerca e dello sviluppo di capacità militari europee.
Il sesto e ultimo punto dell’agenda politica è dedicato alla democrazia europea. Oltre alle proposte di lanciare una Convenzione sul futuro dell’Europea entro il 2020 e rafforzare il meccanismo degli Spitzenkadidaten in vista delle elezioni del 2024, questo capitolo rappresenta un’importanza rilevante, con la proposta di instaurare una relazione speciale con il Parlamento europeo. In questo senso, Von der Layen si è dichiarata favorevole a riconoscere il diritto d’iniziativa legislativa per il Parlamento europeo, non solo in linea di principio, ma anche con atti politici, impegnandosi a convertire in proposte legislative tutte le risoluzioni del Parlamento adottate a maggioranza. Questo disegno consente di rendere l’azione dell’UE più democratica ed efficace. Le sue parole assumono un valore politico significativo quando propone di estendere il potere di codecisione del Parlamento europeo anche nelle politiche in materia di clima, energia, affari sociali e fiscalità.
Ciò non è casuale e s’inserisce in una più ampia riforma dei processi decisionali e degli assetti istituzionali dell’UE. Un’agenda politica così ambiziosa sarebbe difficilmente realizzabile in un contesto decisionale e di indirizzo politico caratterizzato prevalentemente dalle dinamiche intergovernative. Dalle politiche fiscali a quelle di welfare, dalle politiche ambientali a quelle energetiche, dalla politica estera e di difesa a quelle di sicurezza, è difficile pensare a soluzioni europee se queste saranno continuamente condizionate dai poteri di veto degli Stati nel Consiglio Europeo e nel Consiglio. Il successo del programma politico di Ursula Von der Layen, infatti, dipenderà prevalentemente dalla capacità di ridurre il peso degli Stati Membri, laddove esso si è reso ingombrante e non adeguato alle necessità, e di rafforzare la dimensione europea dei processi decisionali dell’Unione. Questo può avvenire solo se le Istituzioni comunitarie (la Commissione e il Parlamento) saranno capaci di rivendicare le loro prerogative politiche nella definizione delle politiche da realizzare, rendendo così equilibrato il rapporto tra l’organo esecutivo (Commissione) e gli organi legislativi (Parlamento e Consiglio). Dunque, sulla capacità di riformare e migliorare i meccanismi di governo dell’Unione si misurerà il successo dell’agenda politica presentata da Ursula Von der Leyen e, più in generale, la capacità dell’Europa di rispondere alle sfide impellenti del futuro. D’altronde, questo è quello che hanno chiesto i cittadini europei con il voto del 26 maggio 2019.
Segui i commenti: |